Avezzano – Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso
ideazione e drammaturgia Kepler-452 (Aiello, Baraldi, Borghesi)
regia Nicola Borghesi, con Annalisa e Giuliano Bianchi, Paola Aiello, Nicola Borghesi, Lodovico Guenzi
regista assistente Enrico Baraldi
assistente alla regia Michela Buscema
luci Vincent Longuemare
suoni Alberto “Bebo” Guidetti
scene e costumi Letizia Calori
video Chiara Caliò
foto Luca Del Pia
produzione EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
Si ringraziano per l’ospitalità e la disponibilità ATER Circuito Multidisciplinare dell’Emilia Romagna,
Teatro Comunale Laura Betti e Teatro dell’Argine
Durata 1 h e 40 minuti
Oh! Infanzia, purezza mia! Dormivo in questa stanza, di qui guardavo il giardino, e tutte le mattine la felicità
si svegliava con me! Ed è rimasto com’era, uguale, intatto! Bianco! Tutto bianco!
Debutta in prima assoluta all’Arena del Sole Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato
d’uso della compagnia bolognese Kepler-452, una produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione.
Lo spettacolo nasce dall’incontro tra i componenti di Kepler-452 (Nicola Borghesi, Paola Aiello ed
Enrico Baraldi) con due personaggi “immaginari” realmente esistenti, Giuliano e Annalisa Bianchi,
ossia Ljuba e Gaev.
Nel dramma Anton Čhecov immagina che in un anno non definito di fine Ottocento il giardino dei
ciliegi di Ljuba e Gaev, proprietari terrieri nella Russia prerivoluzionaria, vada all’asta per debiti
insieme alla loro casa. Ad acquistarlo è Lopachin, ex-servo della gleba arricchitosi dopo la fine della
schiavitù, rampante rappresentante della borghesia in ascesa.
Il centro del dramma è la scomparsa di un luogo magico, profondamente impregnato delle vite di
chi lo abita, che in questa rilettura dell’opera di Čechov diventa il luogo della coppia.
www.emiliaromagnateatro.com
Nicola, Paola ed Enrico hanno cominciato così, come sono soliti fare, a sbirciare nelle pieghe della
loro città, Bologna, alla ricerca del loro Giardino dei ciliegi. «Tra i moltissimi incontri che abbiamo
fatto nel corso della nostra indagine – racconta la compagnia − ce ne è stato uno che ha cambiato
definitivamente il corso delle prove e, inaspettatamente, delle nostre vite: quello con Giuliano e
Annalisa Bianchi, che per trent’anni hanno vissuto in una casa colonica concessa in comodato d’uso
gratuito dal Comune nella periferia di Bologna. Giuliano e Annalisa Bianchi per trent’anni si sono
occupati di due attività principali: il controllo della popolazione dei piccioni e l’accoglienza di animali
esotici o pericolosi. Si attiva così un ménage strano, marginale, meraviglioso: convivono in casa
Bianchi babbuini, carcerati ex 41-bis in borsa lavoro, una famiglia rom ospite, boa constrictor.
Trent’anni, come ci dicono Giuliano e Annalisa, di pura felicità».
Finché nel 2015 si avvicina il momento dell’apertura, proprio di fronte al loro giardino dei ciliegi, di
un grande parco a tema agroalimentare. In coincidenza con l’avvicinarsi dell’apertura del parco i
Bianchi ricevono un avviso di sfratto. La magia di questo contemporaneo Giardino dei ciliegi – gli
animali, le relazioni, gli affetti – cessa improvvisamente di esistere in una mattinata di settembre.
Una storia così lontana nel tempo e nello spazio da quella di Gaev e Ljuba eppure così simile nella
sua essenza.
Nicola, Paola ed Enrico hanno trascorso molto tempo con i Bianchi, cercando di capire che cosa fosse
successo e quale sia la loro posizione rispetto alla vicenda che li ha travolti, provando a innamorarsi
senza perdere la lucidità. Dopo un lungo corteggiamento sono riusciti a convincerli ad andare in
scena, a vestire i panni di Ljuba e Gaev e a raccontare, insieme agli attori, la storia dello sgombero
e del loro incontro.
Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso vuole essere un’indagine su dove oggi
si sia posata la dialettica tra illuminismo e magia, tra legge e natura, e su dove ci troviamo noi. Forse,
più semplicemente, è la storia di un incontro.