Tagliacozzo. Grande partecipazione alla conferenza “Il Sacrificio di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta”, svoltasi ieri pomeriggio a Palazzo Mastroddi. In occasione del quarantesimo anniversario della scomparsa del presidente della Democrazia Cristiana, i Gruppi Parrocchiali e il volontariato Vincenziano hanno organizzato un incontro per ricordare la persona e la politica di Aldo Moro.
La conferenza è stata moderata all’avvocato Paolo Novella, il quale ha raccontato come «parlare della scomparsa di Aldo Moro tocca ancora le nostre corde, nonostante siano passati quarant’anni. A mio avviso, Moro e De Gasperi sono gli unici a meritare di essere chiamati Statisti». Nella sua relazione, frà Simone Calvarese – provinciale vicario dei frati minori d’Abruzzo – ha affermato di essere convinto che Aldo Moro «abbia creduto fermamente nell’Amore con la “A” maiuscola, quell’Amore che possiamo ricondurre a Dio e che tutto perdona. Penso che il suo sacrificio sia servito a formare le nostre coscienze. La sua sofferenza», ha continuato frà Simone, «è stata la sofferenza di un popolo e la sofferenza, se vissuta nel giusto modo, produce nuova vita». Il frate ha voluto sottolineare anche l’importanza del perdono, leggendo una frase di Papa Giovanni Paolo II: “Non c’è pace senza giustizia; non c’è giustizia senza perdono”.
La professoressa Adriana Piatti, vice presidente nazionale del volontariato Vincenziano, ha raccontato di aver conosciuto Aldo Moro, il quale le disse «che la vera rivoluzione non era fare violenza agli altri, ma studiare affinché il diritto fosse l’elemento fondante dello Stato». Molto interessante è stato l’intervento del professore e giornalista Nino Motta che, con dovizia di particolari, ha ricostruito tutta la vicenda sia dal punto di vista storico che dal punto di vista politico senza tralasciare nomi, date e documenti. «Ricordo che l’intera vicenda mi sconvolse. Mi sono sempre chiesto “Moro si poteva salvare?”», ha affermato il professore. «Questo dubbio mi ha accompagnato per molto tempo fino a quando, dopo aver letto una serie di testimonianze e di documenti, mi sono convinto che sì, Moro si poteva salvare ma non lo hanno voluto fare. C’era il “rischio” che il Partito Comunista entrasse a far parte del Governo e, per motivi diversi, questo non andava bene né all’America né alla Russia. In questa storia – ha continuato Motta – c’è stata sia l’interferenza della CIA sia quella del KGB. La stessa moglie di Moro raccontò che il marito aveva subito fortissimi avvertimenti: il compromesso storico non si doveva fare».
Sono intervenuti per un breve saluto il presidente dell’Ordine degli avvocati di Avezzano, Franco Colucci, e l’avvocato Giovanna Simeoni, la quale ha affermato che Aldo Moro «ha saputo professare una visione altamente laica dello Stato nonostante il suo bagaglio culturale profondamente cattolico. Ha lascito una grande eredità che può ancora illuminare le nuove generazioni, soprattutto in questo momento in cui a volte sembrano vacillare i cardini di democraticità».
L’avvocato Giovanni Marcangeli ha voluto rivolgere un pensiero anche «ai cinque poliziotti della scorta di Moro, che sono stati uccisi in maniera violentissima». Don Bruno Innocenzi, invece, ha raccontato il suo incontro con lo Statista -avvenuto a Roma dopo la sua prima omelia- e ha sottolineato quanto profondo fosse il legame tra Papa Paolo VI e Aldo Moro. Infine, la dottoressa Patrizia Pace, medico del 118, ha letto alcuni passi dagli scritti del presidente della DC che ha definito una «figura di grande spessore dai toni pacati e fermi». Alla conferenza erano presenti anche alcuni membri della Croce Rossa Italiana che, come ha spiegato Paolo Novella, «ha avuto un ruolo fondamentale nella vicenda perché i brigatisti la riconoscevano come unico interlocutore».
A conclusione della conferenza la promotrice dell’iniziativa, avvocato Rita Tabacco, ringraziando le persone intervenute, ha tenuto a rivolgere un saluto particolare al dottor Vincenzo Montelisciani per essere stato «l’unico rappresentante delle Istituzioni presente».
“Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta.
La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi.”
Aldo Moro, 28 febbraio 1978