Nella giornata del 25 aprile, la comunità di Luco dei Marsi si è riunita, presso il convento delle suore Trinitarie, per festeggiare Don Michele Morgani in occasione dei suoi 88 anni.
La scrittrice dei Marsi Maria Assunta Oddi nell’augurare un sereno e felice compleanno al sacerdote ha messo in rilievo la sua capacità di parlare al cuore in modo semplice ma colmo di poesia facendo delle parole un ponte tra visibile ed invisibile.
Per Don Michele in occasione del suo compleanno l’augurio di una vita ricca di poesia come “Giubileo di parole”.
Gentile Don Michele il tuo compleanno è stato preceduto dalla scomparsa del compianto Santo Padre e questo, a mio avviso, non è stato solo un caso privo di senso.
Entrambi all’età della venerabile età di 88 anni, nonostante i problemi fisici, avete continuato ad offrire il vostro servizio alla Chiesa per esaltare la bellezza di valori intramontabili capaci di trasformare l’uomo in risorsa preziosa per un futuro di speranza.
Entrambi avete vissuto un cambiamento epocale soprattutto nei giovani rifugiati in mondi immaginari nella virtualità mediatica di un tempo vuoto perché senza fede nel futuro. Del resto tutti abbiamo costatato come una comunità che progredisce a livello scientifico e tecnologico non sempre è una comunità giusta. Oggi 25 aprile sicuramente nella tua memoria resta il ricordo doloroso di un periodo storico caratterizzato dalle dittature, dai conflitti mondiali e dalla miseria. La Marsica ha vissuto momenti tragici post-bellici resi più drammatici dal terremoto. A me piace pensarti nel tuo piccolo paese fanciullo povero ma pieno di sogni. Oggi il sacerdozio universale si fa dal parroco di paese al Santo Pontefice necessità di costruire una Chiesa amorevole ed empatica capace di guidare il cammino dei fedeli anche nelle giornate più buie verso la pace nell’incontro caritatevole dell’altro come fratello.
Quante volte nelle tue omelie, seguite alla lettura del Vangelo, hai narrato un cammino: quello della delusione nel peccato che si trasforma in redenzione quando Gesù si fa vicino, anche se spesso non lo riconosciamo subito.
Francesco con la sua umiltà ci ha insegnato che anche nella poesia, umana parola imperfetta legata alla fragilità dei mortali, si riflette la scintilla divina.
Caro Don Michele, conosco la tua passione poetica che fa dei versi non ornamento estetico ma capacità di guardare il mondo con occhi nuovi, restando, tuttavia, fedele all’invisibile. Non c’è bellezza nella guerra che dilania i cuori delle madri, di tutte le madri del mondo, non c’è bellezza nel fiume inquinato e nell’aria satura di veleni, non c’è bellezza se non nella cura del mondo come abbraccio solidale di ogni vita.
La sensibilità all’arte, alla poesia, al bel canto, alla gentilezza come rispetto della nobiltà immortale dell’animo, ci avvicina al mistero di Dio con allegorie e analogie inedite. In tal senso la poesia si fa preghiera
“Giubileo di Parole” che apre le coscienze al bene, al bello e al vero. Abbiamo bisogno delle voci dei poeti per guarire il mondo dall’odio e dall’indifferenza. La Parola, che illumina la quotidianità spesso caratterizzata dalla felicità effimera e immanente, si fa desiderio che Gesù rimanga con noi anche nei momenti di dubbio e oscurità.
Ai tuoi meravigliosi anni non posso che augurare il canto lirico che spesso ha brillato in alcune pagine dell’Antico e Nuovo Testamento con perle di rara saggezza. Vesti i tuoi pensieri con ricchi ed armoniosi incanti per glorificare nella bellezza del creato Creato e il Signore farà sentire la Sua presenza nei momenti più piccoli ed umili della tua vita.