Sabato 30 ottobre 2021, alle ore 18:00, presso la chiesa di “San Michele Arcangelo” di San Pelino, avrà luogo la presentazione del libro “Anxa e il vescovo Pelino”, ad opera di Pasquale Fracassi.
La nuova e avvincente opera sulla storia antica sanpelinese nasce dalla penna di uno dei più appasionati ricercatori e narratori di storia marsicana, già autore di saggi inerenti questi temi, come ad esempio “S. Pelino capitale antica dei Marsi Anxantini”, “La Comunità sampelinese nell’‘800″, “Il Dialetto Sampelinese”, “Famiglie sampelinesi. Storia, genealogia e attualità” (composto in tutto da quattro parti).
Il saggio che verrà presentato il 30 ottobre ha come oggetto la trattazione del vescovo Pelino, il quale, nativo di Durazzo in Albania, fu vescovo di Brindisi e morì martire a Corfinio nel 363 d.C., vivendo dunque nell’epoca è dell’imperatore Giuliano L’Apostata, con l’ultima persecuzione romana del cristiani.
Il nuovo imperatore vuole ripristinare i vecchi culti pagani e vuole che tutti i cittadini ne onorino le divinità, cosa ovviamente inaccettabile per i cristiani, pertanto Pelino, monaco formatosi alla scuola del vescovo Basilio, viene in Italia insieme ai suoi discepoli Gorgonio, Sebastio e Ciprio, per difendere la fede con l’attività di apostolato.
Sbarcato a Brindisi, è accolto con favore dal vescovo di quella città, Aprocolo, che lo inserisce nel clero della sua chiesa e decide di designarlo come suo successore.
Il Santo accetta, così accompagnato dai suoi discepoli e dallo stesso Aprocolo, si reca a Roma per ottenere dal papa la prevista approvazione.
Al ritorno il corteo, guidato ora dal vescovo Pelino, giunge in una città chiamata “Ansa“, dove in una località che era detta “Terebinthus” e cioè “luogo del pistacchio”, si ferma per una lunga sosta, perché l’anziano Aprocolo muore e la sua morte libera l’energia misteriosa che dà inizio alla fase eroica della vita del Santo.
L’acqua usata per detergere il corpo del defunto diventa miracolosa e fa guarire schiere di ammalati, e Pelino si trasforma dal buon pastore quale era stato fino a quel momento nel grande taumaturgo capace di polarizzare l’attenzione della gente con i suoi sermoni e i suoi prodigi.
La popolazione è affascinata dal suo carisma e si converte, innalzando in soli cinque mesi innalza una chiesa dedicata ad Aprocolo e Pelino, e questa chiesa lascerà poi il suo nome al paese.
Pelino resta otto mesi con gli ansani, dopo di che riprende il suo viaggio per la Puglia.
Ciò che sostanzialmente si vuole dimostrare nel libro è che la località di Terebinto altro non è che una pertinenza dell’antica villa di Vitellio, e che l’Ansa della leggenda altro non è che l’antica Anxa dei marsi anxani, o anxantini, il cui sito storico corrisponde al paese attuale di San Pelino.
Inoltre vuole ancora dimostrare che la scena illustrata in un noto bassorilievo di epoca claudiana rinvenuto nell’Incile corrisponde proprio a questa cittadina di Anxa, accostata dalla sontuosa villa di Vitellio che, decantata da Plinio per le sua famose piantagioni esotiche, troneggia al centro della scena.
Certamente la pubblicazione, nonché la presentazione di questa opera densa di cultura e di ricerca storiografica, rappresenta un’occasione da non perdere per approfondire un capitolo della storia marsicana, accompagnati dall’autore di numerose e affascinanti opere di storia locale.