Tagliacozzo. Una multa fino a 10mila euro è quanto rischiano i membri dell’amministrazione Giovagnorio per non aver adempiuto, nei tempi previsti dalla legge n. 190/2012, all’aggiornamento del piano triennale per la prevenzione della corruzione (PTPC). Questo è ciò che emerge da una nota inviata lo scorso 12 luglio al sindaco, al segretario comunale e a tutti gli assessori dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, l’organismo di controllo e vigilanza presieduto dal magistrato Raffaele Cantone. Ѐ bastata l’interrogazione del consigliere comunale Vincenzo Montelisciani per far emergere le lacune dell’amministrazione in materia di trasparenza e prevenzione della corruzione e a far scoppiare un caso finito fin sopra le scrivanie del Prefetto di L’Aquila e del Procuratore della Repubblica di Avezzano.
Il caso. Secondo l’articolo 1 comma 8 della legge n. 190/2012, “L’organo di indirizzo politico (la giunta, ndr) su proposta del responsabile individuato (il segretario comunale, ndr), entro il 31 gennaio di ogni anno, adotta il piano triennale di prevenzione della corruzione”. Accortosi del notevole ritardo rispetto alle scadenze dettate dalla legge, l’ex assessore Antonio Stipano, candidato nella lista di Montelisciani alle ultime elezioni amministrative, segnala con un post su Facebook le inadempienze del Comune. Lo scorso 22 giugno, poi, Montelisciani stesso deposita in comune un’interrogazione – indirizzata al sindaco, Vincenzo Giovagnorio – sull’espletamento delle pratiche in materia di prevenzione della corruzione. Il 28 giugno, dopo ulteriori sei giorni, tale interrogazione viene inviata, per conoscenza, dal capogruppo di Tagliacozzo Unita all’ANAC e alla Prefettura di L’Aquila.
Il 12 luglio l’Autorità Nazionale Anticorruzione invia una nota al segretario comunale, Nicola De Nardo, al sindaco e agli assessori, comunicando l’avvio del procedimento sanzionatorio per omessa adozione del piano triennale per la prevenzione della corruzione. Nello stesso documento, l’ANAC chiede che venga inviata idonea attestazione dell’avvenuta adozione del documento mancante e di illustrare le motivazioni che hanno eventualmente impedito il corretto adempimento dell’obbligo di adozione di tale documento. La dirigente dell’Ufficio Vigilanza dell’ANAC, dottoressa Nicoletta Torchio, annuncia possibili sanzioni pecuniarie – da mille a 10mila euro – ai danni di tutti i destinatari della lettera. La comunicazione parte dagli uffici dell’ANAC il 12 luglio, ma viene registrata in entrata al Protocollo del Comune solo due giorni dopo, in data 14 luglio. Nel frattempo, il 13 luglio il segretario comunale, responsabile anticorruzione dell’Ente, pubblica sul sito istituzionale del Comune un avviso pubblico rivolto ai cittadini e ai soggetti politici e associativi del territorio affinché avanzino, entro la data del 21 luglio, proposte di modifica o integrazione del piano. Ai sensi della legge, la pubblicazione dell’avviso rappresenta a tutti gli effetti l’avvio dell’iter di approvazione del piano e rappresenta un passaggio obbligato al fine di garantire la partecipazione attiva del corpo sociale alla costruzione di un’amministrazione trasparente. La giunta decide, però, di approvare il nuovo PTPC senza aspettare il termine ultimo del 21 luglio, deliberando il 17. Tale scelta diventa oggetto di un’interrogazione, durante il consiglio comunale del 31 luglio, del consigliere Romana Rubeo – collega di gruppo di Montelisciani – che sottolinea anche come la nuova versione del piano approvata dalla giunta risulti essere pressoché identica alla precedente.
