I bambini abruzzesi negli uffici postali per spedire le letterine a Babbo Natale Natale

“Porta un po’ di saggezza agli adulti per fargli comprendere che la guerra non è mai un bene”
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 “Caro Babbo Natale, quest’anno ti chiedo prima di tutto di portare la pace nel mondo perché ci sono molti bambini che soffrono a causa della guerra e questo non è giusto”. Comincia così la lettera di Riccardo, che aggiunge: “Magari porta anche un po’ di saggezza agli adulti per fargli comprendere che la guerra non è mai un bene”.  

È la guerra in Ucraina il tema più ricorrente nelle letterine che i bambini abruzzesi hanno spedito a Babbo Natale, recandosi in questi giorni personalmente negli uffici postali accompagnati da genitori e nonni. 

Così Giorgia: “Mi capita di pensare ai bambini come me che non stanno vivendo con gioia questo periodo a causa della maledetta guerra e mi sento un pochino in colpa. Quest’anno il mio desiderio è che la mia preghiera a Gesù sia la preghiera di tutti affinché tutti i bambini del mondo siano felici, senza guerre, senza odio, malattie e che in ogni cuore ci sia solo amore”. 

Vorrei che tu trasformassi tutte le armi del mondo da spara proiettili a spara regali”, suggerisce Leonardo, che ha un pensiero anche per sua nonna: “Se potesse starebbe sempre con me per fare dolci, gnocchi, timballi, ravioli e giocare a scopa e briscola. Invece passa intere giornate allungata a letto bloccata da tutti i suoi dolori. Non esiste uno sciroppo che possa darle forza nelle gambe e nella schiena?”. Infine una richiesta anche per lui: “Se poi ti avanza qualche regalo speriamo che sia uno scudetto per la Juve!”. 

Quest’anno vorrei chiederti di illuminare le case di tutti i bambini con un albero di Natale pieno di luci colorate”, scrive Miriam, che sotto l’albero vorrebbe trovare “una pianola per suonare insieme al mio papà”. 

Andrea invece esprime la sua riconoscenza a Babbo Natale per quanto fatto e quest’anno pensa ai cani abbandonati e all’ambiente: “Siccome sono sicuro che sei un supereroe come Batman, infatti hai sconfitto in Covid come ti avevo chiesto, finalmente grazie a te potrò festeggiare il Natale con i miei nonni e i miei cugini. Vorrei che almeno per Natale tutti i cani del mondo non soffrano la fame e il freddo, infine vorrei che eliminassi tutte le mascherine buttate per terra”. 

Accanto a desideri immateriali, non mancano poi le richieste di regali. Elia chiede “un parcheggio per le mie macchinine”, Anna “una Barbie con un vestito elegante”, Simone “la maglia di Federico Chiesa”, Dalila “una valigetta di trucchi unicorno”, Lorenzola box di Mewtwo dei Pokemon” e “un regalo agli ucraini perché stanno vivendo un momento difficile, si capisce dalla tristezza dei loro occhi”. E c’è anche chi, come Nicolò, chiede “libri da leggere” dopo aver ammesso: “Non sono stato tanto bravo quest’annonon ho nemmeno ascoltato mamma e papà e mangio poco poco, quasi nulla”. 

Moltissime, anche quest’anno, pure le missive rinvenute nelle cassette di impostazione disseminate in tutta la regione oppure quelle consegnate direttamente nelle mani dei portalettere. E in altri casi, come a Penne o nell’ufficio postale di corso Vittorio Emanuele a Pescara, per agevolare le operazioni di bambini e dipendenti sono state allestite delle speciali cassette postali “a tema”, come spiega la direttrice della sede pescarese, Anna Maria Di Cenzo: “Quella delle letterine a Babbo Natale – dice – è una bellissima tradizione che si rinnova ogni anno negli uffici postali. In questa occasione abbiamo collocato nella sala al pubblico una speciale cassetta per raccogliere le corrispondenze destinate ai più svariati indirizzi di fantasia ma con un unico destinatario: Babbo Natale. È qualcosa di magico e al tempo stesso una responsabilità sapere che i bambini vedono in Poste una sorta di interlocutore privilegiato per arrivare al loro personaggio preferito e confidano in noi affinché le loro lettere arrivino e in tempi brevi. Noi non possiamo fare altro che assicurare loro l’efficienza di questo speciale servizio, improvvisato con la collaborazione e la complicità di impiegati, genitori e nonni”. 

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