L’arrivo di Don Fabrizio Colonna ad Avezzano e le vertenze territoriali nella Marsica (1722-1728)

Mappa della Marsica occidentale
Mappa della Marsica occidentale

Nel 1722 il feudatario Don Fabrizio Colonna giunse ad Avezzano, accompagnato dalla moglie «Donna» Caterina Salviati. Come da cerimoniale, fu accolto dai vassalli del contado con: «iscrizioni poste sopra gli archi eretti nelle vie in onore del principe; le poesie latine e greche e gli altri scritti composti in occasione dell’avvenimento». I notabili avezzanesi, in segno di omaggio e sudditanza, gli offrirono diversi regali e furono ricevuti nel castello baronale dal 17 settembre al 15 ottobre (1). Dall’esame di un’importante rogito notarile stilato da Pier Francesco Gallotti, si possono ricavare notizie davvero interessanti sull’arredamento dei locali che alloggiarono il «Gran Contestabile», la sua famiglia e il suo seguito: «nella stanza di Sua Eccellenza, parata tutta di damasco rosso con un letto di damasco simile con frangie et alamari d’oro, con due matarazzi si seta et capezzale di monachino rigato con coperta di damasco guarnita d’oro, un canterano con quattro tiratore e un tiratorino tutto di noce con una scrivania d’ebano intagliata d’avorio, un tavolino di noce con due tiratore con un tappeto sopra et un inginocchiatoio di noce con Volto Santo di sopra; due quadri grandi con cornice indorata, sei sedie d’appoggio grandi e due piccole di punta francese; una portiera con suo ferro con l’arme di Sua Eccellenza […] Nella stanza del Sig.r Principino: parata di damasco verde con tratteggi d’argento bianco […] La camera della Signora Principessa guarnita di felpa di più colori con il friscio al cielo […] Nella Cappella vi è un quadro con sua cornice indorata e un tappeto da requiem, un calice d’argento indorato con tutti li suoi finimenti, tre veli, un messale, un camice et una crocetta di rame indorata […]». La descrizione notarile riporta in maniera dettagliata l’inventario dei beni esistenti in quel momento nel palazzo ducale, rappresentando minuziosamente l’entrata, il cortile interno, il pozzo, il deposito del grano, la dispensa, il pagliaio delle stalle, la cucina, gli appartamenti, la sala delle udienze, la galleria dei paggi, il locale dei cocchieri sotto il torrione, la stanza del «mozzo di stalla», la dispensa dei servitori, la dimora del guardaroba e la rimessa della carrozza (2).

Come stiamo notando, i rogiti notarili rappresentano una fonte inesauribile di preziose informazioni e generalmente descrivevano: nomi di luoghi e persone, avvenimenti cruenti, contese, denunce varie, ricchezze esistenti nel territorio, accordi matrimoniali tra casati importanti, ecc. L’importanza che riveste l’esame di tali protocolli, non sempre facilmente decifrabili per la scrittura, rimane sempre molto valida poiché essi concorrono sicuramente alla ricostruzione storica, attraverso atti pubblici e privati, della vita di allora nei suoi molteplici aspetti socio-economici, culturali e religiosi (3). 

Uno di questi esempi riguarda la secolare vertenza tra Luco e Trasacco, circa la proprietà delle montagne boschive durante il secolo XVIII. Addirittura, nel rogito viene datata l’inizio della lite che risaliva al 1691 terminando solo molto più tardi nel 1820. Si trattava di una protesta dell’abate e dei canonici della «Collegiata di Trasacco», indirizzata al «Gran Contestabile Colonna», poiché le terre soggette al «Reverendo Capitolo» erano continuamente danneggiate dai cittadini di Luco (1714). Dopo varie rappresaglie tra confinanti, non mancò il deciso intervento del vescovo Domenico Antonio Brizi, che fu costretto a nominare nove giudici per esporre circa le: «Perizie di apprezzo a numerazione di alberi appartenenti ai reverendi Canonici componenti il Capitolo di Trasacco». Oltretutto, tra il 1727 e il 1728, accaddero nuovi contrasti tra la chiesa di S. Cesidio e gli abitanti di Ortucchio, che finirono per complicare le vicende. Tra l’altro, la tenacia degli abati, protesa a rivendicare i propri diritti, scatenò un’ennesima lite per il «possesso di due terreni siti in Collelongo, in località Fontejo e Pozzo de’ Santi» (1790). Invece, la «Corte episcopale», protesa a esaminare numerose sentenze, processi e ricorsi emise richiesta alla «Corte civile», perché il comune di Trasacco aveva denunciato alcuni «preti morosi» con giudizio sfavorevole contro Giuseppe Petrei, procuratore della chiesa (1738) (4).

