Nel corso della storia dell’umanità si è urlato alla fine del mondo chissà quante volte: doveva succedere nell’anno 1000, l’avevano annunciato i Maya e ciclicamente è saltato fuori un presunto veggente che vedeva catastrofi immani abbattersi sulla Terra. Ma realmente quante volte abbiamo sfiorato la fine? La fine del mondo per gli antichi Romani, ossia la caduta dell’Urbe, fu predetta innumerevoli volte: una delle più fosche profezie voleva che sarebbe caduta 120 anni dopo la sua fondazione, nel 634 a.C. Secondo la tradizione e i racconti dello storico Livio, infatti, salito sul colle Palatino per interpretare i segni augurali, Romolo avrebbe visto 12 avvoltoi volare sopra la città.
A questo numero fu data l’interpretazione di un nefasto presagio. Allo scattare dell’anno 1000, secondo alcune interpretazioni dei Vangeli apocrifi, si sarebbe esaurita la vita della cristianità: la data di scadenza dell’uomo era per alcuni fissata al compimento dei mille anni dalla nascita di Cristo. In realtà, buona parte dell’attesa fu attribuita all’ incertezze e superstizioni con il tentativo di legittimare un presunto sviluppo culturale successivo. Anche l’avvento dell’anno con le ultime, temute tre cifre “diaboliche”, 1666, provocò non pochi timori.
A Londra queste superstizioni furono alimentate dal fatto che un’epidemia di peste aveva ucciso, l’anno precedente, un quinto della popolazione. Come se non bastasse, dal 2 al 5 settembre di quell’anno un devastante incendio incenerì decine di migliaia di case, lasciando in ceneri l’80% della città. Allo stesso tempo però, le fiamme uccisero i vettori della peste, e furono in un certo senso provvidenziali.
Nel 1806 nella cittadina di Leeds, in Inghilterra, una gallina prese a deporre uova con la scritta in inglese “Christ is coming” (Cristo sta arrivando). Subito nel villaggio si diffuse la voce che la fine del mondo fosse imminente e che per qualche ragione, dovesse essere annunciata in quel modo. Si scoprì ben presto che si trattava di una burla architettata da Mary Bateman, nota ciarlatana autoproclamatasi chiaroveggente, che dopo aver scritto le “profezie” reinseriva le uova nell’ovidotto della gallina, alimentando la popolare superstizione. Il 1910 fu l’anno del passaggio della Terra nella scia di detriti lunga 25 milioni di km della Cometa di Halley; a intimorire era soprattutto la presenza, nelle coda della cometa, di cianogeno, un gas altamente tossico. Si temeva che potesse permeare l’atmosfera terrestre e lasciare l’umanità asfissiata, o ancora che il passaggio potesse provocare enormi tsunami nel Pacifico.
Come sempre accade in questi casi, il 20 maggio 1910 ci si accorse che non era avvenuta alcuna tragedia. Avete presente i Testimoni di Geova? Secondo il loro fondatore, Charles Taze Russell, la fine del mondo sarebbe arrivata il 2 ottobre 1914. Ma non accadde nulla. Allora ricalcolarono la data. Che divenne il 1925. Niente. Per la serie “ritenta sarai più fortunato”, passarono al 1941, poi al 1975 e infine al 1984, quando finalmente smisero di dare i numeri! Alle ore 13.45, del 14 luglio 1960, il mondo doveva essere distrutto da un’arma segreta americana.
Ne era convinto il pediatra italiano Elio Bianco. Credeva anche che l’apocalisse avrebbe risparmiato solo il Monte Bianco. Con l’aiuto di 45 volontari, ci costruì sopra un’arca, dove una mezza dozzina di famiglie attese la distruzione finale. Non si può dimenticare la prima, ventilata Apocalisse di natura tecnologica: all’approssimarsi dell’anno 2000 il terrore fu disseminato dal Millenium Bug (o YK2 Bug), un potenziale difetto informatico che si rivelò, fortunatamente, meno grave e diffuso del previsto. Si credeva che poiché la maggior parte dei computer del mondo registra le date con due cifre, i sistemi informatici sarebbero stati mandati in tilt dagli “00” dell’anno nuovo con una serie di imprevedibili conseguenze a catena.
Come sappiamo, non accadde nulla di particolarmente significativo. Ore 9 del 10 settembre 2008, Ginevra, Svizzera. L’Lhc, il più potente acceleratore di particelle del mondo, si accende. Al suo interno cominciano a scontrarsi fasci di protoni, per riprodurre lo stato del cosmo subito dopo il Big Bang. Che cosa c’entra con la fine del mondo? Poco… eppure in quei giorni si diffuse la voce che l’esperimento avrebbe provocato la formazione di mini-buchi neri capaci di inghiottirsi tutto: l’acceleratore, i ricercatori, la Svizzera, l’Europa e il mondo intero. E la fine del mondo dei Maya programmata per il 21 dicembre del 2012? Dopotutto sono passati 6 anni, e siamo ancora qui.
Una serie di eventi tra cui la fine del lungo computo del calendario Maya (il 20 dicembre) seguito il giorno successivo solstizio d’inverno (unico dettaglio vero) con il Sole allineato con il centro della Via Lattea, un evento che non si ripeteva da 26mila anni, l’arrivo di Nibiru e altre sciagure avrebbero decretato la fine del mondo. Il tutto in grande stile: eruzioni vulcaniche, tsunami, tempeste magnetiche, uragani devastanti, radiazioni dallo spazio, la comparsa di un fantomatico pianeta scateneranno l’apocalisse.
Si potrebbe scavare ancora nelle pieghe del tempo e trovare chissà quanti altri documenti di catastrofi annunciate ma siamo ancora qui, l’umanità sopravvive nonostante i gufi di turno e adesso c’è da chiedersi: quale sarà la prossima apocalittica previsione? Aspettiamo con ansia.