La propaganda sindacale fascista nel Fucino, tra adunanze ed esaltazioni rivoluzionarie (23-24-25 marzo 1927)

Agricoltori in agitazione e braccianti a lavoro lungo i canali del Fucino|
Agricoltori in agitazione e braccianti a lavoro lungo i canali del Fucino

L’impulso dato con gradi diversi e sotto forme svariate alle nuove leggi «fascistissime» (novembre 1926), assunse ben presto un ruolo essenziale nella repressione in atto e verso le residue libertà civili e politiche. In sostanza, come abbiamo già accennato, furono soppressi tutti i giornali «antifascisti, sciolti tutti i partiti e associazioni non fasciste, decretata la decadenza dei deputati aventiniani, già individualmente aggrediti e perseguitati e di quelli comunisti, pur rientrati da lungo tempo nell’aula, e infine il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, i cui giudici non furono dei magistrati di carriera, ma degli alti ufficiali della milizia fascista» (1). Nonostante ciò, il partito comunista ammonì gli operai a tenersi fuori dalle organizzazioni corporative fasciste; in un secondo momento «si assistette a una penetrazione abile all’interno dei sindacati, dei dopolavoro e delle organizzazioni giovanili, dove fu tentata un’azione di propaganda dalle forme più diverse» (2). 

Allo scopo, quindi, di intensificare la propaganda sindacale nel Fucino «e procedere all’attento esame di alcune situazioni locali», Romano Cocchi (segretario dell’ufficio provinciale) e Giovanni Alessandri, decisero di compiere un’ennesima e «rapida rassegna delle forze organizzative nei maggiori centri agricoli». Così cominciò una lunga serie di riunioni, partendo dalla piccola frazione di Paterno: «dove ad un fitto stuolo di agricoltori ha parlato R.Cocchi, spiegando la portata del contratto bietole testé concluso e illustrando le alte finalità del Sindacalismo Fascista. I presenti hanno quindi all’unanimità riconfermato la loro fiducia nel Direttorio e nel segretario uscente» (3). Subito dopo ebbe luogo a S.Pelino: «un imponente comizio ove oltre a tutti gli iscritti al Sindacato, l’intera popolazione gremiva la piazza del paese. Dopo brevi parole del Podestà e del Segretario Politico del fascio, R.Cocchi pronunziò un vibrante discorso, frequentemente interrotto da applausi e salutato alla fine da una grande ovazione» (4). Nella serata i due sindacalisti si recarono a Celano, dove si tenne: «una numerosissima adunata di organizzati nella sede sociale, alla presenza del Commissario Prefettizio, del Segretario politico e del Comandante la Milizia Nazionale. Gli astanti, dopo aver ascoltato una breve allocuzione del Segretario Cocchi, procedettero all’elezione del Direttorio che risultò così composto: Marinucci Ermanno, Segretario; D’Andrea Filippo, Carusi Costanzo, membri. Nella giornata successiva furono tenute altre importanti adunanze». Il giorno dopo, la carovana si spostò a Ortucchio. Stavolta parlò Alessandri: «enunciando agli agricoltori le finalità del movimento sindacale e incitando tutti i lavoratori di sana coscienza nazionale a rinsaldare il loro fattivo attaccamento all’organizzazione. Si procedette quindi alla nomina del Segretario nella persona di Michele Fafone e del Direttorio nelle persone di Corrado Cardinale e Stefano Contestabile».

A Gioia dei Marsi, invece, la riunione ebbe luogo nell’aula consiliare, con l’intervento dei notabili locali. Il segretario Cocchi esortò i convenuti a «ben valutare l’importanza dell’atto da compiere attraverso l’elezione dei dirigenti locali, ai quali è domandata la prima tutela degli interessi di categoria. Furono prescelti a Segretario il sig. Ameli Ettore e a membri del Direttorio i signori Caputi, Alfonsi, Iori, Giannantoni». Anche a Venere: «l’adunanza riuscì imponente e ordinata. Dopo fervide espressioni del Segretario Cocchi, gli intervenuti passarono alla nomina delle cariche, che risultarono così distribuite: Segretario Anselmi Giuseppe, membri del Direttorio Marchioni, Pecci, Cerasoli, Zauri». Il giorno dopo, in mattinata, di nuovo Alessandri: «tenne un applaudito discorso agli agricoltori di Luco dei Marsi, intervenuti numerosissimi con i loro dirigenti e le autorità locali. Per acclamazione si procedette alla riconferma del Segretario e del Direttorio uscenti fra poderosi Alalà, al Fascismo e al Duce». Un’altra importantissima adunanza «ebbe luogo ad Avezzano, ove alla presenza di circa cinquecento organizzati, parlò il Segretario Cocchi, esaltando il significato dell’unione di volontà ed intenti esistente fra Sindacati e Partito, inneggiando alle maggiori fortune del Fascismo. Si procedette, quindi, all’elezione delle cariche». 

