Discorrendo su “Verso e Metaverso” nel liceo Pisco-Pedagogico Benedetto Croce di Avezzano

Saluto i docenti per la professionalità e la disponibilità nel misurarsi in un progetto metodologico e didattico così importante in una formazione capace di dare risposte alle complesse ed inedite problematiche della contemporaneità affinché diventino occasione di crescita non solo tecnica e nozionistica ma umana. L’arte di insegnare, ha scritto Anatole France, “consiste tutta e soltanto nel risvegliare la naturale curiosità delle giovani menti” per progettare un mondo migliore superando difficoltà che sembrano insuperabili. 

Saluto i ragazzi che hanno aderito con entusiasmo e profondo interesse alle iniziative proposte. Saluto il Dirigente scolastico per il supporto organizzativo indispensabile nella scuola dell’autonomia e il suo “staff” nell’aver consentito la realizzazione delle varie attività operative.

Soprattutto ringrazio tutti coloro che invitandomi mi hanno dato la possibilità di rivivere momenti indimenticabili anche se lontani nel tempo.

Sono circa quarant’anni che non entro in questa scuola che è stata la “mia” scuola non solo per le conoscenze acquisite ma per le relazioni instaurate sia con i coetanei che con gli adulti e in particolar modo per la nobiltà di un “sogno” inteso come progetto esistenziale a cui affidai adolescente il mio futuro. 

Mi emozionano ancora alcuni ricordi. Un giorno nel percorso che noi pendolari, provenienti dai paesi limitrofi facevamo dalla stazione all’Istituto scolastico, allora chiamato Magistrale, notai sull’asfalto una scritta a caratteri cubitali che diceva: “Il tempo vola, la giovinezza passa e voi ancora andate a scuola” come chiaro invito a marinare le lezioni e ritrovarsi nei locali della cittadina.

Eppure solo ora ne ho compreso il vero senso.

Che il tempo passa e anche assai veloce è vero, ma credetemi il tempo migliore è quello trascorso tra i banchi, come ha dimostrato la vostra sofferenza durante l’isolamento per l’emergenza pandemica.

Nessuno come la scuola può educare alla relazione empatica etica e solidale per combattere il vero male del mondo odierno: la solitudine.

Come dice Papa Francesco nelle aule non si matura solo attraverso i voti ma attraverso i volti che si incontrano. Nessuna piattaforma per quanto sofisticata e resa affascinante dall’intelligenza artificiale può sostituire la fisicità dell’incontro reale. Il vostro è tempo privilegiato, luogo della condivisione non solo dei saperi ma degli abbracci. Alessandro D’Avenia, giovane docente di Liceo afferma:” Forse la scienza non è ancora in grado di provarlo, ma gli abbracci allungano la vita”. In effetti, per quanto concerne la giovinezza fisica inesorabilmente trascorre e va via ma se voi prendete cura del vostro “essere” al di là dell’apparenza, aprendo pensieri ed emozioni al sapere dell’animo facendone saggezza, resterete giovani: “la giovinezza non è un periodo della vita ma uno stato dello spirito” (Arthur Mac).

Invecchia solo chi non è in grado di provare stupore e meraviglia. “C’è una fonte della giovinezza: è nella tua mente, nei tuoi talenti, nella creatività che porti nella vita. Quando impari ad attingere a questa sorgente, avrai davvero sconfitto il tempo”. Guardare il mondo con occhi nuovi, scoprendo la bellezza nella quotidianità, permette di riscoprire lo “straordinario” nell’”ordinario” ed è questo che fa la poesia, chiave preziosa e necessaria per entrare in contatto con quella vasta e spesso ignota parte della nostra psiche che concerne le emozioni. Abbiamo bisogno di recuperare l’Immaginazione fantastica perduta uscendo dall’infanzia. L’immaginazione è più importante della razionalità. Il mio amatissimo Professore di lettere relazionando su Ugo Foscolo, nell’intento di far percepire a noi studenti il valore della “Corrispondenza d’amorosi sensi”, considerava la “Rimembranza” essenziale nel sentimento poetico. Dove la vita passata, diceva, genera vita nuova nel culto dei grandi valori il passato unisce il presente al futuro nella rete di ideali come la libertà, la giustizia, l’amore e l’immortalità. Citava, inoltre, versi memorabili: “Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha nell’urna”. Niente come la poesia nel compito sublime di prendere tutto il dolore che “rugge” nell’animo trasfigurandolo nella suprema calma dell’arte riesce ad illuminare il buio che a volte attanaglia i nostri giorni. “La poesia salva la vita” è il titolo del libro di Donatella Bisutti, ed è proprio così se pensiamo che durante la Prima Guerra Mondiale, nella drammatica realtà delle trincee, i soldati portavano nello zaino le poesie di Gabriele D’Annunzio, come nella Seconda Guerra Mondiale le “Occasioni” di Eugenio Montale. In tal senso la poesia, permettendo di capire noi stessi e il mondo tramite le parole, cercava di rispondere alle domande: Chi sono? Dove vado? Cos’è la morte? Esiste la fratellanza?

