Conferenze sindacali nella Marsica e festa danzante al Circolo del Littorio di Avezzano (ottobre 1927)

L’entusiasmo nazionale per Mussolini, esaltato dalla sua azione verso i problemi concreti del paese, indeboliva le obiezioni degli avversari politici, strappando il consenso e l’entusiasmo anche delle masse marsicane. Come afferma uno dei più grandi studiosi del fascismo, che aprì un dibattito storiografico sgombro di fardelli, nel ventennio: «Ciò che è importate cogliere sono piuttosto i caratteri generali di questo mito, la sua indispensabilità agli effetti della caratterizzazione del regime fascista e le sue componenti principali, sia quelle che si potrebbero definire oggettive sia quelle più politiche, favorite e sollecitate dal fascismo attraverso un’accorta adeguazione della propria azione politica ad alcuni ben precisi stati d’animo diffusi e ad alcune aspirazioni più vive delle masse e attraverso, ancora, una sua massiccia valorizzazione propagandistica». Così, il culto del tricolore diventò un rito quasi quotidiano in tutta la Marsica: «era l’inizio di un radicale mutamento di clima politico, in cui non sarebbe stato più consentito avere atteggiamenti indifferenti, o peggio ostili, verso la sacralità della patria» (1). Le cronache giornalistiche del tempo, riportate spesso a caratteri cubitali da quotidiani ormai asserviti al partito, dimostravano questa diffusa retorica patriottica molto divulgata anche nella zona. 

Domenica, 23 ottobre 1927, ricevuto con tutti gli onori dal podestà (conte Alberto Vetoli) e dal rappresentante del patronato Antonio Gentile, giunse a Capistrello il segretario nazionale dei sindacati fascisti Domenico Maitilasso, che tenne una conferenza nell’aula scolastica davanti ad un folto pubblico di lavoratori. All’inizio, il podestà con «parole di calda simpatia» rivolte all’insigne ospite, tracciò la fisionomia del suo comune che, al momento, comprendeva circa ottomila abitanti. Con dati lusinghieri, tratteggiò l’attività lavorativa: «La zona aveva due segherie elettriche, cave di marmo bianco e diverse cave di pietra da scalpellini, due grandi fornaci di calce, tre officine elettriche, una teleferica per il trasporto del legname e carbone dai boschi ed un ricchissimo patrimonio zootecnico ed agricolo. Oltretutto la Società Industriale Faggio Abruzzese impiegava ben 200 operai. La pietra di Capistrello ebbe il 2° Premio per la costruzione del monumento a Vittorio Emanuele». Il rappresentante governativo, dopo aver ascoltato con interesse i dati socio-economici riferiti al paese, con un efficace intervento sul sindacalismo fascista, ricordò ai presenti il dovere dei lavoratori di sentirsi stretti con l’organizzazione nazionale e provinciale. Annunciò, tra l’altro, che erano stati presi già accordi «per l’inquadramento nelle diverse categorie» di tutti i lavoratori, lasciando l’incarico per il settore dell’agricoltura a Benedetto Orlandi. Dopo l’esposizione delle nuove prospettive del sindacato, il delegato provinciale si recò a Civitella Roveto per illustrare alla popolazione e al segretario del fascio, Innocenzo Cesarini, i progetti del governo; seguì la nomina di Antonio Gentile a capo di tutto il mandamento. Nella serata giunse a Paterno, per illustrare ai numerosi lavoratori convenuti alcune interessanti proposte già espresse dall’onorevole Edmondo Rossoni (2).