Indubbiamente, la natura delle rivendicazioni zonali si evidenzia prendendo in esame un atto notarile del 1730, nel quale assunse particolare rilevanza la controversia che chiamò in causa: «tutti, e Singoli Ufficiali Maggiori, e Minori, tanto Regij quanto dei Baroni, della Regia Udienza Provinciale, e segnatamente il Regio Tesoriere della provincia d’Apruzzo Ultra». A causa della caotica legislazione vigente, il procuratore della città di Pescina fu chiamato a rispondere davanti al presidente Don Carlo Ruoti (Regia Camera della Sommaria) per giustificare, con dati alla mano, il mancato pagamento alla «Regia Corte» di alcuni affitti riguardanti l’osteria di S.Benedetto, la panetteria, la macelleria, il forno e il pescato. Il comune replicò affermando che non erano mai stati «detti Corpi per pensiero Feudali, né Giurisdizionali, né per i medesimi vi si esercitava lo Jus Prohibendi, ma assolutamente Ad Immemorabili e da più centinaia di anni, si possedevano come Burgensatici, e come tali per sempre reputati, opponendo al Regio Fisco a maggior cautela la grazia della Centenaria concessa da S.M., Dio Guardi, al baronaggio di questo Regno». Per avvalorare l’esposto, furono aggiunti alcuni documenti nei quali si prendevano le dovute distanze anche dal conte di Celano, affermando che: «I suddetti Corpi d’osteria, pesca, forno e panetteria, pretendono perciò non essere per essi tenuti ad alcun servizio Feudale»; mentre, per «lo scannaggio» degli animali, si giunse a transazione e il municipio di Pescina pagò «a beneficio della Real Corte per mezzo del Banco di S.Giacomo» la somma di ducati quindici. Infine, la «Regia Camera della Sommaria» il 28 marzo 1730, ormai soddisfatta per ciò che la riguardava, ordinò che tutti gli altri creditori (ed erano molti) non dovevano «più molestare la suddetta Università di Pescina» (5). Tuttavia, la «Giunta del Buon Governo», creata il 4 dicembre 1728, fu istituita proprio per il risanamento dei conti pubblici delle Università del regno, quasi tutte indebitate. Il 10 marzo dell’anno successivo, con la «Prammatica XXII», fu emanato un bando, suddiviso in quattro punti, per determinare tutti quei provvedimenti a favore dei comuni, con norme per gli amministratori e per individuare, innanzitutto, chi doveva pagare la «Bonatenenza». Oltremodo, la giunta avrebbe dovuto costringere la feudalità al pagamento dei «beni Burgensatici», di natura non feudale, che possedevano nei vari comuni del regno, cioè al pagamento della «Bonatenenza», importante cespite d’entrate che avrebbe consentito alle Università di sostenere senza indebitarsi le spese comuni. Per questo la distinzione tra i beni non feudali dei signori, costrinse i nobili sia laici sia ecclesiastici, a presentare documenti antichi molto importanti e copie di atti pubblici tratti soprattutto dai volumi dei «Relevi o dei Cedolari» (6).

NOTE

  1. G.Morelli, Manoscritti d’interesse abruzzese nelle biblioteche romane, in Bullettino della «Deputazione Abruzzese di Storia Patria», L’Aquila 1982, Avezzano, pp.88-90.
  2. Archivio di Stato di L’Aquila, Notai del distretto di Avezzano, b.88, vol. IV, Anno 1716, Pier Francesco Gallotti.
  3. I protocolli notarili in parte sono stati tradotti da: U.Speranza, Segnalazioni di Fonti Notarili inedite per la Storia della Marsica anni 1506-1810, in «Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria», Ser.III, vol.60-62 (1970-72), pp.1-512; Id., L’Archivio notarile distrettuale di Avezzano, in «Abruzzo», vol.6 (1968), pp.185-196.
  4. Archivio Diocesano dei Marsi, Serie T/40, I Fondi pergamenaceo e cartaceo dell’Archivio della Collegiata di S.Cesidio, pp.328-331.
  5. Archivio di Stato di L’Aquila, Notai del distretto di Avezzano, b.154, vol.I, Lasi Giacinto Mascioli, Pescina, 28 Marzo 1730.
  6. Molto utile per tutta la problematica: F.Roggero, Ius Nostrum. Studi e testi. Universitates, Censi e Imposte dirette nel Regno di Napoli (Sec.XVII) con la ristampa anastatica del Trattato de Collecta, Seu Bonatenentia, di Nicola Antonio Marotta, Collana Ius nostrum, 36, Viella, Roma, 2008.

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