Avezzano – L’operaio della cartiera Burgo, Marco Di Donato, 43 anni, avezzanese, è morto per schiacciamento del torace e della testa. Lo ha stabilito l’autopsia, disposta dal sostituto Lara Seccacini, ed eseguita, ieri mattina, dal medico legale Simona Ricci, alla presenza del medico di parte, Paolo Tiburzi, nominato dalla famiglia della vittima. Come riporta il quotidiano Il Messaggero, subito dopo la Procura ha predisposto la riconsegna della salma per il rito funebre che si terrà domani mattina, alle 11, nella chiesa parrocchiale di San Giovanni ad Avezzano.
I carabinieri della compagnia e gli ispettori della Asl dopo i sopralluoghi alla cartiera e gli interrogatori degli operai presenti hanno ricostruito la dinamica del tragico incidente: il muletto condotto da un operaio, che è stato indagato per omicidio colposo, ha investito in pieno la vittima schiacciandola tra le due sbarre di ferro e il cestello dove Marco stava lavorando. L’operaio, è stato tirato fuori dai colleghi ancora in vita ma è morto dopo qualche ora all’ospedale di Avezzano dove è stato trasportato dal personale del 118. Il magistrato ha iscritto sul registro degli indagati anche il direttore della cartiera, mentre la famiglia di Marco e la compagna Pina D’Alessandro hanno dato incarico agli avvocati Franco Colucci e Dorangela Di Stefano del foro di Avezzano.
Grande commozione ha pervaso l’intera comunità della Burgo che ha proclamato il lutto in fabbrica e domani gli operai parteciperanno al rito funebre insieme ai cicloamatori abruzzesi, amici della vittima. L’ennesima morte bianca ha scosso la coscienza civile della Regione Abruzzo e della città. «Non si può morire di lavoro-precisano la Cisl e la Fistel Cisl Abruzzo Molise – È una triste giornata per il mondo del lavoro abruzzese. Purtroppo Marco nell’eseguire dei lavori di assemblaggio meccanico sulla nuova linea produttiva ha perso ingiustamente la vita. La salute ed il rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro sono cruciali per la vita delle persone e centrale per l’azione sindacale».
«In questa vicenda c’è bisogno di aprire una riflessione su cosa non sta funzionando. Non possiamo – precisano i segretari delle due sigle sindacali- permetterci di lasciare sul campo altre vite, mariti e padri, che perdono la loro vita o subiscono gravi lesioni per portare a casa una retribuzione che permetta alle loro famiglie di vivere una vita dignitosa. La mortalità e gli infortuni sui luoghi di lavoro sono un’emergenza in Abruzzo e in Italia».