Nello stesso mese, l’ufficio stampa della 132ª legione «Monte Velino» pubblicò «la citazione sull’ordine del giorno del Comando generale circa le brillanti operazioni di polizia giudiziaria compiute da ufficiali e camice nere della Marsica». I coraggiosi: Vittorio Tocci, Antonio Cappelli (capi manipolo) e le camice nere Giulio e Pasquale Martinelli, Giovanni De Luca, Domenico Palma e Gregorio Cimieri, avevano partecipato a un difficile rastrellamento per arrestare: «pericolosi evasi dal carcere mandamentale» (3). Il capitano della legione, Rino Mancini, segretario politico del fascio avezzanese, fu lodato dai gerarchi zonali per: «la sagace ed intelligente attività che lui spiega nell’intera Marsica. Con ardente fede ed energia rese il fascismo avezzanese saldo e compatto, fu esaltato anche dalle Regione Lucana e le sue doti pubblicate sulla Rivista Napoletana Italia Nuova del 31 ottobre 1927. Aveva comandato in quella regione la 156ª Legione Potenza» (4).

Nella serata del 4 novembre 1927, si organizzò ad Avezzano al solito «Teatro Margherita» un: «Concerto vocale-strumentale pro-monumento ai caduti». Un folto e scelto pubblico partecipò all’importante evento, dove «noti e valorosi artisti interpretarono il difficile programma in modo magnifico, con precisione e sentimento». Questa fu la cronaca dello spettacolo, riportata dal giornale. I soprani Mariani e Averardi, il tenore Castrovillari e il baritono Castiglione, accompagnati dal noto pianista avezzanese, maestro Berardini, entusiasmarono il pubblico con brani eseguiti dalla «Bohème, Manon Lescaut, Vally, Cavalleria Rusticana, Forza del destino, Traviata e Rigoletto». Lo stesso musicista Berardini trasse «dal suo pianoforte delle melodie suggestive e dei virtuosismi sorprendenti nella magnifica e perfetta interpretazione di Chopin e di Liszt». Durante l’intervallo, il poeta Eugenio Cirese, declamò liriche in dialetto molisano. Alcuni artisti erano appositamente venuti da Napoli e da Roma. Lo spettacolo ebbe grande risonanza, grazie all’intervento del console Mancini e la partecipazione attiva di signore e signorine appartenenti all’elevato ceto borghese della cittadina (5).

A ciò fece eco, qualche settimana dopo, una grande festa danzante organizzata al «Circolo del Littorio» di Avezzano. Grazie alla cronaca, assai dettagliata con chiari intenti propagandistici, venne evidenziato un lungo di elenco delle principali famiglie fasciste.

Gli ampi locali della sede raccolsero per l’occasione: «un grandissimo numero di gentili signore e signorine, in smaglianti toilette, e moltissimi eleganti cavalieri. Le danze iniziarono alle nove della sera». Tra i presenti, vale la pena citare: l’ingegner Matarazzi (presidente del circolo); il console Mancini e sua moglie; il podestà Orazio Cambise; il capitano dei carabinieri Tani; il professor Cirese e consorte; il direttore del Banco di Napoli; il ragioniere Di Grazia e sua moglie; il signor Camathias e sua moglie; il cavalier Lanciani con signora; il conte Resta con sua moglie; il professor Zeri con signora; l’avvocato Tarquini e consorte; il dottor Di Marino con moglie e figlie; l’ingegner Brugiati e signora; l’avvocato Laurini e signora; il ragioniere Amicucci e consorte; l’ingegner Petrella, l’avvocato D’Amico, i signori Imperatori, Giannotti, Ricottilli; le signorine Mantovani, Mariani, D’Andrea, Pennazza; il signor Colacicchi, Caroselli, Moretti, Gatti, Spallone, Rossetti; i centurioni Colacicchi, Mercanti, Vacca, Passalacqua. E ancora: il dottor Spagnolo e signora; i capi-manipolo De Cristofaro, Loriso, De Ruggeris, Aratari, Pace, Angelini, Tocci; la signora Spina, il cavalier Tempesti, l’ingegner Spezia, il signor Pietroiusti, l’ingegner Rosa, il ragioniere Scorza, il tenore Averardi; De Amicis, Rizzica, Orsatti; l’ingegner Zappalà, l’avvocato Maggi, il dottor Guerra; l’ingegner Falcone, l’ingegner Lerz, De Bernardinis, Lucci e il dottor Fochetti (6).

