Dieci punti separano l’idea del raddoppio, dall’inizio della sua realizzazione, ognuno propedeutico al successivo. Sul tempo che serve per completare gli iter autorizzativi, è difficile trovare qualcuno disposto a fare previsioni.
Civitella Roveto – Al di là dei buoni propositi e dell’entusiasmo professato da alcuni amministratori sul raddoppio della Strada Statale 690, che attraversa tutta la Valle Roveto, va precisato che allo stato attuale, si sta parlando solo di uno studio preliminare di massima. Quello illustrato dall’ANAS nella presentazione di Balsorano, lo scorso 26 aprile.
Al termine della proiezione delle slides, l’ingegner Antonio Marasco, Responsabile della struttura territoriale ANAS per l’Abruzzo e Molise, ha mostrato i punti che separano l’idea del raddoppio dall’inizio dei lavori. Si tratta di ben dieci punti, ognuno propedeutico al successivo, che richiederanno ancora tempo per essere spuntati, uno dopo l’altro, ma sul tempo che servirà prima di partire, è difficile trovare qualcuno disposto a esporsi con delle previsioni.
Ma stiamo a quanto illustrato dall’ingegner Marasco. Intanto occorre completare lo studio di fattibilità dell’opera, ovvero la descrizione di sintesi che serve ad illustrare, in termini generali, le sue caratteristiche. Di solito si tratta di una relazione illustrativa accompagnata da un’analisi dello stato di fatto e da una proposta progettuale, declinata secondo più alternative.
Fatto ciò, si sottopone il tutto al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che è chiamato ad esprimere un parere obbligatorio entro 90 giorni, su ogni progetto nell’ambito dei lavori pubblici di competenza statale, o comunque finanziati per almeno il 50% dallo Stato, di importo superiore ai 25 milioni di euro, nonché sui progetti delle altre stazioni appaltanti della pubblica amministrazione.
Il passo successivo è l’istituzione della Conferenza di Servizi, una sorta di tavolo permanente fra vari soggetti della pubblica amministrazione che ha il compito di affrontare i problemi e confrontarsi sui temi comuni nell’intento di semplificare e razionalizzare le procedure per il rilascio delle autorizzazioni. Dai nulla osta, ai pareri e a tutto quanto è necessario alla realizzazione di un’opera di rilevanza pubblica.
A questo punto entra in ballo l’impatto di valutazione ambientale. Dall’entrata in vigore, nel 2017, del Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) sono state introdotte delle linee guida con l’obiettivo di uniformare, semplificare e standardizzare, tutto il processo per la redazione dello studio di impatto ambientale. L’intento è favorire un’adeguata Valutazione dell’impatto ambientale per salvaguardare il territorio.
L’iter del provvedimento di valutazione di impatto ambientale (PIA), dalla presentazione della domanda al parere definitivo, va da un minimo di 150 giorni ma spesso si finisce ben oltre l’anno. È evidente che l’efficacia del lavoro preliminare, svolto in sede di conferenza dei servizi, unito a un proficuo confronto con tutti i portatori di interessi, può incidere notevolmente sull’abbattimento delle tempistiche.
Soltanto dopo aver superato tutti questi step di natura preliminare, si arriva alla redazione del progetto definitivo vero e proprio. Il passaggio successivo è sottoporre il progetto definitivo alla Conferenza dei servizi e all’intesa Stato – Regione, per la localizzazione dell’opera con tutto ciò che ne consegue in termini di procedure di esproprio. Assolto questo adempimento si parte con la gara di appalto e con la redazione del progetto esecutivo. Espletate tutte le formalità di legge, per l’assegnazione dei lavori al vincitore della gara, si aprono dei cantieri.
Ammesso che l’idea del raddoppio vada avanti, il tema del dissesto idrogeologico, che coinvolge l’intera Valle Roveto, resta ancora irrisolto sul tavolo, e con esso, i problemi legati alla viabilità interna, dalla SR82 a tutte le diramazioni che collegano i paesi della valle con le direttrici principali.
È chiaro a tutti che la viabilità in Valle Roveto non è un problema di manutenzione delegabile alla Provincia ma riguarda la difesa del suolo, perché le frequenti interruzioni lungo la SR82 sono determinate da frane e smottamenti. Di questo tema va investita la Regione nelle sue varie articolazioni, a partire dal Presidente Marco Marsilio, passando per il sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regionale, Umberto d’Annuntiis, che ha specifiche deleghe sulla difesa del suolo, arrivando al dipartimento Territorio e Ambiente.