Il primo dicembre 1970, venne definitivamente approvata la legge n. 898 in tema di “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio“. Non tutti sanno però che a Celano una grandissima figura aveva anticipato i tempi di circa 537 anni. Essa corrisponde al nome di Jacovella di Celano.
Alla morte del Conte di Celano Nicola nel 1418, gli subentrò il figlio Pietro III. Pietro morì poco dopo, lasciando per testamento la Contea alla sorella Jacovella o Covella, ed altre cose alle altre due sorelle. Il Papa Martino V obbligò Jacovella (giovanissima) a sposare Edoardo Colonna (suo nipote). Riferendosi a ciò, scriveva Poggio Bracciolini “Uxor Eduardi…. per vim rapta” (Fu sposa di Edoardo con la forza).
La povera Jacovella senza un padre come rifugio, senza un fratello che la difendesse, sola, fanciulla, intimorita subì la costrizione. La Contessina non si rassegnava alla sorte toccatale, ed appena morto il Papa Martino V , fautore del matrimonio con il Colonna, ed essendo di tre anni più cresciuta, scappò di nascosto e si rifugiò dai suoi parenti.
Scrive Brogi che le vere ragioni della ribellione, furono la fierezza, “l’ambizione di essere padrona di se stessa” e soprattutto l’avversione verso i Colonna usurpatori del patrimonio della propria famiglia. Infatti Jacovella pur trascorrendo tre anni nel castello di Genenzano con il marito Edoardo, e pur dividendo il letto nuziale rimase “virginem et a viro incognitam” (arch. Vatic. Reg. Eugenii IV……) MAI SI CONCESSE.
Jacovella si rivolse al Papa Eugenio IV per l’annullamento del suo matrimonio. Nella lettera di Jacovella si vede per la prima volta per il tempo parlare di amore come corroborante della felicità fisica e psichica, dando valore all’emozione degli sposi rispetto alle prerogative economiche e di potere. Nel discorso di Jacovella comunque non traspare vergogna o sottomissione, ma fierezza e fermezza. Jacovella vinse. Il matrimonio fu annullato ed i possedimenti già occupati dai Colonna tornarono a lei. Correva l’anno 1433.