Il cuore grande di Bina: a Cerchio il 27 Dicembre una serata di beneficenza in ricordo di Cherubina Meogrossi, scomparsa a Settembre

Cerchio – Mai un nome tanto demodé è sembrato così adatto a rappresentare non solo un volto, ma soprattutto un’anima. Bina era per la comunità di Cerchio una persona molto particolare. Quando la incontravi, con quei fitti ricciolini che le contornavano il viso, rendendolo più giovane per quell’espressione tra il serio e l’interrogativo, sembrava davvero uno di quegli Amorini o Puttini dipinti nell’empireo sulle tele dei pittori del passato.

I Cherubini infatti erano Angeli (da karabu-pregare) nostri intercessori presso Dio e custodi del Paradiso. Erano secondi ai Serafini nella prima gerarchia angelica. E lei era davvero così: non si metteva mai in prima fila a mostrare di cosa fosse capace, ma rimaneva discosta da tutto, come se non volesse far conoscere il proprio mondo.

Eppure noi la conoscevamo bene. Fin da ragazza l’abbiamo incontrata e frequentata per le strade del paese, dove lei spesso girava accompagnando ragazze con handicap o diretta a fare da aiutante a persone anziane. Semplice e diretta, e senza infingimenti, esprimeva con chiarezza le proprie opinioni, supportandole con esempi e riferimenti tratti dalla vita concreta del paese.

Da giovanissima era entrata a far parte del gruppo di catechisti che forma alla fede i bambini ed i ragazzi. E a questa attività ha dedicato tutto il resto della sua vita. Preparava soprattutto i bambini che dovevano ricevere la prima Comunione. E stabiliva con i ragazzi una simbiosi di intenti e di vedute che li faceva diventare un gruppo coeso ed omogeneo, impegnato nel miglioramento di se stesso e nell’approfondimento della propria fede. Spesso a sorpresa cucinava anche dolci per loro e li seguiva insieme alle famiglie in tante piccole cose.

E anche quando, per svolgere il lavoro di insegnante si era trasferita sulla costa abruzzese, ogni fine settimana tornava per poter svolgere il suo compito di educatrice alla fede, in modo che nessuno potesse risentire della sua mancanza. Dava loro concreti insegnamenti di vita e valori che vanno al di là dell’interesse personale. Ultimamente si era unita ad una lista civica di giovani, per portare il suo apporto anche nell’ambito delle scelte politiche. Non avendo formata una famiglia, lei poteva dedicarsi con maggiore impegno a risolvere i problemi del paese. “Dedizione incondizionata” era per lei un imperativo categorico, perciò si moltiplicava in mille servizi (compresa la pulizia delle chiese) senza farlo pesare in alcun modo.

E quando si è ammalata ha abbracciato la sua croce con naturalezza, senza piangersi addosso, ma con la forza che le veniva da una vita “offerta” a Dio e agli altri. Era un’educatrice nata, cosa che ha dimostrato ampiamente anche nella scuola. E come tutte le educatrici si è annullata completamente nel suo compito, per far emergere e crescere soltanto la personalità e l’anima del discente. Perciò tutti noi ci sentiamo di unirci al profeta Daniele (12,3) quando afferma: “Quelli che insegnano a molti la giustizia brilleranno come stelle nel firmamento senza fine“. Ciao Bina, sei ancora in mezzo a noi e quando ci rincontreremo lassù, ci sembrerà di non averi mai lasciata.

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