Nella stessa giornata, dopo una breve sosta a Cerchio: «ove fu attentamente vagliata la locale situazione Sindacale, il Segretario Cocchi presiedette l’imponente assemblea del Sindacato di S.Benedetto dei Marsi. Anche qui fu confermato all’unanimità il Direttorio uscente» (5). In definitiva, di là dai bei discorsi profusi dal sindacato fascista, le condizioni dei bieticoltori rimanevano drammatiche. Alcuni mesi dopo il giornalista Antonio Sinibaldi denuncerà le numerose difficoltà degli agricoltori del Fucino, alle prese con la pessima transitabilità delle strade e con altri innumerevoli inciampi causati di proposito dall’amministrazione Torlonia. Scrive criticamente lo storico Colapietra: «Che cosa possono significare in effetti le nuove clausole del contratto dei bieticoltori, ora che Torlonia ha acquisito il controllo anche dello zuccherificio e che anche i minori proprietari si allineano sulle posizioni intransigenti che l’affitto, la banca e la bietola garantiscono all’Eccellentissima Casa, la morsa a tre ganasce di un’altra leggenda fucense» (6).

Bisogna però rilevare, in questo particolare contesto, che i rapporti tra Romano Cocchi e i vertici del partito fascista diventarono ben presto critici. Evidentemente, seppur i suoi discorsi nella Marsica furono sempre assai cauti e mai esplicitamente rivoluzionari (accolti con grande entusiasmo dagli agricoltori), qualche affermazione più intransingente lo spostò ai margini della politica sindacale fascista, facendo scaturire nei suoi confronti misure eccezionali della massima gravità. Il primo severo provvedimento preso dalle autorità prefettizie fu quello di sostituirlo con Domenico Maitilasso a metà settembre del 1927. Seguì altra grave decisione del «Tribunale Speciale» che lo condannò in contumacia a dodici anni di reclusione, con l’accusa di propaganda sovversiva: «tendente all’insurrezione e incitamento all’odio di classe». Perseguitato dalla polizia fascista, espatriò in Francia, poi in Belgio e infine in Svizzera. Nel 1936 la sua presenza fu segnalata a Londra. In seguito, dopo vicende rocambolesche, sotto falso nome fuggirà in Spagna, seguitando la sua intensa azione clandestina contro il regime. Purtroppo, fu catturato dai nazisti il 27 dicembre del 1943 e, deportato nel campo di concentramento di Buchenwald, morirà di stenti. 

A partire da questi rilievi, spostandoci sempre su un piano politico severamente controllato dai vertici fascisti, occorre registrare la nomina dell’avvocato Antonio De Capua, a presidente del tribunale di Avezzano: «preceduto da fama di magistrato colto e sereno, proveniente da Lanciano, ove esercitava le funzioni di Procuratore del Re». Il personaggio era già noto nel comprensorio marsicano per essere stato pretore a Trasacco, prima del terremoto. Queste furono le congratulazioni espresse dalle autorità zonali: «Al nuovo Presidente giunga gradito il deferente benvenuto della cittadinanza avezzanese» (7).

 

NOTE

  1. G.Vaccarino, La resistenza al fascismo in Italia dal 1923 al 1945, in «Il Movimento di Liberazione in Italia», Rassegna di Studi e Documenti, 54, Gennaio-Marzo 1959, Fasc. I, a c. dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, Milano, 25 marzo 1959, p.21.
  2. G.De Rosa,Considerazioni storiografiche sulla crisi dello stato prefascista e sull’antifascismo, Relazioni, in «Atti del Convegno sulla Storiografia della Resistenza», 57, Ottobre-Dicembre 1959, Fasc.IV, p.72.
  3. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno IX – Num.693 – Roma, 31 Marzo 1927, Attività Sindacale.
  4. Ibidem.
  5. Ibidem
  6. R.Colapietra, Fucino Ieri, 1878-1951, Ente Fucino, Stabilimento roto-litografico «Abruzzo-Press», L’Aquila, ottobre 1998, p.159.
  7. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno IX – Num.693 – Roma, 31 Marzo 1927. Corriere di Avezzano. Il nuovo Presidente del Tribunale.

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