“Qualità dell’aria? Abruzzo fermo ai dati 2012”

Come se una persona affetta da cancro venisse curata con medicine datate 2012. E tutte le scoperte emerse grazie alla ricerca scientifica? Non importa. Assurdo ma purtroppo vero: in Abruzzo il Piano regionale per la tutela della qualità dell’aria è stato elaborato sulla base dei dati riguardanti le emissioni in atmosfera aggiornate a ben sei anni fa. Una follia, un’incongruenza, un modo di agire senza capo né coda? Forse nessuno di questi termini rende appieno l’idea di quanto nella nostra regione il concetto di lungimiranza politica sia una chimera”.

Queste le parole che il consigliere Leandro Bracco ha utilizzato nel descrivere una tematica che in molte zone dell’Abruzzo è parecchio sentita ossia quella che concerne la qualità dell’aria.

Il Decreto legislativo 115/2010 poi modificato da un ulteriore atto (il D.lgs. 250/2012) – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – rappresenta il quadro normativo di riferimento per la valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente. La disciplina è frutto del recepimento delle disposizioni comunitarie e in particolare della Direttiva 2008/50/CE ‘Qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa’.

La normativa assume notevolissima rilevanza se si considera che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stimato in circa 7 milioni le persone decedute ogni anno a causa dell’esposizione a particelle fini che penetrano in profondità nei polmoni e nel sistema cardiovascolare”. “Come rilevato dal rapporto elaborato dalla Fondazione Sviluppo sostenibile in collaborazione con ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e con la partnership delle Ferrovie dello Stato – prosegue Bracco – il nostro Paese è tra i peggiori d’Europa per inquinamento atmosferico. Si contano infatti circa 1.500 decessi ogni milione di abitanti. Numeri terrificanti”.

Alle Regioni spetta il compito di elaborare i Piani di tutela della qualità dell’aria la cui finalità è quella di contribuire non solo a prevenire o ridurre gli effetti nocivi per la salute umana ma anche mantenere, laddove sia già buona, la qualità dell’aria ambiente e, negli altri casi, migliorarla. Con Delibera di Giunta regionale n°. 313 del 18 maggio scorso, l’esecutivo a guida PD ha approvato una proposta di revisione del Piano 2007”. “La redazione – evidenzia il Consigliere Segretario – muove dall’analisi sul territorio regionale dello stato e della qualità dell’aria ambiente attraverso l’approfondimento delle principali cause inquinanti. Fondamentale quindi, al fine dell’individuazione delle azioni necessarie a migliorare (e non a peggiorare) l’aria è l’elaborazione dello scenario di riferimento. Peccato però che nel Rapporto di sintesi al Piano regionale si legga che ‘il Piano regionale per la tutela della qualità dell’aria è elaborato sulla base dei dati sulle emissioni atmosferiche e sulle concentrazioni in aria ambiente aggiornate al 2012’.

Questo in sostanza significa che i dati utilizzati per la redazione dello scenario di riferimento risalgono a ben sei anni fa. Approfondendo l’argomento – chiarisce Bracco – appare evidente come nel privilegiare le zone particolarmente antropizzate come ad esempio l’area Chieti-Pescara, sia stata però dedicata una quota di attenzione marginale alla necessità di monitorare con doverosa attenzione le aree industriali. Eppure il Programma di valutazione della qualità dell’aria della Regione Abruzzo redatto da ARTA sottolinea come preoccupante sia il ‘polo industriale di Atessa, caratterizzato da opifici appartenenti prevalentemente al settore metalmeccanico (Sevel, Honda) ove permangono criticità dovute all’elevato numero di stabilimenti ad elevato carico emissivo e al potenziale impatto sulla popolazione’”.

Ancora più grave – sottolinea il Consigliere regionale – appare la situazione dell’area industriale di San Salvo nella quale non risultano installate, per quanto emerso, centraline di monitoraggio fisse finalizzate al controllo dell’aria. E’ del tutto evidente come le aree industriali meriterebbero controlli ben più incisivi non solo per la presenza di attività impattanti ma perché in Abruzzo sono state insediate accanto ai centri abitati. Quanto venuto alla luce dallo studio della documentazione sembra rimarcare come il Piano oggetto di revisione, di fatto, sia stato elaborato sulla base di uno scenario che palesa enormi limiti. Potranno davvero i cittadini essere sicuri di respirare, se non aria pulita, quantomeno decente? Siamo certi che lo strumento rilevantissimo quale risulta essere il Piano per la tutela della qualità dell’aria possa assicurare azioni utili a garantire una buona qualità dell’aria ambiente stessa? Quanto emerso – conclude Leandro Bracco – non rassicura affatto. Anzi”.

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