Avezzano – “Il Giudice Venturini, lo scorso 10 maggio, proprio su un palcoscenico, ci ha regalato, insieme al suo amico e collega Vittorio Corasaniti, una lezione di vita, interpretando forse il ruolo più bello: quello dell’uomo saggio che parla agli studenti, raccontando la favola della vita. Una favola a lieto fine, dettata da un profondo senso della giustizia, impreziosito dalla sensibilità che è propria solo degli animi nobili e dei cuori gentili”. Lo scrive la professoressa del liceo scientifico V.Pollione, Costanza Spina, ricordando il giorno in cui, al teatro dei Marsi, i suoi studenti hanno portato in scena l’Antigone di Sofocle. Illustre ospite di quell’evento fu il giudice Stefano Venturini, scomparso nei giorni scorsi a seguito di un terribile incidente in moto.
“Quella sera – continua la professoressa Spina – come straordinario attore ha calcato la scena, recitando per noi una parte in cui la finzione lasciava spazio alla speranza di una realtà migliore, rivisitata attraverso gli insegnamenti di un Diritto giusto; un diritto naturale spesso più forte e probo del Diritto positivo.
“Ma Che cos’è la giustizia? Le leggi umane! le leggi divine! Le leggi morali!”. Su questo interrogativo sofocleo rivivo con malinconica nostalgia quel Suo entusiasmo contagioso, l’entusiasmo di chi sa di poter dare molto e lo fa senza riserve, con generoso altruismo, a beneficio dei virgulti della società. Quegli studenti ricorderanno. Quegli studenti faranno tesoro dei Suoi insegnamenti e delle Sue parole che non sono state vane. Siamo stai tutti testimoni e destinatari di una lezione di vita, certamente di spessore giuridico, ma soprattutto intrisa di profondi valori educativi.
Quei valori che pongono sul podio la dignità della persona in nome di un senso morale, che rimane eterno, come eterno è lo spirito di ciascun individuo. Ebbene, caro nostro Giudice, quella lezione ricca di umanità, la Sua riscrittura del finale, quella lettura moderata delle leggi, armonizzate con il cuore, ha incantato l’intero pubblico. Non dimenticheremo.
Antigone rivive oggi più di ieri, nei nostri animi, forte di quella legge morale, che illumina con la luce della coscienza anche il diritto più severo e più crudele. E forte anche di quella speranza, che Lei ci ha regalato, che un finale diverso è possibile.
E mentre mi risuonano nella mente quelle Sue parole emozionanti, Le confesso che uno spiacevole dolore tormenta i miei pensieri, oltrepassando il limite posto alla conoscenza umana: quello delle leggi divine.
La nostra “finitezza” non ci consente di fornire agli eventi spiegazioni nutrite di logica razionale, non ci consente di interrogarci sulla giustezza delle leggi divine. Da donna cattolica rispetto quella ratio superiore che domina la vita terrena, ma quel Dio “che atterra e suscita, che affanna e che consola” spesso ci mette a dura prova e le nostre certezze vacillano. Le belle anime, quelle che contribuiscono ad innalzare il genere umano, non meriterebbero un destino diverso?
Ebbene, se è vero che “Celeste è questa corrispondenza d’amorosi sensi”, Lei, stimato Giudice, sopravviverà nella memoria dei vivi, raggiungendo quell’immortalità che solo il ricordo delle belle azioni può regalare. Proprio il pensiero di quell’immagine sul palco, di quella figura elegante e gentile, zampillante di spontaneità, di serietà, di umiltà, di vitalità, di professionalità e di profonda umanità, rimarrà a rendere viva nei nostri cuori la memoria della bella persona che era. La saluto Giudice Venturini, La saluto davvero commossa insieme ai nostri ragazzi, augurandoLe di raggiungere presto la Corte del GIUDICE SUPREMO e di prendere posto proprio al fianco di quel Dio manzoniano che “non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”. GRAZIE GIUDICE NON LA DIMENTICHEREMO”.

