Continua la polemica per la ciaspolata a Coppo dell’Orso, la replica di Wilderness Italia al Parco Nazionale d’Abruzzo

Abruzzo – In riscontro alla comunicazione di cui all’oggetto, si prende atto dei fatti (peraltro già ben noti) che sono stati all’origine dell’apertura del Rifugio della Cicerana. Ma si ricorda:

  • uno, che trattandosi di opera abusiva resta una macchia indelebile sulle autorità che pur avendo ottenuto il consenso all’abbattimento per loro libera (o interessata?) scelta non vi abbiano poi provveduto, tanto più stando l’opera abusiva in un Parco Nazionale;
  • due, che resta comunque scandaloso che una tale opera, ancorché di origini abusive, sia poi stata “regolarizzata” (peraltro in modo non del tutto chiaro, visto l’esposto a suo tempo dallo scrivente inviato anche all’autorità giudiziaria) ed adibita a rifugio escursionistico (quasi a voler significa che se un abuso è utile a chi lo subisce, lo si possa sanare, mentre non lo si può fare se è utile a chi lo realizzò!);
  • tre, che altrettanto scandaloso resta il fatto che, ben coscienti le autorità del danno da disturbo che la sua presenza arreca alla vita dell’orso bruno- ma anche all’integrità della foresta vetusta prossima allo stesso lo si voglia continuare a mantenere attivo!

Questo è un caso in cui l’autorità del Parco dovrebbe far valere le sue prerogative ed i suoi poteri, quale che sia l’amministrazione in carica; specie di fronte al fatto che poco lontano ed in zona idonea ad un’attività turistica, esista da decenni un rifugio storico in totale abbandono (Passo del Diavolo, lungo la Strada Statale 83). Come peraltro si è fatto in tante altre occasioni in cui questo potere lo si è voluto far valere.

Come si stabili di aprirlo, si ripete, in modo non del tutto chiaramente legittimo, così le autorità devono poterlo far chiudere ed anche smantellare, qualora l’ordinanza o sentenza giudiziaria che lo stabilì dovesse risultare ancora valida (in quanto non si crede che un ordinanza giudiziaria possa modificarsi e adattarsi a stati di fatto successivi)! E quanto sopra vale anche per il rifugio” gemello” autorizzato in località Terraegna, e forse anche altri di cui non si è a conoscenza!

L’orso bruno marsicano (così come per tante specie a rischio) si salva facendo sacrifici anche turistici ed economici; altrimenti si dica a chiare lettere che non lo si vuole salvare. Perché le iniziative palliative per evitare il disturbo o per favorire l’alimentazione naturale, non porteranno al risultato di salvarlo. Ed un giorno ci sarà ben qualcuno che andrà a leggersi i dossier per capire come mai la salvezza non sia avvenuta!

In quanto alla ciaspolata, si prende atto che il Parco almeno riconosca che quest’anno è stata la prima volta che non la si è indirizzata in zona La Cicerana; ed è già un primo passo: ma era necessario che ogni anno qualcuno gridasse allo scandalo, per giungere alla stessa conclusione? La frase del direttore è stata certamente estrapolata da interviste ed articoli di stampa, e non una sola volta riportata, ma ciò non toglie che sia stata proferita; ma non solo, è stata anche più volte contestata dal sottoscritto in comunicati regolarmente inviati al Parco senza che nessuno avesse ritenuto di smentirla.

Non se ne va alla ricerca… per carità di patria, ma, se del caso, lo scrivente non ha problemi a ricercarla e trovare il contesto in cui essa fu proferita e su quali organi di stampa e/o mediatici riportata. D’altronde, la stessa spiegazione che se ne vuole dare sta a dimostrare che quel pensiero a stato espresso, e che gli avvistamenti (dispersioni!) di orsi a Majella, Gran Sasso, Sirente ed altri luoghi dell’Appennino centrale siano sempre stati segnalati dalle autorità del Parco come fatti positivi, mentre positivi non lo sono affatto. E mai lo possono essere quando si tratta di popolazioni animali residue che si disperdono, che siano orsi bruni, linci o camosci. La dispersione per essere sana deve SEMPRE essere conseguenza di un certificato e notevole aumento delle loro popolazioni originarie. Questo lo ha stabilito la scienza, e non Franco Zunino.

Sulla chiusura dei sentieri, non si può che condividere i provvedimenti presi dal Parco. Lo scrivente ha solo criticato quando e là dove lo si doveva fare e non lo si è fatto, o dove l’accesso lo si permette con la scusante di un numero chiuso regolamento dal pagamento di un ticket; in quanto tale metodo non lo si può ritenere del tutto giusto e democratico, specie quando non esiste riserva/esclusione per le popolazioni locali i cui diritti non si dovrebbero MAI negare (a meno che non siano ristorati adeguatamente).

In quanto ai siti di svernamento, è certamente vero che sono “innumerevoli” e che “possono cambiare”, ma non sono mai vasti; per cui la chiusura si può anche fare senza creare nocumento al mondo alpinistico. E’ piuttosto in primavera ed estate che il turismo dispersivo andrebbe controllato (anziché favorirlo con rifugi tipo quelli succitati, o con mostre di opere d’arte in piena riserva integrale!).
Infine, si fa presente che per quanto reso noto all’opinione pubblica, nei “40 anni di ricerca scientifica” (lautamente remunerata: si parla di quasi 15 milioni di euro!), ai fini della conservazione dell’orso marsicano e del suo habitat nulla di più di quanto lo scrivente avevo scoperto, segnalato e proposto di fare, è stato trovato: solo studi di biologia e genetica, quasi sempre fini a se stessi (sperando che non debbano giungere a conclusione che in fondo i “cugini” albanesi, greci e montenegrini sono similari, e che qualche operazione di rinsanguamento in fondo la si potrebbe fare!). E mai che si sia indagato, con tanto di studio pubblicato, sul fenomeno degli orsi “problematici”! Ricerca che, peraltro, sarebbe il caso di far fare a studiosi super-partes e non certo a chi da anni indaga su incarico delle autorità, ed a queste soggettato.

Comunicato stampa Wilderness Italia

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