Avezzano – Si fa presto a parlare di Recovery Plan, due paroline rotonde che evocano rinascita, ripartenza, un nuovo inizio, ma sarà proprio così? Allora guardiamo le carte del PNRR, altro acronimo che suscita speranza con quelle quattro parole, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, tanto ormai resilienza sta bene su tutto.
E mentre il governo sta riscrivendo il piano dei progetti che l’Italia intende presentare alla Commissione Europea per sbloccare i 209 miliardi di euro stanziati nell’ambito del piano Next Generation EU, la Regione Abruzzo, ha fatto il suo, in termini di proposta progettuale, per partecipare al rilancio del Paese.
La presidenza della Regione Abruzzo ha messo in moto un confronto fra i vari dipartimenti attivando una cabina di regia composta dai responsabili dei dipartimenti. A ognuno di loro è stato chiesto di elaborare una progettualità coerente con le linee guida governative, e questi, supportati dalle loro strutture, hanno approntato 74 proposte progettuali per un totale di 9 miliardi, 285 milioni, 766 mila, e 89 euro.
I 74 progetti, che rappresentano la così detta Banca progetti della Regione Abruzzo, sarebbero stati sottoposti a una sorta di stress test per verificarne l’efficacia sulla crescita economica, sulla creazione di posti di lavoro, sulle ricadute sociali e sulle reali potenzialità che la transizione verde e la trasformazione digitale, avrebbero, nell’innescare processi virtuosi di sviluppo.
I fondi sono ripartiti per aree di intervento. Alla transizione ecologica sono destinati 5,34 miliardi di euro, a seguire ci sono le infrastrutture e la mobilità per circa 3,1 miliardi di euro. Quindi la digitalizzazione e l’innovazione con 422 milioni, il sostegno alla competitività con 386 milioni, e infine, 40 milioni per istruzione e formazione.
Nell’ambito delle risorse ripartite dal Dipartimento Territorio e Ambiente, alla voce servizio gestione e qualità delle acque sono appostati 845 milioni di euro. Di questi, 80 milioni sono destinati ai Contratti di Fiume, quasi 125 milioni all’adeguamento degli impianti di depurazione e alle reti fognarie, poco più di 247 milioni serviranno per il risanamento e l’efficientamento delle reti acquedottistiche, circa 213 milioni verrebbero messi in conto per il potenziamento delle adduttrici principali e per i serbatoi, e infine, a 180 milioni, ammonterebbe il plafond previsto per la piana del Fucino.
Ma quanto arriverebbe in Marsica sulla base del programma stilato dalla Regione Abruzzo? Carte alla mano, poco più di 8 milioni sui 125 previsti per la depurazione e gli impianti fognari, 30 milioni e 150 mila euro per l’efficientamento delle reti e 26,1 milioni per il potenziamento delle adduttrici. In sostanza, al netto dei fondi destinati al Fucino per scopi irrigui, alla Marsica non viene assegnato nemmeno il 10% delle risorse preventivate su base regionale.
La musica non cambia sugli investimenti per la viabilità e la difesa del suolo, che è la voce più consistente del piano stilato dal dipartimento infrastrutture e trasporti. Sulla difesa del suolo, a fronte di un costo stimato per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, di circa un miliardo e 193 milioni, sono stati approntati progetti per 474 milioni, di questi, il 7% riguardano la Marsica. Sulla viabilità, invece, le cose vanno un po’ meglio, almeno per quanto riguarda le strade di rango statale, come la ex superstrada del Liri, oggi SS690, per la quale sono previsti investimenti per cinquecento milioni di euro.
Il problema resta invece sulle strade provinciali, per le quali, sono previsti 800 milioni complessivi per tutta la Regione. Ora si attende di sapere come saranno ripartiti. A oggi, strade importanti per la viabilità della Marsica, come la SR82 e la Sp63 Simbruina, rischiano di restare ancora a lungo interdette al transito, strette come sono, nella morsa di frane e smottamenti non ancora cantierati.
In queste condizioni, parlare di sviluppo delle aree interne, di valorizzazione del territorio e di promozione della Marsica, rischia di restare solo esercizio dialettico. Se criticità strutturali, quali l’acqua e la viabilità interna, non diventano argomenti prioritari da mettere in agenda come fattori strategici di rilancio, si rischia di sprecare una grande occasione.
Per ora, i numeri scritti sul piano che la Regione ha presentato al governo, non lasciano molte speranze a chi nutre ancora qualche residua illusione.