Il Casino di Campagna “Cora Agros”

L' antico casolare del ‘600 appartenuto al famoso medico ed astronomo tagliacozzano Andrea Argoli
Il Casino di campagna “Cora Agros” anno 1930|Tagliacozzo ‐ Via delle Macchie|
Il Casino di campagna “Cora Agros” anno 1930

Tagliacozzo – Passeggiando per “Via delle Macchie”, la strada che da Tagliacozzo conduce a Villa San  Sebastiano e fermandosi poco dopo i campi da tennis, si possono scorgere sulla destra due  tralicci dell’alta tensione ed un sentiero che porta in cima ad un colle.

Tagliacozzo ‐ Via delle Macchie
Tagliacozzo ‐ Via delle Macchie

Percorsi pochi metri e terminata la salita si può ammirare la bellezza di un antico casale  sulla cui facciata appare la scritta “CORA AGROS”. Ebbene per descrivere la sua storia  bisogna fare un bel salto indietro nel tempo ed arrivare ai primi anni del ‘600 quando il  “Casino di campagna” situato nella tenuta di “Cora Agros” apparteneva al famoso astronomo  e medico di Tagliacozzo, Andrea Argoli.  

 Si racconta che sia stato un anonimo architetto del nord a progettare e costruire il casolare  che in quell’epoca veniva chiamato “Casino”. Senza cadere in facili sottintesi, quel nome  veniva dato ai ritrovi di campagna riservati ai ricchi signori che li utilizzavano per bere del  vino e giocare a carte dopo una “faticosa” battuta di caccia. 

Dalla loggia dell’antico maniero, contornato da enormi finestre ad arco, Andrea Argoli  muoveva i primi passi verso lo studio della volta celeste.

Non a caso lo stemma della sua famiglia era rappresentato da un gallo con il becco aperto,  sopra un compasso divaricato. Anche suo figlio Giovanni, ispirato dallo splendido  paesaggio che si godeva dalla cima del poggio in Via delle Macchie, compose appena  quindicenne, il suo primo poema pastorale dal titolo “Idillio de la Bombace e Seta che dedicò al Principe Maurizio Cardinale di Savoia.  

Non va dimenticato che Andrea Argoli era lo zio della   poetessa tagliacozzana Petronilla Paolini Massimi in  quanto figlia di Silvia Argoli. Nei decenni che seguirono,   sia il casolare che la tenuta passarono agli eredi del Barone Michele Lorenzo Mancini. Oggi quel comprensorio viene chiamato dai tagliacozzani  “boschetto Tarantelli”. 

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