Sante Marie – La chiesa di Santa Maria delle Grazie non è mai stata dimenticata neppure quando per lunghi anni è rimasta chiusa per necessari lavori di restauro. Gli interventi conservativi e di restauro sono terminati però mancavano gli elementi fondamentali dello spazio sacro della Chiesa: altare, ambone e tabernacolo. Ora che tutto è stato portato a compimento, grazie anche alla collaborazione e contributo della comunità santemariana, si è svolta la solenne cerimonia liturgica di dedicazione dell’altare con la presenza del Vescovo della Diocesi di Avezzano, Mons. Pietro Santoro, domenica 2 luglio con la partecipazione di numerosi santemariani ritornati da ogni parte.
«La bellezza dell’altare, in questo spazio sacro, deve condurci a penetrare il mistero che l’altare contiene – ha spiegato il Vescovo -. Altare, ambone e tabernacolo, le tre dimensioni. Altare è il centro, sull’altare si compie e si rinnova il sacrificio della morte e resurrezione del Signore. Sia questo il tempio, sia anche questo tempio, la casa di un popolo che vuole camminare con Dio. Sia questa la casa di un popolo perennemente riconciliata, la casa di un popolo che si sente Chiesa – ha continuato Santoro -. Non è più tempo di giocare con il cristianesimo: oggi è tempo di decisioni con Cristo e per Cristo. Oggi è tempo di ricollocare Cristo dovunque. Voglio ringraziare questa mattina la comunità di Sante Marie per l’accoglienza dei nostri fratelli e sorelle “stranieri”, diciamo così, in collaborazione con la Diocesi» ha concluso il Vescovo.
Le ragioni di questi tre elementi architettonici e liturgici sono state spiegate dall’architetto Aldo Cianfarani. «Un progetto che è partito da una nostalgia. Dalla memoria di quella sala al piano superiore, fatta allestire per l’Ultima Cena e dove è iniziato tutto il Mistero della nostra liturgia. Nella precedente conformazione di questo spazio, successiva al restauro della chiesa eseguito dalla Soprintendenza, non esistevano la lettura delle scritture e l’azione di grazia sul pane e sul vino tali da connotare uno spazio celebrativo. L’Ambone correlato per forma e dimensioni all’altare è posizionato fuori dal presbiterio, secondo la tradizione antica visibile soprattutto nei nostri amboni abruzzesi e dell’area marsicana».
Da lassù, da “Castello” dove la Chiesa è sorta, Santa Maria delle Grazie irradia la sua fede nella valle e verso il Fucino. Con una attenzione particolare alle nuove esigenze dell’accoglienza, della condivisione, della partecipazione e della comunione.
La Chiesa nel corso del restauro ha restituito un affresco a muro di arte religiosa che improvvidi muratori avevano ricoperto con la calce. Nell’Altare, in una piccola teca, è custodita una Madonna con bambino in terracotta policroma del Seicento che è un po’ l’icona di Sante Marie. La tradizione orale vuole che in località Val dei Varri, dove nel intorno al 1260 morì il Beato Tommaso da Celano, esistesse un tempietto dedicato a Santa Maria del Piano. Quando il tempietto subì la distruzione, la statua della Madonna con Bambino venne trasportata a Sante Marie, dove è conservata.
Sono date da ricordare per Sante Marie perché attraverso lo scorrere del tempo della Chiesa c’è gran parte della storia religiosa, culturale, politica, sociale di Sante Marie.
Santa Maria delle Grazie nel corso dei secoli ha visto celebrare battesimi, comunioni, sposalizi, funerali. Di queste cerimonie, oggi non restano che pochissimi battesimi per la carenza di nascite, qualche sposalizio, molti (purtroppo) funerali.
La rinascita della Chiesa rappresenta un punto fermo in questo inizio di terzo Millennio, un’arca con la quale poter riprendere quel cammino religioso e laico che aveva toccato i vertici più alti negli anni Cinquanta del Novecento, quando Sante Marie e Santa Maria delle Grazie pullulavano di giovani e anziani in perfetta simbiosi con il paese.
Foto Enzo Di Giacomo