Sempre ad Avezzano, si svolse l’assemblea generale per la costituzione del fascio femminile, comunicata alle autorità governative dall’ufficio stampa. Giovedì, 17 novembre 1926, alle ore quindici nella «Casa del Fascio», Giovanna Merolli (segretaria) parlò all’adunanza attenta e fiera con queste parole: «Fanciulle, spose e madri! Diamo tutta la forza dei nostri cuori, diamo tutto lo slancio invincibile del nostro istinto materno a questa spirituale generazione della Nuova Italia». Durante la riunione fu inviato il seguente telegramma a «S.E.Mussolini – Roma. Il Fascio femminile di Avezzano oggi costituitosi, consapevole dell’alta missione che la rivoluzione fascista affida alle donne italiane, saluta devotamente il Duce, il Possente Rinnovatore dell’anima nazionale, il Preparatore infallibile dei destini della Patria». Altro simile messaggio venne spedito a Turati e alla delegata dei fasci femminili dell’Aquila con queste parole: «Il Fascio Femminile di Avezzano colà costituitosi, nell’atto di conferire la propria devozione alla Patria con l’assumere la disciplina fascista, saluta la Gerarchia della Delegata Provinciale» 

Le parole della segretaria Merolli, riportate integralmente dal giornale, dimostrano ancora una volta come la forza del credo fascista avesse conquistato in quel preciso momento anche tutte le donne avezzanesi: «Son certa che ogn’una di voi sente la bellezza e l’importanza di questa nostra riunione e il nostro prender posto nel grande esercito della rivoluzione fascista. Una rivoluzione, come più volte ha osservato il Duce, non è un certo numero di teste mozze, ma è un mutamento essenziale della coscienza di un popolo. La vecchia demagogia, non saprei dire se più perversa, più idiota o più pusillanime, corrodendo le magnifiche qualità originarie del popolo Italiano, già in parte corrose dai tristi secoli del servaggio politico, andava forgiando un’Italia a propria similitudine, scettica, vuota, materialista, imbelle, un’Italia piagnucolosa, accattona, che domandasse alle altre Nazioni il permesso di vivere, pronta sempre a lambire umilmente il piede di chi le sferrasse un calcio. A quell’Italia, lurido fantasma e brama morbosa di anime depravate, il fascismo, riafferrate le forze elementari e inestinguibili della nostra stirpe, fremente in se stesso del glorioso travaglio millenario della nostra storia, va sostituendo l’Italia eroica e Imperiale che ha fede nello spirito, nell’energia creatrice della volontà diretta a un fine sublime. È questa la rivoluzione!» (7).

NOTE

  1. R.De Felice, Mussolini il fascista, II. L’organizzazione dello stato fascista 1925-1929, Giulio Einaudi editore, Torino 2019, p.381. E.Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Economica Laterza, Gius.laterza & Figli, Bari-Roma, Prima edizione 2001, p.63.
  2. Il Messaggero, Anno XLIX – N.261 – Giovedì, 3 Novembre 1927, p.4, Inquadramento sindacale a Capistrello. Ivi, Da Avezzano. Camice Nere all’ordine del giorno, Avezzano, 8 Novembre 1927.
  3. Ivi, Anno XLIX – N.268 – Venerdì, 11 Novembre 1927, p.4.
  4. Ivi, Anno XLIX – N.265 – Martedì, 8 Novembre 1927, p.6, Da Avezzano. Per il Monumento ai caduti.
  5. Ivi, Anno XLIX – N.269 – Sabato, 12 Novembre 1927, p.4, Da Avezzano. Festa danzante al Circolo del Littorio.
  6. Ivi, Anno XLIX – N.279 – Giovedì, 24 Novembre 1927, p.6, Corriere di Avezzano. Il Fascio femminile. 

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