Giammarco De Vincentis ricorda l’attivista per i diritti dei sordociechi Sabina Santilli e fa un appello per la sorella Loda Santilli

San Benedetto dei Marsi – La storia di Sabina Santilli ormai è conosciuta da tutti. La donna, sordocieca e muta, nata a San Benedetto dei Marsi, è stata un’attivista per i diritti dei sordociechi e dei pluriminorati psicosensoriali e la fondatrice e prima presidente dell’associazione della Lega del Filo d’Oro.

La sorella Loda Santilli, che si è sempre impegnata a mantenere vivo il ricordo di Sabina, è oggi ospite presso l’Istituto Don Orione di Avezzano.   

Giammarco De Vincentis, anch’egli di San Benedetto dei Marsi e autore del libro: “Quando la neve si scioglie“, fa un appello per Loda Santilli, rivolto all’Assessorato alla sanità regionale, sulla regolamentazione delle uscite dalle Case di Riposo in tempo di Covid per gli ospiti autonomi e in buona salute, come Loda. Sembra infatti, così come raccontato da De Vincentis, che non siano state regolamentate nel periodo pandemico le uscite dalle RSA degli ospiti in salute che sono quindi costretti a rimanere all’interno della struttura. Il suo appello vuole evitare che queste persone, ancora attive, possano essere penalizzate dall’assenza di una semplice regola.

Nel fare questo appello, De Vincentis inoltre vuole anche ricordare la grande donna che è stata Sabina Santilli dedicandole una bellissima poesia.

UN FARO NELLA NOTTE.

(Giammarco De Vincentis )

Ti vedevo da bambino,

camminare sotto braccio

alle sorelle tue,

mentre con la punta

delle dita correvi

come un treno,

senza voltarti mai,

avresti … visto

solo il buio.

Chiedevi nel silenzo,

ciò che ti accadeva,

di che colore,

era la vita

che ti passava accanto,

perfino il colore

del tramonto.

Ad occhi chiusi

camminavi,

giorni e notti

non avevano le ore,

così pure i rumori,

non vivevano di te,

ma tu li riconoscevi tutti,

con la punta delle mani.

Poi crescendo ho capito,

che chi si arrende,

nella vita,

muore dentro al cuore

Ho capito grazie a te,

che si può vivere lo stesso,

e raccontare al mondo

la tua vita,

come hai fatto tu,

insegnando

a chi non vede

a chi non sente,

che un cuore

può scrivere,

senza inchiostro

e con le dita

ciò che gli occhi,

non hanno visto mai.

Grazie Sabina.

Vorrei dirtelo sfiorando

le tue mani con le mie,

ma ora che non ci sei più,

lo faccio aprendo il cuore mio,

son certo che mi capirai.

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