Ieri 30 gennaio nella giornata scolastica della non violenza e della pace è necessario fare di questa ricorrenza l’inizio di una rivoluzione pedagogica e didattica capace di formare le nuove generazioni nell’intento di far comprendere che sconfiggere la fame, l’ingiustizia, l’esclusione, il razzismo e la violenza in tutte le sue forme significa assicurare la pace futura.
Del resto non possono finire i conflitti se permane immutata l’ingiustizia sociale. In un’epoca caratterizzata da crescenti tensioni l’educazione ha un ruolo cruciale nella costruzione di una società giusta ed inclusiva. Di fronte alle enormi sfide che i giovani si trovano ad affrontare dalle guerre alla crisi climatica gli adulti, soprattutto genitori ed insegnanti,devono rispondere con responsabilità all’emergenza educativa ponendosi come autentici modelli di pace:“I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo” .Come saggiamente diceva A. Hurtado: “ è più facile insegnare che educare, perché per insegnare basta sapere, mentre per educare è necessario essere”. Ed ecco perché i motori di ricerca, i social, i siti del web non potranno mai sostituire la relazione concreta nel rapporto formativo discente-docente. Il docente non è “un’intelligenza artificiale” finalizzata alla comunicazione di saperi ma al di là dei contenuti delle discipline insegnate è una “Persona”e come tale con talenti e fragilità nel proprio vissuto esistenziale. Per imparare, imitare, rielaborare creando cose nuove è necessario fare tesoro del già esperito del mondo adulto soprattutto nella produzione divergente. Pensiamo al valore inestimabile dei poeti i cui versi pur ancorati nella concretezza di sensi ed emozioni riescono ad assumere un aspetto universale intramontabile per il richiamo alla bellezza e alla verità. I poeti hanno la capacità di scendere tra la gente in un mondo spesso crudele e indifferente per parlare dell’amore come rispetto e cura di ogni forma di vita. Amore per un maestro è lasciare una parte di sé ai suoi allievi affinché la rivestano di carne e vita.
Se togliamo ai nostri figli la possibilità di avvicinarsi all’arte, in senso ampio, tramite la narrazione siamo destinati alla superficialità. Per tornare propositiva la scuola dovrebbe incentivare e potenziare:1) laboratori del fare e del pensare nella costruzione emotiva, psicologica, affettiva e relazionale dell’identità personale in un impegno condiviso; 2) la lettura che come osserva Northrop Freye è la macchina tecnologicamente più efficiente che l’uomo abbia inventato; 3) la conoscenza delle parole su cui poggia la disuguaglianza nell’esercizio del potere; 4) la scrittura manuale dei testi per non dimenticare che “l’uomo pensa perché ha le mani”; 5) seguendo il monito di Gianni Rodari , la necessità di comunicare ai giovani non solo il piacere di conoscere la verità ma di avere la “passione “ della verità nella sua complessità terribile e meravigliosa: 6) fare dell’apprendimento linguistico un arricchimento, non solo verbale ma contenutistico, riformulando il lessico per evitare, con l’impoverimento e la semplificazione della comunicazione, il declino della civiltà occidentale; 7) lo studio critico della storia del 900 nei suoi eventi drammatici per non ripetere gli stessi errori e tendere alla formazione di una comunità solidale e fraterna nel rispetto dei diritti umani;8) fare della letteratura il luogo privilegiato dei sentimenti e dei moti dell’animo; 9)considerare l’educazione alla democrazia nella convivenza civile il fine ultimo della pedagogia: di fronte alla conoscenza si è uguali anche nelle differenze etniche ed economiche; 10) avvicinare i giovani alla politica intesa come ricerca del “bene comune”: non c’è nulla che sia un bene per noi se non è un bene anche per la società.
Mai come oggi abbiamo bisogno di una scuola che sia capace di orientare i giovani nella complessità dell’era della tecnologia per far fiorire la pace.