Si è consumato in questi giorni un altro capitolo della vertenza giudiziale che vede Camillo Colella contro Iris Flacco, con una duplice assoluzione nel procedimento penale scaturito dalla denuncia della S. Croce per falso ideologico e abuso d’ufficio nei confronti del dirigente regionale del Servizio attività estrattive, oggi definitivamente archiviato dal Tribunale di Pescara.
I Giudici Michela Di Fine (Presidente), Anna Fortieri e Francesca Manduzio (a latere) hanno rigettato le richieste del P.M. Fabiana Rapino, e dell’avvocato di parte civile, Roberto Fasciani, stabilendo che. nell’ambito della vicenda amministrativa relativa alla concessione della sorgente Fiuggino, la contestata falsità ideologica non costituisce reato e non sussiste da parte di Iris Flacco alcun abuso d’ufficio.
L’esame dei testimoni
Un processo durato oltre due anni, che ha visto molti protagonisti della complessa controversia convocati davanti alla sezione penale di Pescara.
Per l’accusa sono stati ascoltati i testi Nicolino Montanaro (amministratore della società), il geometra Quirino Petrecone, l’arch. Francesco Dituri, l’appuntato Michele Brunozzi, il maresciallo Carmen Marinacci.
Per l’imputata, difesa dall’avv. Augusto La Morgia, i testi Giovanni Cantone (funzionario della regione), Giuseppe Ciuca (assistente tecnico della regione), Giuseppe Ippoliti (tecnico del Genio Civile), il dr. Francesco D’Orazi della ASL n. 1, responsabile ufficio tecnico del comune di Canistro Massimo lafolla.
La consulenza dell’avvocato Salvatore Braghini
Nelle insolite vesti di consulente di parte è stato ascoltato dai Giudici anche l’avv. Salvatore Braghini, profondo conoscitore della vertenza relativa alle concessioni delle due sorgenti per conto del comune di Canistro, sin dalle primissime fasi del contenzioso ammnistrativo.
Il legale avezzanese ha deposito una corposa relazione con cui ha ricostruito dettagliatamente le vicende giudiziarie relative alle concessioni minerarie delle Sorgenti Sant’Antonio Sponga e Fiuggino, ripercorrendo alcuni dei fatti salienti della tormentata vicenda giudiziaria:
1.- l’annullamento dell’aggiudicazione alla Santa Croce del primo Bando regionale nel dicembre 2015 per irregolarità del DURC aziendale e dello stesso bando di gara;
- – la confisca di 8,5 milioni di bottiglie riempite con acqua minerale in assenza di titolo concessorio;
- – la realizzazione di una tubazione “occulta” partendo dalla vicina conduttura idrica proveniente dalla sorgente di Acque minerali S. Antonio – Sponga per accrescere le esigue portate dalla Fonte Fiuggino;
- – il sequestro per l’ammontare di 20 milioni di euro, confermata dalla Suprema Corte di Cassazione, per circa 13 milioni sottratti al pagamento dell’IVA e delle imposte sui redditi (IRES, IRAP, ritenute alla fonte) relative agli anni dal 2008 al 2013 con deferimento all’A.G. di Avezzano per i reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, con conseguente perdita della posizione del pacchetto di maggioranza della Holding da parte di Colella e nomina dell’amministratore giudiziario;
- – il quadro debitorio della società nei confronti del comune di Canistro di una lunga sequenza di accertamenti esattoriali, motivo di contenziosi fino alla Suprema Corte di Cassazione;
- – il clima di tensione con gli ex operai licenziati dalla società, costretti a ricorrere in giudizio per ottenere la condanna della società al pagamento delle retribuzioni lorde da settembre 2016 a febbraio 2017 ed altre voci salariali;
- – l’estromissione della Flacco dalle procedure in cui è parte la Santa Croce adottata in via cautelare dal Responsabile Regionale della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza dopo l’azione risarcitoria incardinata dalla società presso il Tribunale Ordinario di Roma, mediante la quale la società, proprio grazie al contenzioso instaurato, ha chiesto ed ottenuto dalla Regione Abruzzo un provvedimento “sanzionatorio” nei confronti del dirigente.
Le accuse della Santa Croce
Secondo la tesi del denunciante e dell’accusa, l’imputata avrebbe danneggiato la società ponendo in essere un disegno criminoso, portato avanti nella sua qualità di dirigente del Servizio attività estrattive della Regione Abruzzo, tanto da integrare con la sua condotta i reati di abuso d’ufficio e falsità ideologica, con riferimento alla determina del 22 novembre 2016, che seguiva una formale diffida indirizzata alla società in parola, mediante cui la Flacco rilevava il difetto di autorizzazione regionale ai sensi della legge regionale sulle acque minerali e l’asserita circostanza che la concessione Santa Croce Fiuggino non risultava essere stata mai utilizzata, contestando, altresì, l’utilizzo dell’acqua minerale dalla stessa Fonte per mancanza di rete di adduzione e l’omesso versamento del canone.
