Abruzzo – L’11 dicembre si celebra la Giornata internazionale della montagna, istituita dalle Nazioni Unite nel 2002 e riproposta annualmente per riflettere sull’importanza che tale ambiente ha per la salute di tutto il Pianeta, in quanto custode di biodiversità, risorse e bellezza paesaggistica. A livello mondiale, le montagne occupano il 25% della superficie terrestre e ospitano il 12% della popolazione.
Grazie a boschi e foreste forniscono importanti servizi ecosistemici a tutta la popolazione del Pianeta. Sono grandi serbatoi idrici e molta dell’acqua che usiamo per bere, cucinare, irrigare, produrre elettricità è fornita dai territori montani. Le montagne però sono tra gli ambienti più minacciati: deforestazione, abbandono, attività estrattive e turismo mal gestito sono solo alcuni dei maggiori impatti che subiscono a livello mondiale.
Gli ecosistemi montani sono pesantemente colpiti dagli effetti negativi dei cambiamenti climatici quali lo scioglimento dei ghiacciai, le frane, le valanghe e la modifica della composizione vegetale di alcuni habitat.
A livello locale, la Regione Abruzzo non fa eccezione: anche le nostre montagne continuano a subire attacchi e cattiva gestione e diverse sono le vertenze aperte sul nostro territorio.
Il 17 dicembre si attende la sentenza a seguito del ricorso al TAR portato avanti da diverse Associazioni ambientaliste contro la realizzazione degli impianti da sci a Campi della Magnola, nel Comune di Ovindoli e nella Zona di Protezione Speciale “Sirente Velino” (IT7110130), progetto destinato a compromettere un’area vicina al Parco regionale e fondamentale per le reti di connessione ecologica per la fauna e in particolare per l’Orso marsicano.
Resta in progetto l’ampliamento delle piste da sci sulla Maielletta: 20 milioni e 200 mila euro di fondi pubblici, incrementabili con eventuali capitali privati, impegnati per la realizzazione di una nuova seggiovia, alcune stazioni e un impianto di innevamento costituito da bacini di accumulo. Si attende il pronunciamento della Corte Costituzionale a seguito dell’impugnativa del Governo, anche su sollecitazione del WWF, contro la legge della Regione Abruzzo che ha previsto la riduzione del perimetro del Parco regionale del Sirente Velino.
L’acquifero del Gran Sasso, il più grande d’Abruzzo che fornisce acqua a oltre 700.000 persone, dopo anni di denunce (le prime del WWF risalgono agli anni 2000), commissariamenti e studi, è ancora a rischio per le gallerie autostradali e le pericolose sostanze utilizzate nei Laboratori sotterranei dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e si resta in attesa di essere messo in sicurezza in maniera definitiva.
Sempre sul Gran Sasso si ipotizzano continuamente nuovi impianti di risalita su entrambi i versanti, teramano e aquilano, e si progettano strade come quella che dal casello autostradale dell’A24 dovrebbe portare ai Prati di Tivo (stazione sciistica peraltro ferma da anni) in aree che sono sulla carta tra le più tutelate d’Italia ricadendo all’interno di parco nazionale e di siti della Rete Natura2000.
Quello a cui si assiste è un continuo attacco alla montagna e ai valori che rappresenta, mentre ben altro servirebbe per il rilancio dell’ambiente montano fortemente identitario e rappresentativo in una Regione come l’Abruzzo.
Le uniche azioni che si progettano per la montagna sono gli anacronistici progetti per la costruzione di nuovi impianti da sci e delle pesanti infrastrutturazioni annesse, senza tenere in considerazione il fatto che, come afferma una recente ricerca di Eurac Research di Bolzano, la neve è in calo nel 78% delle aree montane di tutto il mondo.
Uno studio importante, ma non certo l’unico: le evidenze scientifiche del cambiamento climatico in atto sono ormai incontrovertibili e i dati in bibliografia sono molteplici e arrivano da più fonti, tanto è vero che a ogni progetto di costruzione di nuovi impianti da sci, si accompagna la realizzazione dell’innevamento artificiale, visto che è acclarato che quello naturale non è più sufficiente.
La maggior parte delle stazioni sciistiche sono in perdita tanto che è impossibile trovare imprenditori che investano in un settore che ha bisogno del supporto di fondi pubblici per sopravvivere (e si parla di milioni di euro!). È assurdo continuare a ritenerle degli investimenti strategici per le aree interne, quando non fanno altro che disperdere preziose risorse pubbliche.
Altre sono secondo il WWF Abruzzo, le azioni da intraprendere per rilanciare la montagna e prevenire e limitare le minacce che subisce. Lavorare al fianco delle comunità locali, sostenendo chi decide di vivere nelle aree montane con progetti, ma anche con azioni concrete e immediate come gli sgravi fiscali. Non chiudere punti strategici come scuole, ufficio postali, ambulatori medici senza i quali diventa impossibile vivere in montagna.
Fornire sostegno e mezzi finanziari per dare forza alle piccole attività di agricoltura e pastorizia di pregio che ancora resistono organizzando iniziative di promozione dei prodotti. Pensare a progetti di formazione degli operatori con la messa in rete delle realtà presenti sui territori per promuovere un’offerta turistica strutturata della Regione Abruzzo che punti alla promozione dell’unico bene certo di questi territori: l’attrattività ambientale che peraltro può portare turismo tutto l’anno.
Fonte: WWF Abruzzo