Le risposte dal Comune. Sia il sindaco sia il segretario hanno inviato la propria risposta alla nota dell’Autorità Anticorruzione. De Nardo, con una lettera del 21 luglio, segnala alla dott.ssa Torchio “una situazione di effettiva criticità derivante dalla recente riorganizzazione degli uffici comunali” che spiegherebbe il ritardo di sette mesi nell’adozione del piano. Inoltre, il segretario fa notare che comunque l’iter redazionale del nuovo piano è iniziato prima del ricevimento della nota dell’Autorità Anticorruzione, datato 14 luglio. Da parte sua Giovagnorio, con lettera inviata all’ANAC il 24 luglio, attribuisce ogni colpa allo stesso De Nardo e rivendica la “totale estraneità” sua “e della Giunta comunale rispetto alla responsabilità di mancata adozione del PTPC”. Secondo quanto afferma il primo cittadino, infatti, egli stesso avrebbe più volte sollecitato verbalmente il segretario.
Convivenza difficile. I rapporti tra Giovagnorio e De Nardo, anche da quanto si legge nella lettera che il sindaco indirizza all’ANAC, sembrano non essere mai stati eccellenti. Già lo scorso anno infatti c’era stato, da parte del primo cittadino neo eletto, un tentativo di revoca del segretario. Come è noto, ogni nuova amministrazione ha la possibilità di rimuovere il vecchio segretario comunale e di nominarne uno nuovo entro quattro mesi dal suo insediamento. Nonostante l’art. 99 del TUEL attribuisca ai nuovi amministratori la facoltà di revoca del segretario con tempi e modalità stabilite, Giovagnorio non è riuscito a dare attuazione al suo intendimento. A suo giudizio, revocare De Nardo è stato impossibile “a causa di una clausola capestro della convenzione che regolava il servizio di segreteria comunale in forma associata tra Tagliacozzo e il Comune di Rocca di Botte”. Sta di fatto che, da circa un anno, nel comune di Tagliacozzo convivono un sindaco e un segretario comunale che non sembrano andare per nulla d’accordo. Il fatto è tanto più rilevante in quanto il segretario è la figura chiave del funzionamento della macchina amministrativa e costituisce una sorta di cinghia di trasmissione tra livello politico e livello amministrativo, tra la giunta e gli uffici.
In seguito alla comunicazione dell’ANAC il sindaco tenta di aprire, prima ancora di inviare le proprie spiegazioni all’Autorità Anticorruzione, un procedimento sanzionatorio ai danni del segretario tramite un “addebito formale di una grave violazione dei doveri di ufficio”. Tale addebito risulta allegato a una lettera inviata il 17 luglio scorso da Giovagnorio al Procuratore della Repubblica di Avezzano, dott. Andrea Padalino Morichini, e vede tra i destinatari per conoscenza anche la Prefettura di L’Aquila. È proprio quest’ultima, però, a chiarire come l’ordinamento non attribuisca al sindaco la facoltà di riprendere, se non verbalmente, il segretario comunale. Al massimo, come specificato nella nota del 20 luglio, il sindaco può segnalare al Prefetto – in maniera puntuale, dettagliata e documentata – le violazioni che attribuisce al segretario affinché sia la Prefettura a fare le valutazioni del caso. Alla richiesta di spiegazioni puntuali Giovagnorio risponde con un lungo racconto di quelle che sarebbero, a suo giudizio, le numerose mancanze dimostrate nel corso dell’ultimo anno da De Nardo. Racconto ritenuto, però, insufficiente dal vice Prefetto Vicario, dottoressa Malgari Trematerra. Infatti, l’unica vicenda che la Prefettura sta prendendo in considerazione è quella relativa al mancato aggiornamento del piano anticorruzione, che però, almeno agli occhi dell’ANAC, vede coinvolti nelle responsabilità anche sindaco e assessori. Per capire l’entità e la natura di queste eventuali responsabilità e delle relative ammende bisognerà attendere la chiusura del procedimento sanzionatorio aperto dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, che fissa il termine ultimo tra non più di tre mesi.