Pescasseroli – Anche nei giorni di Pasqua il Nucleo Cinofilo Antiveleno è stato chiamato ad un intervento urgente, necessario per verificare se nell’area del ritrovamento di un lupo morto, in prossimità dell’abitato di Aschi Alto, ci fossero esche e bocconi avvelenati. La carcassa del lupo, in avanzato stato di decomposizione, è stata sequestrata e trasportata per gli accertamenti del caso alla sede di Caruscino, presso Avezzano, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per l’Abruzzo e il Molise. Per gli esiti occorreranno giorni, sempre che si riesca a desumere qualcosa visto lo stato di decomposizione della carcassa.
L’ispezione urgente ha escluso la presenza di qualunque traccia di esche e bocconi avvelenati, o di altre carcasse di animali; quindi, tutto lascia pensare che le cause di morte non siano riconducibili ad ipotesi di avvelenamento, così come la presenza di esche e bocconi avvelenati era stata esclusa dopo ben 4 giorni di ricerche nella zona in cui domenica 13 aprile era stata trovata la carcassa dell’orso nella Valle Carritana. Ovviamente però, per avere conferma delle cause della morte bisogna attendere gli esiti dei molti esami di laboratori e del tossicologico disposto sempre dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo.
Nella zona dell’Olmo di Bobbi, tristemente nota per i fatti di due anni fa, quando vennero avvelenati almeno 9 lupi e alcuni grifoni, oltre ai Viking e Visir, i due pastori tedeschi che insieme ai Guardiaparco Luciano Vitale e Germano Palozzi costituiscono il nucleo cinofilo antiveleno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è intervenuto anche uno dei Nuclei cinofili dei Carabinieri forestali, in particolare uno di quelli del Reparto Parco di Assergi, il primo istituito nel 2010 grazie al progetto Life Antidoto, a cui poi ne sono seguiti tantissimi altri grazie ad analoghe iniziative poste in essere dal Corpo Forestale dello Stato prima, e dall’Arma dei Carabinieri poi, offrendo uno strumento determinante nella lotta all’uso di esche e bocconi avvelenati, purtroppo retaggio di un passato che alcuni non vogliono proprio abbandonare, e che continua a mietere vittime tra i domestici.
Anche per questo il lavoro del Nucleo Cinofilo Antiveleno del Parco è sempre determinante nelle ispezioni che nel corso dei primi 4 mesi del 2025 sono state n. 51, di cui 29 d’urgenza (legate cioè a possibili casi di avvelenamento) e n. 22 preventive (fatte per perlustrare aree ritenute a rischio per precedenti episodi). Solo una di quelle d’urgenza, in Comune di Settefrati a inizio gennaio, ha avuto esito positivo, mentre tutte le altre hanno avuto esito negativo. Tra queste anche le ultime, svolte in località Macchia Marina, fra San Donato Val Comino e Settefrati, e a Bisegna, nella zona dove era stato rinvenuto un vitello morto e dove sembrava essere morto un cane, il cui decesso però non è stato attribuito all’avvelenamento visto che nemmeno il veterinario che ha provato a curare l’animale ha denunciato l’avvelenamento come previsto per legge.
Il lavoro dei nuclei cinofili, del Parco e dei Carabinieri forestali, proseguirà ovviamente senza sosta, ed a questi presto si aggiungerà anche quello della prima unità antiveleno costituita dalle associazioni Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines, con Wild, una splendida belga malinois, e Julien Leboucher, l’operatore.