Avezzano – Lunedì in un incontro fra Burgo S.p.A. e rappresentanze sindacali delle maestranze, si è discusso dell’incendio divampato nello stabilimento durante la notte del 26 febbraio scorso. Un incendio che ha devastato lo stabile e danneggiato macchinari, tanto da costringere l’azienda a fermare la linea di produzione del cartone.
Per avere un quadro sullo stato dell’arte, la nostra redazione ha contattato l’ufficio stampa dell’azienda che per adesso, ha ritenuto di non fare alcun comunicato. Sull’argomento la Cisl si è limitata solo a confermare l’incontro avuto con l’azienda l’altro ieri, mentre più loquace è stato il rappresentante della CGIL, Gianluca Marianella.
Il referente della RSU che fa riferimento alla Cgil, ci ha raccontato che sono ancora in corso i rilievi delle ditte specializzate per determinare l’agibilità del capannone. Una volta terminate le procedure di accertamento, si dovrebbe partire con lo smantellamento e la ricostruzione dello stabile.
Quindi si tratta di danni seri!
Beh! In effetti è così. Non si tratta solo del macchinario, la cosa che sta creando più problemi è il tetto. Sicuramente un po’ di giorni se ne andranno prima che venga ripristinato il tutto.
In questo momento la produzione è ferma?
Si, la produzione è ferma, e fino a quando non ci sarà certezza sull’agibilità del capannone, resta operativa solo la squadra di emergenza che fa attività di controllo e sorveglianza.
In questo momento la fabbrica non è attiva?
Il personale impegnato sulla linea di produzione del cartone è a casa. Abbiamo invece l’altra linea, il reparto storico, dove tagliamo la carta degli altri stabilimenti, che invece resta attivo.
Il personale della linea dove si produce il cartone, come verrà impiegato?
Abbiamo trovato soluzioni alternative per gestire temporaneamente questa fase. Abbiamo uno stabilimento a Sora, e abbiamo fatto un accordo con l’azienda per garantire l’occupazione nelle prossime due settimane, trasferendo lì il personale, ma esclusivamente su base volontaria. Intanto questa prima settimana la copriremo con le ferie collettive. Poi, appena avremo il via libera da parte delle ditte che stanno valutando l’agibilità del capannone, si cercherà di far rientrare tutti, impegnando le maestranze anche in attività collaterali di contorno.
Al di là dei danni alle cose, non c’è stata alcuna implicazione per le persone?
Fortunatamente no! Il fatto che i Vigili del Fuoco non abbiano posto l’area sotto sequestro, farebbe pensare che l’incendio sia stato originato da cause accidentali. Dalle verifiche è emerso che gli impianti antincendio erano tutti regolarmente funzionanti. Alla fine, hanno semplicemente interdetto la zona, raccomandando la verifica delle strutture.
In pratica non c’è stato il tempo per contenere il propagarsi dell’incendio!
No, perché si è sviluppato in brevissimo tempo, e in maniera molto intensa, e nonostante i colleghi della squadra di emergenza siano intervenuti con assoluta tempestività, non sono riusciti a evitare che le fiamme raggiungessero subito il tetto. Poi la sfortuna ha voluto che l’incidente si verificasse di notte, quando nello stabilimento ci sono meno braccia. E per quanto mi è stato riferito, pare siano state interessate anche delle tubazioni di aria compressa, e come si sa, l’aria agevola la propagazione delle fiamme. Però l’importante è che non si sia fatto male nessuno.
Nell’incontro di lunedì con l’Azienda, cosa vi siete detti?
Nella riunione si è valutato di studiare ulteriori protezioni da mettere in campo, perché le caratteristiche della carta che trattiamo, sono diverse da quelle che trattavamo prima. Si è concordato quindi di alzare ulteriormente il livello di sicurezza.
Questo nuovo prodotto che producete adesso, da quanto tempo avete iniziato a lavorarlo?
Da quando l’azienda ha riaperto, da tre anni a questa parte. Ci sono allo studio ulteriori tipologie di carta che però comportano modifiche agli impianti, ciò vuol dire che l’azienda ha un progetto di lungo respiro per il nostro stabilimento, ci puntano forte.
Questa mi sembra una prospettiva positiva.
Beh! Un minuto dopo esserci resi conto che nell’incidente nessuno si era fatto male, e vedendo le cose andate in fumo, ci siamo un po’ preoccupati. Sai com’è, oggi come oggi, col fatto che tante cartiere stanno in difficoltà, non si è mai tranquilli. Però abbiamo rilevato la forte volontà dell’azienda, di intervenire in maniera tempestiva. Questo ci rassicura sui tempi della ripartenza, che credo, saranno ragionevolmente brevi.
Quante sono le persone ferme in questo momento?
Si sta definendo la questione. Questa settimana ci saranno le ferie collettive. A seguire, qualcuno andrà a dar man forte all’altro reparto, quello storico, qualcun altro darà la disponibilità temporanea per Sora, altri svolgeranno mansioni in ambito di attività collaterali, quindi non saprei quantificare quante persone, alla fine, resterebbero ferme.
Sulla linea che si è dovuta fermare, quante persone ci lavorano?
Se parliamo delle persone che lavorano attorno alla macchina che si è dovuta fermare, perché ha preso fuoco, si tratta di sette persone ogni turno, per tre turni a ciclo continuo, tenendo conto che, alcuni dei componenti di ciascun turno, oltre che occuparsi del funzionamento della macchina, svolgono anche il servizio di squadra di emergenza.
Questo incidente ha qualche analogia con l’incendio sviluppatosi alla fine del 2019?
Nel 2019 le cause dell’incendio furono addebitate al malfunzionamento di una puleggia, un cuscinetto che provocò una scintilla, che a contatto con dell’olio, innescò l’incendio che coinvolse lo stesso macchinario di adesso. La differenza è che allora, l’incidente si verificò in un altro punto della linea. Per semplificare, le dico che la macchina è differenziata in tre diversi settori di lavorazione. Nel 2019 l’incidente si verificò nel primo settore, mentre la scorsa settimana l’incendio è avvenuto nel secondo.
Qual è la stima dei tempi per la ripresa dell’attività produttiva a pieno regime?
I più pessimisti ritengono che non si ripartirà prima di tre settimane ma confidiamo di tornare in produzione fra un paio di settimane al massimo. In ogni caso, l’azienda intende conseguire standard di sicurezza ancora più elevati di quelli minimi stabiliti per legge. Se questo richiederà tre settimane invece che due, ben venga una settimana in più di fermo. L’attenzione alla sicurezza non è mai troppa.