Nello scenario tragico dell’odio solo la poesia portava la luce della speranza. Giuseppe Ungaretti, chiamato il poeta-soldato, vissuto tra i due conflitti del novecento, parlando della sua tragica esperienza bellica, diceva:” Qui vivono sempre gli occhi che furono chiusi alla luce perché tutti li avessero aperti per sempre alla luce”. La poesia è l’antidoto contro la superficialità, il vuoto e la rabbia imperante. L’emergenza educativa evidenziata da continui esempi di mal-costume non può tralasciare la scrittura creativa che rappresenta non solo l’acquisizione tecnica di regole retoriche, ma la capacità di emozionarsi ed emozionare. Il “Lirismo” non è solo un genere letterario bensì un’occasione per raccontarsi nelle immagini “sensibili” fatte di allegorie e similitudini, nella consapevolezza dell’universalità dell’essere umano alla ricerca del bello, del giusto e del vero.

Con l’avvento della tecnologia cambia anche il modo di fare poesia. Internet può costituire un modo eccezionale, basti pensare all’influenza che hanno i Blogger autori, per creare, nell’atmosfera dei sentimenti, riflessioni, pensieri, massime ed aforismi fruibili da un pubblico numeroso, ma deve essere rispettoso della dignità di ognuno e di tutti. In un’epoca in cui le parole feriscono nel tentativo di annientare l’altro vale la pena riformulare il nostro lessico pensando agli effetti che i messaggi possono generare. L’impoverimento del linguaggio, spesso presente sui media, può causare come giustamente sostiene Orwell, il declino della civiltà. L’appiattimento della comunicazione, infatti, genera un pensiero critico asservito ai poteri politici ed economici che ha effetti nefasti sulla democrazia che vive di parole libere capaci di tutelare le minoranze.

La scienza è priva di conoscenza etica capace di indirizzare i nostri comportamenti verso il bene dell’umana famiglia oltre che della tutela ambientale. Lo sviluppo sostenibile deve ispirarsi ai principi della morale affinché la scienza applicata alla vita possa creare vero sviluppo. E quello che è più grave è che non abbiamo conoscenza etica proprio quando ne abbiamo più bisogno per governare l’immenso potere tecnologico.

La scuola rinnovata nelle metodologie, efficace negli strumenti, aperta all’innovazione dei media, ha il compito principale di perseguire la sua finalità primaria: formare individui liberi capaci di rispettare la libertà degli altri in spirito di solidarietà fraterna. La scuola deve scrivere, emozionando con l’agire passionale dei docenti, gli obiettivi dell’Agenda 2030 nel cuore dei discenti affinché anche i potenti, trascinati dall’entusiasmo più che dalle teorie ideologiche, si adoperino per attuarli nel bene di tutti.

Non è facile parlare ai nostri ragazzi di verso e metaverso facendo comprendere loro l’importanza delle intenzioni educative che ne sottende l’uso corretto. Se il verso è una riga di testo segnato da un punto e a capo o da uno spazio, il metaverso immersivo è una rete ininterrotta di mondi virtuali in “3D” incentrato sulla connessione sociale.

Sarebbe inutile ed anacronistico frenare questo processo, oggi l’intelligenza artificiale è nelle nostre case, nei nostri telefoni, nei nostri computer, perfino nelle nostre tasche con la moneta virtuale. L’unica cosa da fare è utilizzare la tecnologia con responsabilità e consapevolezza e usarla solo quando si è pienamente informati sulle potenzialità positive e negative. Necessita, nell’ipotetica interazione, in una realtà virtuale ed aumentata capace di dare anche sensazioni tattili ed uditive, ricordare che noi siamo “corpo” in una relazione concreta con noi stessi, la natura e gli altri. Non mi stancherò mai di ripetere che la poesia nasce dai sensi, è materia che si fa spirito trasformando le sensazioni in emozioni. Il desiderio di trascrivere su un foglio bianco impressioni per farne versi nasce dall’osservazione di un cielo stellato su di noi o da un sentimento dentro di noi. Persino il poetare di Alda Merini si ascolta con il corpo anche se parla al cuore: “Mi piace il verbo sentire…Sentire il rumore del mare, sentirne l’odore! Sentire l’odore di chi ami, sentirne la voce e sentirlo con il cuore. Sentire è il verbo delle emozioni, ci si sdraia sulla schiena e si sente”. 

A voi giovani, che siete il nostro futuro, il compito di ricucire, nello spazio e nel tempo fluido dei media, l’uomo, la natura e la tecnica tramite la cultura e soprattutto la poesia, affinché il cosmo sia tutelato perché noi non siamo il perno attorno al quale ruota l’intero universo.

E questo i poeti lo sanno.

“Amate i poeti. Pensate che potete camminare su di (loro) come su dei grandi tappeti e volare oltre questa triste realtà quotidiana” (Alda Merini).

        Maria Assunta Oddi                          

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