Parco Sirente Velino, realizzato il primo piccolo frutteto con i proventi del Calendario 2024 dedicato all’Orsa Amarena.
In partenza una nuova iniziativa in collaborazione con il Centro commerciale L’Aquilone per un secondo frutteto.
C’è la natura, ci sono i paesaggi in ogni stagione e c’è, soprattutto, l’orsa Amarena insieme ai suoi cuccioli, con tanti altri animali. Il Calendario 2024 del Parco Sirente Velino – realizzato con le foto concesse al Parco da Giampiero Cutolo – ha permesso, in occasione della Giornata nazionale degli Alberi, di poter piantumare circa 300 piantine da frutto in aree al di fuori dei centri abitati. Le piantine sono state messe a dimora con la collaborazione dei volontari di Rewild Appenines, provenienti da varie parti d’Europa, con la collaborazione del Vivaio Forestale della Regione Abruzzo, dei nostri Guardiaparco e coinvolgendo anche le scolaresche, con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni verso la cura e la protezione della natura. Il Parco Sirente Velino che, non a caso, ha scelto l’impronta dell’orso bruno marsicano come suo simbolo, è impegnato quotidianamente nella tutela e nella conservazione del territorio attraverso strategie che mirano a una piena sostenibilità e a una serena convivenza tra uomo e animali.
“Imparare a convivere serenamente con l’orso non è una cosa semplice, né un traguardo che si può raggiungere in poco tempo – ha sottolineato il presidente del Parco Sirente Velino, Francesco D’Amore – ma siamo certi che stare vicini alle Comunità, collaborando con le altre istituzioni e risolvendo i problemi che possono essere causati dalla presenza dell’orso, sia il modo migliore per arrivare a raggiungere il modus vivendi presente nel Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, dove l’orso è di casa da sempre”.
“Riguardo alla modalità di piantumazione effettuata”, ricorda il direttore del Parco Sirente Velino, Igino Chiuchiarelli “si è scelta volutamente la strada del no-tillage in modo da non impattare drasticamente sulla struttura del suolo. Inoltre, si è deciso di non proteggere le piantine con shelter di plastica, che poi sarebbero finiti inevitabilmente dispersi in natura. Evitare di usare gli shelter evita anche che si creino situazioni di asfissia e di secchezza della piantina, in aggiunta alla possibile rottura del fusticino per l’azione fisica degli animali. Siamo ben consci sia del tempo che ci vorrà perché le piantine vadano a frutto, sia dell’eventualità che alcune di esse potranno essere rovinate dagli animali: tuttavia, pur considerando i vari aspetti, abbiamo preferito seguire questo metodo canadese che ci porterà a perdere alcune piantine, ma ci farà evitare costi di lavorazione, oltre ad ulteriori problemi”.