Regione. “E’ doveroso che il prima possibile venga fatta chiarezza sulla vicenda di Antonella Cerasoli, 41enne di Celano (L’Aquila), morta lo scorso 25 aprile a causa di un tumore al seno che non le ha lasciato scampo. Secondo quanto affermato da sua sorella Marina in un’intervista, Antonella Cerasoli è stata licenziata per giusta causa dalla catena di discount per la quale lavorava a tempo indeterminato sin dal 2010″.
Leandro Bracco, Consigliere regionale di Sinistra Italiana, chiede che siano date tutte le opportune spiegazioni riguardo un caso di licenziamento sul quale una famiglia abruzzese non è ancora riuscita ad avere risposte certe, definitive ed esaurienti.
“Antonella Cerasoli – racconta la sorella Marina -non ha approfittato di nulla e si è sacrificata perché voleva lavorare ed era orgogliosa di quello che faceva. I suoi colleghi potranno testimoniare di quanta passione e dedizione dedicasse al posto di lavoro. Non la vedevi mai ferma. Era corretta e ineccepibile. Andava a lavorare e poi si sottoponeva a tutte le cure che la debilitavano e che, purtroppo, non sono riuscite a salvarla. La cosa che più la faceva stare male erano quelle continue telefonate ai suoi datori di lavoro, telefonate che Antonella faceva da un letto di ospedale per avere spiegazioni”.
Il racconto di Marina prosegue secondo Bracco, precisando che “di questa circostanza Antonella aveva contezza e voleva solamente capire il motivo per il quale la sua azienda si stesse comportando nei suoi riguardi in una maniera che lei considerava ingiusta. Ha dovuto combattere contro un male che l’ha portata via, ma non potrò mai rassegnarmi – ribadisce Marina – al fatto che ha dovuto altresì combattere, mentre era in condizioni fisiche terrificanti, contro un’ingiustizia che le ha tolto la soddisfazione, dopo tanti anni di lavoro, di sapere che comunque se ne andava con la consapevolezza di aver lavorato, sin da quando era giovanissima, in maniera professionale. Pensava che fosse un plauso che le sarebbe stato riconosciuto. Una vita di sacrifici ripagata in questa maniera, senza nemmeno una risposta a una telefonata, si commenta da sé. La forza per andare avanti in questa battaglia, sono sicura – conclude Marina Cerasoli – ce la darà Antonella”.
“Si tratta di una storia di una tristezza infinita – commenta Leandro Bracco – Antonella lascia un bambino di soli quattro anni e un marito che adorava e stimava. Ha sì sofferto moltissimo per le cure mediche alle quali si sottoponeva e che purtroppo non l’hanno guarita, ma soprattutto per il fatto di aver subìto la perdita del proprio posto di lavoro. Cerasoli è stata licenziata il 27 febbraio e nemmeno dopo due mesi, il 25 aprile, è morta. Percorrerò tutte le strade possibili – conclude il Consigliere di Sinistra Italiana – al fine di ottenere la verità sul licenziamento per capire se si sia trattato di un allontanamento dal lavoro legittimo. Antonella Cerasoli era cosciente del fatto che a breve sarebbe morta. La sua interiorità ha però subito lo sconquasso di essere licenziata, a detta di sua sorella Marina, ingiustamente e questa circostanza, se fosse veritiera, sarebbe totalmente inaccettabile e dunque da portare all’attenzione degli organi competenti”.