“Sfatiamo il mito che i giovani di oggi non hanno voglia di lavorare, piuttosto soffermiamoci a comprendere perché molti di noi scelgono di espatriare e trovare fortuna fuori dai confini”, un messaggio forte e chiaro che non lascia spazio ad interpretazioni popolari, ormai consolidate nella cultura italiana, un grido di allarme ma al contempo di speranza e rinascita: questa è la storia di Cesidio Corsi, nato e cresciuto a Trasacco, paese della Marsica, che da maggio del 2021 ha deciso di lasciare l’Italia per continuare a coltivare il suo sogno di head bartender in Lussemburgo.
31 anni a dicembre e tanta voglia di mettersi in gioco e di crescere, a livello personale e lavorativo, fattori che lo hanno spinto a concedersi un’opportunità fuori dalla Nazione, opportunità trasformata in realtà concreta: “Mi sono formato in Italia, ho frequentato scuole e corsi, ma il lavoro nel mio ambito scarseggiava. Così, tramite un gruppo whatsapp, ho letto che cercavano barman in Lussemburgo; non c’ho pensato due volte, ho preso la mia valigia e sono partito, solo e con tanti sogni. Ad oggi la scelta migliore che potessi fare”, racconta Cesidio nell’intervista.
“All’estero è più facile, per i giovani, inserirsi nel mondo del lavoro, ed è per questo che tanti, come me, lasciano l’Italia. Questo è un vero peccato, i giovani sono il futuro, ma con i presupposti attuali la perdita di motivazione è all’ordine del giorno”, continua Cesidio che, molto emozionato, in un futuro vorrebbe comunque tornare a vivere in Italia, Paese che ama e che porta nel suo cuore.
“Dell’Italia mi manca tutto, dal cibo al mare alla gente. Spero di tornare e continuare il mio futuro lì. Ora come ora la scelta di espatriare si è rivelata la migliore, perciò consiglio a tutti i giovani di provare, di mettersi in gioco, di non perdere mai la speranza: uscite, girate il mondo, consolidate la vostra professione anche all’estero, c’è sempre tempo per tornare”, conclude il giovane di Trasacco, con un messaggio di perseveranza indirizzato ai ragazzi che si trovano, purtroppo, in condizioni lavorative precarie qui in Italia.