Capistrello – Nella scorsa edizione del trekking dell’Emissario, il nutrito drappello di turisti che aveva partecipato alla passeggiata, ripercorrendo a ritroso, l’asse ideale della galleria sotterranea dell’Emissario Claudio Torlonia, aveva terminato l’itinerario davanti a un manufatto in pietra letteralmente invaso dai rovi. Molti si erano chiesti cosa fosse.
A guardarlo con gli occhi dell’ignara curiosità, appariva come una sorta di mausoleo, custode di chissà quali segreti. E un po’ in effetti è così, perché quella costruzione che vediamo sul versante Palentino del monte Salviano, ripulita e liberata dagli arbusti, grazie all’intervento degli Amici dell’Emissario, sembra proprio una sentinella discreta che guarda verso l’abitato di Capistrello.
Certo, se non fosse stato per Antonello e Franco, che quella domenica si erano messi in testa di fare piazza pulita, per fare qualche bella foto, complice la bella giornata, i rami e le erbacce, la farebbero ancora da padrone, nascondendo alla vista la costruzione che sorveglia il cunicolo del Calderaro, una delle vie di accesso all’Emissario, realizzata duemila anni fa dagli antichi romani.
Il cunicolo del Calderaro si trova sul pozzo n° 21, che 120 metri più in basso, interseca l’Emissario Claudio/Torlonia. Il cunicolo è totalmente scavato nella roccia; lungo i lati sono incisi dei gradini che servivano per il transito di piccoli carri, usati per il trasporto dei materiali di risulta dello scavo e per introdurre all’interno i materiali necessari alla costruzione della galleria.
Nell’800, la riattivazione della galleria romana, a opera di Torlonia, preceduta dai lavori dell’ingegnere Afan De Rivera, che diresse le operazioni di ripulitura per conto del genio militare del Regno delle due Sicilie, portò al ripristino del cunicolo e liberò il pozzo, dove furono installati degli argani a tamburo a tiro verticale. Attualmente l’entrata alla galleria da questo pozzo è impedita proprio dal manufatto rivestito in pietra che si vede nella foto. (prima e dopo la ripulitura)