Per ragioni di spazio, pur omettendo numerosi altri episodi che determinarono la vita socio-economico-politica del territorio in questione, occorre accennare a fatti importanti con gradi diversi e sotto forme svariate. Nei primi anni del travagliato secolo XVII giunse nella Marsica il noto architetto Domenico Fontana, per interessamento del cardinale Montalto, nipote di Sisto V e Muzio Colonna, tutori di Marcantonio: «[…] I proprietari feudali e i comuni ch’erano presso le sponde del lago si unirono di fronte al pericolo, e fecero venire il celebre architetto di Sisto V, Domenico Fontana, e Mario La Cava di lui collega, perché tentassero di allontanare l’imminente disastro» in un periodo di massima escrescenza del lago Fucino: l’impeto delle sue piene raggiunse numerose abitazioni di Luco e S.Benedetto, rendendo il paese di Ortucchio un’isola (1). Tuttavia, la permanenza ad Avezzano di tal eminente personaggio, rese quasi certa la sua partecipazione al nuovo progetto della «Collegiata di S.Bartolomeo». Queste indicazioni trovano riscontro negli elementi architettonici della chiesa stessa, caratterizzata da struttura imponente con articolazione di forme maestose che rivelano lo stile del Fontana (2).
Per quanto la narrazione di situazioni particolari accadute in questi anni turbolenti nell’intera Marsica richieda maggiore spazio e approfondimento, possiamo seguire i tratti principali di questa storia esaminando il: «Registro de’ Consegli Publici, e Privati dell’Università d’Avezzano dalli 17 Marzo 1680», un utile strumento capace di farci capire come il comune, anche se sottoposto al regime feudale dei Colonna, cercò sempre di regolare l’uso delle proprie risorse; di tutelare lo stato della proprietà privata con l’amministrazione delle rendite e con l’organizzazione difensiva della città stessa.
Il 17 marzo 1680: «Nella casa del Publico, o nel Palazzo Baronale venne convocato il Consiglio dei Dodici Cittadini» più facoltosi per occuparsi del controllo dei conti fatto dal marchese di Barisciano: «con l’assistenza del Aud.re Generale D. Marco Mancini deleg.to speciale, e il Governatore D. Bartolomeo Milone». Dopo l’emanazione di un bando si propose l’elezione di ventiquattro cittadini con titolo di consiglieri pubblici che, insieme ai dodici del consiglio privato, ai deputati e ai massari, dovevano comporre il «Conseglio Publico, acciò si possa più maturam.te risolure tutto quello si giudicherà d’utile comune». L’ordine del giorno fu approvato e sottoscritto dai membri l’adunanza: capitano Francesco Marchetelli, Matteo Alessandri, Baldassarre Orlandi, Ladislao Mattei, Domenico Minicucci, Giuseppe Aloisi, Giuseppe Orlandi, Antonio Cristofaro, Francesco Antonio Clara, Marcantonio Filippini, Giovan Antonio Porcari, Antonio Bucci e Antonio Buzzelli.
Il 9 maggio 1683, lo stesso comitato comunicò alla cittadinanza come: «essendo venuto ordine del Ill.mo Sig.r Preside del Aquila che si accomodassero tutte l’arme, et altre munizioni per venti Soldati quanto a piedi che a cavallo, et che si procurino detti Soldati di cavalli, et mancando armi si facciano raccomodare da quei archibugieri che parerà alli Priori. Sia risoluto che si assegnino tanto li passati quali li presenti a riconsegnare l’armi». Nonostante ciò la lotta sul territorio marsicano imperversava anche per futili rivalità: governatori provinciali e commissari di campagna spesso tramavano con i fuoriusciti romani, diventando allo stesso tempo importanti strumenti dell’offensiva feudale che i Colonna gestivano a loro piacimento (3).
Sotto quest’aspetto, una delle tante malefatte del feudatario romano, c’è riferita dal notaio Filippo Buccella di Ortona dei Marsi, che ricordò l’uccisione del marchese Francesco Paolini, possessore dei feudi di Ortona e Carrito. Giuseppe Buccella, in un suo libro del 1972, rievocando la storia del paese, riportò, tra l’altro, un’importante cronaca della seconda metà del secolo XVIII, riferita, appunto, dal suo predecessore. Quest’ultimo aveva scritto: «Tra il 1660 e il 1670 venne ammazzato il marchese feudatario di questa terra di Ortona da due sicari a schioppettate inviati dal Gran Contestabile Sciarra Colonna. Il marchese Paolini di Magliano erasi ritirato in Ortona per liberarsi dalle persecuzioni del Contestabile che mal sopportava il Paolini per essersi vantato di non tenere in nessun conto i Colonna feudatari dello Stato di Tagliacozzo. Il Paolini era molto ricco ed in Roma, allorquando aveva occasione di incontrarsi, in ricevimenti, ostentava maggior sfarzo degli stessi Colonna». Oltretutto voci maligne affermavano la moglie del Contestabile avesse mostrato simpatie per il marchese Paolini: «Più motivi furono insomma quelli che indussero il Colonna a disfarsi del Paolini il quale venne ucciso, come si è detto, mentre era ad Ortona». Compiuto l’omicidio, i sicari inviati dal Colonna fuggirono verso le campagne di Venere e Pescina, scampando così alla cattura. In seguito, tutti i beni del marchese, per diritto di successione, passarono alla famiglia Massimi di Roma (4).
NOTE
- A.Brisse-L.De Rotrou, Prosciugamento del Lago Fucino fatto eseguire da Sua Eccellenza il Principe Alessandro Torlonia. Descrizione storica e tecnica, Roma 1883, p.273. Per un quadro generale sull’architetto si veda: L. Pittoni, Napoli Regia. Domenico Fontana, Ingegnere Maggiore del Regno, ed.Franco Di Mauro, Sorrento (Napoli), 2005.
- U.M.Palanza, Avezzano. Guida alla storia della città moderna, Avezzano 1990, p.19; cfr., A.Di Pietro, Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei Marsi, Rist.anast. Adelmo Polla, Avezzano 1979, p.174; Nella solenne benedizione della prima pietra della cattedrale dei Marsi, Avezzano 1930, p.29.
- Archivio Storico Comune di Avezzano, Registro de’ Consegli Publici, e Privati dell’Università d’Avezzano, dalli 17 Marzo 1680.
- P.Bontempi, Chiarito il mistero di un truce assassinio. Da una lettera di Benedetto Croce a una cronaca settecentesca, in «Bullettino Deputazione Abruzzese di Storia Patria», Annata LXIII, 1973, pp.442-443.