Parte seconda
Se tali sono il carattere e la funzione delle richieste contadine dopo le lotte di salariati, braccianti e affittuari che raggiunsero punte elevatissime con scioperi senza termine, in data 5 ottobre 1950, sotto la vice presidenza Adone Zoli (VII governo De Gasperi) si aprì una lunga discussione alla Camera dei deputati, dove furono presentati disegni di legge importanti con le norme per l’espropriazione: bonifica, trasformazione e assegnazione dei terreni ai braccianti, specialmente dai senatori Vincenzo Menghi, Italo Mario Sacco e Cristoforo Pezzini (tutti del gruppo democratico cristiano), che appoggiarono le leggi Gullo e Segni. In proposito, occorre citare l’intervento dell’onorevole Menghi che affermò, durante un’accesa seduta alla Camera: «Ho cercato di strappare un po’ di terra per cooperative di braccianti agricoli ai latifondisti, i proprietari si sono ribellati considerandomi ed accusandomi di essere del bel numero uno, cioè un militante comunista» (5).
Nel frattempo, l’attuale situazione del Fucino, dimostrò che, sulla base della legge Gullo, il principe Torlonia aveva reagito duramente prendendo ancora di più una posizione oltranzista, cioè quella di coltivare lui stesso i suoi campi; ma poi, trascorso il periodo delle semine, provocò l’ira dei contadini che marciarono compatti verso il latifondo, con gli arnesi di lavoro e la bandiera della lega (poiché nessun lavoro era stato fatto).
Nella funzione attiva e cosciente delle masse contadine e nel periodo preso in considerazione, molte rivendicazioni essenziali non furono mai raccolte da una piattaforma unica cui richiamarsi, a dimostrazione che i decreti del ministro Gullo non diventarono un vero toccasana della crisi in atto nel Fucino.
Indubbiamente, un primo passo importante per risolvere le controversie doveva essere consolidato da una decisa mobilitazione per attivare le leggi e il funzionamento delle relative commissioni provinciali. Nonostante ciò, il ritardo con cui si mossero le categorie di lavoratori dei braccianti e salariati contribuì, in questo difficile momento, alla mancata unificazione delle lotte agrarie.
Il quotidiano del partito socialista Italiano Avanti!, che seguirà attentamente tutte le vicende del Fucino, con un articolo molto significativo (6 febbraio 1950) informò l’opinione pubblica di quello che stavano per intraprendere i braccianti del latifondo fucense: «Avezzano 6. Armati unitamente di buona volontà, migliaia di braccianti di Pescina, di Celano, di Trasacco, di Ortucchio, di S.Benedetto e di Luco dei Marsi, sono scesi questa mattina nel comprensorio del Fucino. Erano tremila uomini che per la lunghezza di vari chilometri accomodavano fossati, riattavano strade, procedendo a quei lavori di bonifica [… ] Tutti, nel Fucino, sono solidali con i braccianti: artigiani, commercianti, popolazioni intere che, oltre a dare il loro consenso, contribuiscono concretamente al successo della lotta intrapresa» (6).
In altro articolo intitolato «I braccianti occuperanno il Fucino se Torlonia non rispetterà gli accordi», si legge: «Avezzano 22. Il Comitato centrale di agitazione dei braccianti e fittavoli del Fucino ha deciso che, qualora entro sabato 25 c.m. da parte dell’amministrazione Torlonia non venga messo in pratica di attuazione l’accordo di tregua già firmato una settimana fa dai rappresentanti dei lavoratori e dalle autorità provinciali, i lavoratori procederanno per lunedì mattina all’occupazione, al presidio ed alla gestione dell’azienda di Torlonia. In tutti i paesi del Fucino sono avvenute oggi grandiose manifestazioni di protesta contro Torlonia e contro tutti quelli che cercano di ostacolare l’accoglimento di tutte le richieste dei lavoratori del Fucino […] Intanto in tutti i paesi, le scuole, i negozi, le botteghe artigiane, gli uffici sono rimasti chiusi e tutte le attività cittadine arrestate. La manifestazione è sfociata in un grande sciopero generale, compatto, impressionante. I braccianti, gli affittuari, il popolo tutto, si sono schierati nelle strade che attraversano la Marsica e alle macchine di transito venivano distribuiti dai lavoratori volantini riguardanti la lotta nel Fucino mentre nelle frazioni di Pescina, Aielli, Celano i lavoratori sono saliti sui treni, diffondendo volantini che spiegavano il perché della lotta contro Torlonia» (7).
Dopo queste importanti informazioni, il quotidiano dei socialisti annunciò: «Oggi nel Fucino i parlamentari socialisti. Questa mattina giungeranno nella zona del Fucino, per un indagine sulle condizioni di vita dei contadini e sull’attuale grave agitazione, alcuni autorevoli rappresentanti del partito progressista americano di Henry Wallace. Gli amici americani sono accompagnati e guidati nella loro visita dai deputati socialisti Perrotti e Merloni» (8).
In nuova azione di solidarietà con i contadini del Fucino, anche Sandro Pertini (allora deputato alla Costituente del partito socialista) giunse in visita ad Avezzano il 27 febbraio del 1950. La sua presenza nella zona martoriata, fu subito riportata dai giornali di sinistra: «Il compagno Pertini tra i lavoratori della terra. Avezzano, 27. La notizia che un secondo decreto sull’imponibile di manodopera sarà quanto prima emesso dal prefetto dell’Aquila ha suscitato profonda soddisfazione dei lavoratori del Fucino. Una soddisfazione contenuta però dal desiderio che le promesse del Prefetto trovino effettivamente una realizzazione pratica. Grandi manifestazioni popolari si sono svolte in tutta la Conca. La lotta non è terminata. Quel che si è riusciti a strappare al principe Torlonia lo si deve esclusivamente alla volontà, serena e continua, dei braccianti, alla solidarietà delle popolazioni della Marsica, alla giustezza delle rivendicazioni. Nulla di ciò che ha permesso questo primo successo è mutato: la volontà di lotta si è rafforzata, la solidarietà è cresciuta. Resta da ottenere ciò che Torlonia continua a negare e che il Prefetto ha soltanto promesso. Ma le popolazioni della Marsica lo conquisteranno. L’arrivo del compagno Sandro Pertini, che con tanta ansia era stato atteso qui nel Fucino, è stato accolto con grande entusiasmo. Egli è stato festeggiato dai lavoratori che si sono raccolti intorno al nostro direttore. Pertini ha poi parlato ai contadini affluiti ad Avezzano, riaffermando i profondi legami di solidarietà che fanno della lotta dei lavoratori della terra la lotta di tutti i socialisti. Frequentemente interrotto da applausi, il compagno Pertini ha concluso dicendosi sicuro che i contadini del Fucino sapranno condurre l’agitazione fino al raggiungimento dei suoi legittimi obiettivi» (9).
NOTE
5) Avanti!, Quotidiano del Partito Socialista Italiano, Anno LIV – Nuova serie – N. 32, Mercoledì 7 febbraio 1950. Vinceranno anche contro i Torlonia. Tremila braccianti sono scesi nel Fucino. Solidarietà concreta di tutte le popolazioni. Il compagno Negri accolto con entusiasmo a Pescina.
6) Ivi, Anno LIV – Nuova serie – N. 16, Giovedì 23 febbraio 1950, p.4.
7) Ivi, Anno LIV – Nuova serie – N. 47, Venerdì 24 febbraio 1950, p.4.
8) Ivi, Anno LIV – Nuova serie – N. 50, Martedì 28 febbraio 1950.
9) Ibidem.
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