Primo capo di imputazione: il verdetto del Tribunale
Il Tribunale pescarese – sconfessando la tesi dell’accusa e della parte civile – afferma a chiare lettere che “le problematiche evidenziate dalla Flacco nell’atto di diffida del 22.11.2016 sarebbero poi risultate reali per quanto emerso nel successivo contenzioso, ovvero l ‘accertata commistione delle acque delle due sorgenti in occasione del sopralluogo del 6.12.2016, l’omessa attuazione delle condizioni poste al momento del rilascio della proroga della concessione per l’estrazione e lo sfruttamento dell’acqua minerale Fiuggino disposta con atto dell’Amministrazione Provinciale dell’Aquila del 22.10.2007 (fatto che determinava l’avvio del procedimento di decadenza della concessione di cui si è già accennato), l’accertata assenza (sempre in occasione del sopralluogo del 6.12.2016) di adeguate condizioni igienico-sanitarie delle strutture a servizio della raccolta delle acque provenienti dalla sorgente Fiuggino, l’esistenza di collegamento della tubazione oggetto di prospettato intervento con la rete a servizio di utenti privati evidenziato nel successivo carteggio intercorso tra le parti”.
I Giudici concludono che le attestazioni ritenute false con riferimento al primo Capo di imputazione, dunque, “non appaiono idonee a ravvisare il dolo generico del delitto contestato alla Flacco, tenuto conto non solo della reale mancata utilizzazione della concessione della sorgente Fiuggino a partire dal 12.12.2008 ma altresì, per ciò che riguarda il riferimento all’assenza di autorizzazione ex art. 36 L.R. n. 15/2002, l’omissione degli adempimenti posti a base del rinnovo della concessione nel provvedimento dell’Amministrazione Provinciale dell’Aquila del 22.10.2007 …non potendosi dubitare che l’imputata avesse inteso rappresentare fatti ed esternare considerazioni sorrette da un quadro normativo inconciliabile con la coscienza e volontà di immutare il vero mediante la falsa rappresentazione della realtà”.
Secondo capo di imputazione: il verdetto del Tribunale
Parimenti le accuse relative al secondo Capo di imputazione, riguardo alle attestazioni, anch’esse ritenute false dalla società, sulla non corresponsione del canone da parte della S. Croce, vengono giudicate insussistenti, in quanto – rileva il Collegio – le ragioni dell’avvio del procedimento di decadenza comunicato con la determina regionale del dirigente erano del tutto diverse rispetto a quanto indicato nel capo di imputazione, essendo consistite unicamente nel mancato rispetto delle condizioni cui era subordinato il provvedimento di rinnovo della concessione della Fiuggino, tanto che correttamente, seguiva da parte del dirigente l’avvio del procedimento di decadenza del rinnovo della concessione per mancata osservanza delle prescrizioni contenute nei permessi, nelle concessioni o nelle autorizzazioni.
Assoluzioni penali e procedimenti civili in corso
Secondo l’avvocato Salvatore Braghini, “le motivazioni della sentenza del Tribunale di Pescara confermano che l’operato della Flacco non ha mai danneggiato la S. Croce, essendo stato sempre conforme ai principi di correttezza amministrativa, di imparzialità e diligenza, nonché, per contro, la pretestuosità delle accuse mosse nei suoi riguardi dalla Santa Croce, come in occasione della prima denuncia presentata per abuso d’ufficio contro il dirigente regionale dalla stessa società, ottenendo, anche in quella circostanza, la definitiva archiviazione”.
La Flacco, infatti, era già stata denunciata dalla stessa società per abuso d’ufficio presso la Procura di Avezzano, ma fu scagionata dal GIP, dr.ssa Francesca Proietti, in data 25 settembre 2017.
In quel procedimento risultò che la Flacco, assistita dagli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia, era “intervenuta sui luoghi della zona di concessione nell’esercizio legittimo di funzioni di polizia mineraria mentre la Santa Croce spa ha esercitato la concessione anche quando, nonostante la chiusura coattiva, è stata rilevata la perdurante adduzione; ha sempre avvertito in anticipo l’impresa, chiedendone la collaborazione, ha fatto ingresso presso lo stabilimento col consenso della società”, e che – si legge nell’ordinanza di archiviazione – “in un siffatto contesto di contorno, caratterizzato dall’aspra conflittualità tra Regione e dirigenza societaria, l’indagata non solo non ha abusato dei suoi poteri, non ravvisandosi violazioni sanzionabili né in termini di competenza né in termini di violazione di legge, ma neppure ha agito con dolo”.
Il legale ritiene, altresì, che “l’assoluzione della Flacco porterà anche alla soluzione positiva dei procedimenti intrapresi dalla stessa società per ottenere dal dirigente un cospicuo risarcimento dei danni, uno presso il Tribunale di Roma e un altro presso quello di Pescara, atteso che sono basati su atti e dichiarazioni della Flacco ritenuti lesivi della società, soprattutto con riferimento alla vicenda Fiuggino, ma che, alla luce della sentenza di assoluzione di questi giorni, ben potranno dimostrarsi infondati”.