Proteggere un minore straniero diventando il suo tutore volontario: se ne è parlato ad Avezzano

Avezzano.  Un convegno a più voci quello che si è svolto ieri, 5 dicembre,  nella Sala Irti, ex Montessori  e dal titolo “Tutti possiamo dare una mano. Diventa anche tu tutore volontario di un minore straniero non accompagnato”, finalizzato a comprendere come ognuno di noi possa aiutare in un momento storico importante le realtà che sono impegnate sul fronte dell’accoglienza e soprattutto con riguardo ai minori.

La normativa italiana, con occhio agli eventi migratori, tende a garantire i diritti dei minori, evitando l’espulsione e facendo sì che queste persone possano essere accompagnate, oggi, da un Tutore, figura introdotta dalla legge 47 del 7 aprile 2017, chiamato ad assistere i minori e indirizzarli nel loro percorso di crescita, educazione ed integrazione. Durante l’incontro, moderato da Enrico Michetti, si sono affrontate tutte le possibili tematiche connesse alla figura del Tutore volontario di un minore straniero non accompagnato (MSNA), cioè “colui che non ha la cittadinanza italiana o dell’Unione Europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili  in base alle leggi  vigenti nell’ordinamento italiano”.

L’assessore alle Politiche Sociali di Avezzano, Angela Salvatore ha sottolineato come sia un onore e un privilegio affrontare un simile argomento in questa città. “Come prendiamo a cuore le realtà di questa società,  dobbiamo prendere a cuore  anche queste diverse realtà che viviamo sul nostro territorio”, conclude l’assessore, prima di lasciare la parola al Mons. Pietro Santoro, Vescovo della Diocesi dei Marsi, entrata attraverso la Caritas e la Fondazione Migrantes in questo percorso di accompagnamento dei minori.“Dall’introduzione di questa nuova legge, ci sono state più di 2000 risposte dei privati cittadini ai corsi di formazione del tutore volontario che permette di avere un rapporto diretto e  finalizzato ad un processo di integrazione – dichiara Santoro – Abbiamo tutte le qualità per organizzare un corso di formazione qui ad Avezzano, città che ha alle spalle una grande storia di accoglienza, che ultimamente, però nasconde la propria speranza e le proprie capacità dietro il problema dell’insicurezza dovuta ad episodi di cronaca comune a tutte le latitudini italiane”.
“L’idea del Comitato territoriale ARCI L’Aquila, insieme a molte altre realtà associative,- spiega Andrea Salomone -, nasce dalla volontà di informare i cittadini e per questo ci siamo proposti al Tribunale per i Minorenni dell’Aquila per la realizzazione di un vademecum esplicativo e per l’organizzazione congiunta di momenti di formazione e informazione al fine di creare consapevolezza e candidature, poi, di aspiranti tutori all’Autorità Garante per l’Infanzia e L’Adolescenza”.

Ma ci si è immersi in maniera più dettagliata nell’argomento grazie agli interventi dell’avvocato Flavia Cerino, presidente del Comitato Scientifico del Centro Studi Mediterraneo “Giorgio La Pira”,della psicoterapeuta Arianna Sirolli, psicologa di comunità per minori e della dott.ssa Domenica Appugliese, assistente sociale del Comune di Avezzano che ha raccontato un episodio che le è capitato, avendo a che fare proprio con ragazzi minori stranieri.
“Il nostro paese sta affrontando un tema politico e sociale delicato, che è quello dell’immigrazione – racconta la Cerino – i tutori dei minori che arrivano soli nel nostro paese sono sempre stati tutori istituzionali, come gli assessori o i sindaci delle città. Questo non era più sostenibile e quindi è stata individuata la necessità di trovare tra i cittadini italiani persone che volessero condividere una responsabilità civica nei confronti del nostro paese”. L’avvocato spiega come essere tutori non consista in attività di buonismo, perché bisogna anche essere duri all’occorrenza e, soprattutto, tener conto delle storie con cui si ha a che fare. Infatti, il tutore deve aiutare questi ragazzi a trovare il loro posto in Italia, in Europa o eventualmente, anche, nel loro paese d’origine, mai dimenticando il passato che hanno alle spalle e il motivo per cui hanno intrapreso quel viaggio, spesso ostile e difficile. Non bisogna dimenticare che molti bambini e ragazzi sono obbligati a compiere quel cammino perché vittime di violenze, di tratta ai fini dello sfruttamento sessuale o lavorativo. Il tutore ha quindi il compito di stare accanto a queste persone e aiutarle, perché, anche se anagraficamente minori secondo la legislazione italiana, gran parte di loro è più grande di ciascuno di noi per le esperienze che ha vissuto.
E in questo il ruolo di una psicoterapeuta all’interno di corsi di formazione, come può essere quello della dott.ssa Sirolli, è fondamentale e necessario. Prima di essere stranieri e immigrati,  si ha a che fare con persone che spesso non conoscono i propri diritti e che si trovano in uno stato di abbandono, “Si parla di accoglienza, umanità, di diritti di minori, di cittadinanza attiva, nel caso di specie di genitorialità sociale – spiega la psicologa – e bisogna fare un grande sforzo, tramite lo strumento privilegiato che hanno i tutori, ovvero l’ascolto, di trasformare la complessità di bisogni di cui necessitano questi minori in molteplicità di risorse”.
La dottoressa ha sottolineato come si tratti di ragazzi a cavallo di una fascia evolutiva particolare con un vissuto maturo e,  che, proprio per questo, non bisogna infantilizzare, ma piuttosto il tutore ha il compito di agevolare l’orientamento nel loro percorso di crescita.

Chi fosse interessato a diventare tutore deve sapere che:

I requisiti per poter diventare tutori sono:

  • Cittadinanza Italiana o di altro paese dell’Unione Europea, oppure di paese esterno all’Unione Europea purché si sia in possesso di permesso di soggiorno e si abbia conoscenza della lingua e cultura italiana, che verrà verificata in sede di selezione.
  • Residenza in Italia.
  • Età non inferiore ai 25 anni.
  • Godimento dei diritti civili e politici.
  • Assenza di condanne penali, di procedimenti penali o di procedimenti per l’applicazione di misure di sicurezza o prevenzione.
  • Assenza delle condizioni di “incapacità all’ufficio tutelare” previste dalla legge”(art. 350 Cod. Civ.).
  • Ineccepibile condotta.
  • Disponibilità di tempo ed energie per esercitare la funzione.

Come fare domanda:

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