Trenta anni fa i Parroci di Pescasseroli e di Opi, parteciparono a “Tribuna libera” uno spazio che il giornale “IL TEMPO” metteva disposizione dei cittadini e nella pagina riservata alla Marsica pubblicava una lettera, a firma di Don Vincenzo Di Mario e Don Angelo Rossi, rispettivamente come detto innanzi, Parroci di Pescasseroli e di Opi, oggi Don Vincenzo trovasi nella Parrocchia della Madonna del Passo ad Avezzano mentre Don Angelo, ancora, nella Parrocchia Santa Maria Assunta di Opi.
Ora, noi a trent’anni di distanza, vogliamo ripercorrere, e riportare all’attenzione dei politici, quelle pretese amministrative che alcuni politici del tempo, volevano spostare verso Castel di Sangro e Sulmona.
Diciamo subito a scanso di equivoci, che non abbiamo nulla contro la Città di PATINI e contro la Città di OVIDIO ed altri uomini illustri che hanno fatto grande le loro città e i loro nomi, ma lasciatemi ricordare alcune cose, che i prelati, sopra menzionati, misero in evidenza a quel tempo.
La scintilla scaturì dal fatto che in sede di Consiglio Regionale, si parlava del trasferimento dell’allora Azienda di Soggiorno e Turismo da Pescasseroli e Castel di Sangro e mentre provocava amarezza per la perdita in sé e qualche perplessità da qualsiasi circuito turistico (non paragonabile a Pescasseroli e Roccaraso) e fu l’occasione per un richiamo d’attenzione ai politici di allora.
La lettera riportava, tra le altre cose, che era l’occasione, una volta per tutte, chiarire, il continuo legare Pescasseroli e Opi a Castel di Sangro e Sulmona.
Allora, oggi le cose sono cambiate, Pretura, Procura, Tribunale, Comunità Montana, ULSS, Compagnia Carabinieri ed anche la APT, suscitava dubbi e di voler spingere sempre più Pescasseroli e Opi a gravitare sul Sulmonese, facendo perdere alle nuove generazioni, la consapevolezza della propria identità e la coscienza di far parte integrante di un Popolo storico, sociale e culturale ben definito: I marsi!
Pescasseroli ed Opi fanno parte della Marsica, anche se trovasi nell’Alto Sangro, che ancora prima ma anche oggi la si indicava e la si indica ancora oggi Alta Marsica.
Io stesso, nei tanti scritti ed articoli, pubblicati e non, su riviste e giornali, ho sempre detto che la zona oggetto di questo articolo si chiama Alta Marsica.
Se qualcuno, vuole mettere in dubbio, una tale affermazione, basta andare al Km.54 della Strada Statale Marsicana n.83 a confine tra i Comuni di Opi e Civitella Alfedena, dove ancora oggi è visibile l’epigrafe di Pietramara, che venne descritta per la prima volta dal Febonio nel 1668, successivamente nel 1711 da Angelo Antonio Rubini, cittadino di Opi, nel 1738 dal Corsignani, nel 1814 dal Vescovo dei Marsi Camillo Rossi e nel 1819 dal Romanelli.
L’iscrizione di Pietramara, è stata inserita nella raccolta generale delle i scrizioni latine: “
Corpus inscriptionum latinarum” volume X N.5142 e ricorda la costruzione di un simulacro a Giove, ad opera di L.Accio Terento nel 144 d.C.
Questo punto del territorio era ritenuto avamposto dei Marsi a confine con il Sannio.
I grandi uomini, i li chiamerei figli illustri di questa terra, della nostra terra, hanno sempre ritenuto e considerato un titolo di fierezza essere Marsicani.
Va detto, anche che non abbiamo, nulla contro i nostri fratelli molisani, che dopo il 1963, sono divenuti nostri cugini, separandosi dall’Abruzzo.
E’ vero però che i Marsi e i Sanniti, sono stati a volte amici a volte nemici, ma ci stiamo riferendo al periodo quando i Romani cominciarono ad occupare la zona Alta Marsica o alto Sangro che dir si voglia.
E allora cosa stava succedendo, trenta anni fa?
Castel di Sangro per la verità ha sempre avuto un adeguato comprensorio basti pensare che l’Alto Sangro, la Provincia di Isernia e parte della Provincia di Chieti, hanno sempre gravitato sulla città Patiniana, per essere più precisi 52 Comuni gravitavano su Castel di Sangro, poi con la istituzione della provincia di Isernia, alcune cose sono cambiate.
Dopo aver fatto una serie di riflessioni per i disagi che l’Alta Marsica da sempre ha sopportato, che qui non stiamo a riportare, i Parroci rivolgevano un appello ai politi ed amministratori del tempo, specialmente Marsicani: “sappiate che siamo Marsica e che ne costituiamo la parte più bella” e la stessa presenza del PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO (oggi Parco nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise) lo dimostra.
I due parroci:” Sappiate che siamo Marsica e che vogliamo rimanerci, ma aiutateci a sentirci sempre tali”.
Concludevano e concludiamo anche noi, ricordatevi che la Marsica non finisce a Gioia dei Marsi o a Bisegna, ma al… Monte Marsicano, nel Parco Nazionale, e voi politici ricordatevi di questa parte della Marsica.