IL RICORDO DI UN COLLEGA/ “Il medico impavido e l’infermiere scherzoso. Rischiavano la vita per salvarla agli altri”

Il ricordo di un dipendente della Croce Rossa del medico Walter Bucci e dell'infermiere Giuseppe Serpetti morti questa mattina durante un intervento sugli impianti di Campo Felice

Avezzano. “Quando arrivava la chiamata scattava, andava, non aveva paura di niente. Sapeva che poteva salvare delle vite e per questo sapeva che il tempo era prezioso. Era un medico bravissimo, professionale e anche solo 5 minuti di pausa non li lasciava mai al riposo, li usava per insegnare agli altri le tecniche più avanzate su come si montavano le barelle”.

Lo ricorda così, il medico Walter Bucci, Vincenzo Lo Zito dipendente della Croce Rossa che è stato in equipaggio con il dottore di Rocca di Cambio, all’epoca del suo servizio ad Avezzano.

“Una volta mi ricordo ci chiamarono per un’auto finita nel solito canale del Fucino, all’incrocio di Avezzano, verso Trasacco. Si gettò nel canale senza esitare. Salvò l’automobilista e solo una volta risalito sulla strada si rese conto che quello era un canale di scarico pieno di sporco. Rideva”, va avanti, “e mi diceva, guarda, guarda come me so’ ricoperto”.

“Era un giocherellone ed era patito per i soccorsi estremi”, va avanti Lo Zito, “era un grande appassionato della montagna ed era un istruttore di tecniche di barellaggio e arrampicata. Era stato nell’equipaggio del 118 prima a Carsoli e poi ad Avezzano. A Carsoli quando avevamo 5 minuti liberi non si fermava mai. Ci diceva: ‘Prendete la barella e vediamo un po’ queste nuove tecniche’. E poi quante barzellette ci hanno fatto ridere insieme”.

Vincenzo Lo Zito, soccorritore della Croce Rossa e quindi a lavoro anche sulle ambulanze, conosceva bene anche “Peppe” Serpetti, l’infermiere aquilano che questa mattina era con il medico Bucci.

“Quando stavo a Carsoli mi è venuto a trovare diverse volte e siamo andati a cena. Per noi amici e colleghi era ‘Peppone’. Era grosso come me e ci prendevano in giro quando andavamo con la sua Opel corsa verde… Ci stava stretta di spalle”, racconta, “poi ci incontravamo spesso nei soccorsi dove veniva l’elicottero e molte volte volte era lui in equipaggio e io in ambulanza.

Nella vita e nel lavoro era molto serio e professionale ma allo stesso tempo era scherzoso. Veniva da un ospedale di Roma prima che arrivasse all’Aquila, credo il San Filippo Neri. Era molto preparato”.

Cosa pensi di quello che è accaduto oggi?

“Che purtroppo si rischia la vita continuamente per degli avventurieri che fanno alzare un elicottero in condizioni pessime e LORO vanno pur di soccorrere”.

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