“Io sono il Velino”

Massa D’Albe – Sono giorni difficili per l’intera comunità marsicana e per tutti i  soccorritori che continuano a cercare i quattro avezzanesi.
Si alza lo sguardo per osservare “sua maestà”  monte Velino con tanta  speranza. Si cercano risposte ma la montagna è muta non può parlare e allora è Giampietro Nonni che interpretando il pensiero del “gigante”, racconta il suo pensiero e parla agli uomini per chiedere perdono:
Perdonami Uomo…io sono una montagna, il mio nome è Velino, sono fatta di roccia e terra ma ho un cuore anch’io, benché di pietra e ti supplico di credermi.
Non volevo arrecare dolore ad alcuno, non era mia intenzione. Da giorni le mie vecchie spalle erano coperte dalla neve; sotto quella spessa coltre era impossibile, per le creature che mi popolano, trovare qualcosa da mangiare per sopravvivere in questo freddo Inverno. Così, ad un certo punto, ho deciso di scrollarmene di dosso un pò per scoprire la terra e liberare qualche arbusto o filo d’erba che potesse sfamarli. Non immaginavo minimamente che quattro di quelli che considero miei amati figli fossero venuti a trovarmi proprio in quel giorno, così come tante volte, con mia immensa gioia, erano soliti fare. Si è trattato soltanto di una sfortunata coincidenza, loro non hanno colpe.
Io li accoglievo sempre con amore, mi mostravo bella per loro, li lasciavo riposare sull’erba all’ombra dei miei boschi, li deliziavo col canto degli uccelli e con lo spettacolo di un panorama meraviglioso. Mi piaceva ascoltare le loro canzoni e le loro esclamazioni di ammirazione quando vedevano librarsi in volo i falchi e i grifoni. Tutto era festa, era gioia, era magia, era amore puro, reciproco, grande amore, fatto di sguardi che non avevano bisogno di parole.
Quella neve ha tradito anche me, si è ribellata al mio volere, è scesa come una cascata, libera da ostacoli ed è arrivata al fondo valle con l’arroganza di chi sa di avere vinto una battaglia. Io potevo solo prenderne atto e quello che tormenta il mio cuore di roccia è che avrei potuto impedirlo se soltanto li avessi sentiti arrivare i miei figli. Avrei impedito alla valanga di formarsi, l’avrei fermata ed oggi non sarei qui a soffrire come te, Uomo, per la loro assenza. So che mi guardavi incantato ogni mattina, ad ogni tuo risveglio, mi guardavi e ti sentivi fiero e orgoglioso di me e lo fosti, ancora di più, quando capisti che ero riuscita a smorzare l’onda sismica che quel tragico mattino distrusse l’Aquila, decisa a proseguire fino a noi la sua foga distruttrice.
Con tutta la mia forza opposi la mia mole a quel sisma e riuscii a quietarlo, non gli permisi di irrompere nella mia Marsica per fare del male ai miei figli.
Io sono soltanto una umile montagna, non ho voce non ho possibilità di muovermi, sono immobile da milioni di secoli ma, se potessi, scenderei a chiederti di perdonarmi e di non guardarmi mai come una nemica ma di comprendermi, perché io, Uomo, continuerò ad amarti e a darti tutto ciò che posso, così come faccio da sempre e fino alla fine dei tempi.
Io non volevo…perdonami, Uomo.
       Giampietro Nonni

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