Presentazione della biografia di Sabina Santilli presso il Liceo Statale Benedetto Croce di Avezzano

Avezzano – Mercoledì 29 maggio 2019, a partire dalle ore 10:30, presso l’Aula Magna del Liceo Statale Benedetto Croce di Avezzano, verrà presentata la biografia di Sabina Santilli, una delle più eminenti figure femminili marsicane, fondatrice, nel 1964, della Lega del Filo d’Oro, importante organizzazione no profit attiva sul territorio nazionale che ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali di tutte le età.

A introdurre e descrivere la biografia di Sabina ci sarà sua sorella Loda Santilli. Interverranno, inoltre, la professoressa Rossella Rodorigo, il professor Mario Raglione, la professoressa Maria Gigli, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Fontamara, e Maria Di Genova, sindaco di San Benedetto dei Marsi.

Varie le testimonianze sulla figura e l’opera dell’attivista per i diritti dei sordo ciechi e numerose le dimostrazioni di stima nei confronti di Sabina Santilli che, nel tempo, si sono succedute in territorio marsicano. Toccante e pieno di riguardo il ricordo del sacerdote orionino don Antonio Cavallo di Avezzano che di seguito pubblichiamo:

Per mezzo di Loda, sorella di Sabina Santilli, ho conosciuto ed ammirato l’eccezionale figura di Sabina, sordo cieca, fondatrice della Lega del Filo d’Oro. Così dice Renzo Arbore, sostenitore della Lega del Filo d’Oro: “Ho ammirato questa donna che ha saputo vivere, nonostante la sua difficile condizione, una vita piena e ricca di soddisfazioni e traguardi personali”.

La sua vita è stata un modello di grande coraggio nel superare le tante difficoltà incontrate, da ammirare soprattutto per quanto ha fatto in favore di coloro che erano afflitti dal suo stesso male. E’ stata una donna che si è costruita una cultura: leggeva, scriveva, cuciva, ricamava. Era molto attiva ed intraprendente ed è arrivata a dire: “Senza attività mentale e spirituale io mi sento bella e morta”.

Sulla tomba di sabina a San Benedetto dei Marsi sono scolpiti questi versi: “Se d’autunno la vita deserta appare, primavera ritorna per riportare più gioia oltre il destino che mai ha negato il comune cammino, schiudendo il passo del sentiero divino”.

Locandina evento

Il ritornello della vita di Sabina è stato: “Fuori dall’isolamento” per essere protagonista con tanti altri del presente e del futuro. L’impegno e la volontà di Sabina hanno spinto molti volontari alla collaborazione. C’è addirittura un intero paese – Luco dei Marsi – dove, da una generazione all’altra, tutti si sono impegnati a partecipare, come volontari, ai soggiorni dei sordo ciechi organizzati da Sabina. Essi erano in pratica coloro che prestavano occhi e orecchie ai sordo ciechi. Sabina poteva ben dire: “Io rappresento la persona di ogni cieco sordo e quello che fate a ciascuno di loro lo fate a me”. Sabina voleva donare gioia, essere in compagnia, dare un aiuto di comprensione ai sordo ciechi, in una parola, voleva dare se stessa a loro.

Un episodio di cronaca poco noto ma bellissimo è quello del discorso di fine anno (31 dicembre 1994) in cui l’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, parlò di Sabina. Era stato a Osimo a visitare i bambini sordo ciechi e ha pianto chiedendo perdono per tutte le volte in cui ci si rivela insensibili davanti a loro. In quella circostanza assegnò a Sabina la Medaglia d’Oro di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana per aver ideato e promosso la Lega del Filo d’Oro, dicendo, quasi gridando: “Finché al mondo vi sarà qualcuno capace di amare, non si spegnerà mai la speranza”.

Sabina, come afferma la sorella Loda, aveva la virtù della pazienza: “E’ quella che fa un santo”. Da non dimenticare il suo incontro con San Paolo VI e con San Giovanni Paolo. Il primo, durante l’udienza con i sordo ciechi, rimase commosso al punto tale che, nell’udienza successiva a quella in cui li incontrò, diede loro la benedizione dicendo: “Creature che non vedevano, non sentivano, però sorridevano: non piangevano, ma cantavano. Ma queste creature non sono forse la Chiesa?”. L’altro Papa, nel 1987, conferì a Sabina l’Onorificenza Pontificia della Chiesa Cattolica “pro eclesiaet pontifice”, la stessa che fu assegnata a Madre Teresa di Calcutta. Nell’intervista di Marina Corradi (de L’Avvenire) a Sabina, ho letto due sue belle risposte. Le viene chiesto: “Signora, si è mai arrabbiata con Dio per quello che è successo?” lei sorride: “E a che cosa sarebbe servito?”. Un’altra domanda: “Quanto è importante per lei Dio?” risponde: “E’ tutto. Cosa ne farei della mia vita senza di lui?”.

Da queste due risposte si tocca con mano la grande fede di Sabina. Così dice di lei Pinuccia Manenti, una cieco sorda: “Ritengo Sabina una donna straordinaria, intelligente, risoluta e con una personalità decisa e forte, talvolta era anche severa per coloro che non facevano il loro dovere. Compresi certi volontari”. Ed ancora (parole di Sabina): “L’apprezzamento del vero, del bello, del buono rendono la vita un campo meraviglioso che arricchisce la nostra personalità”.

Termino con due annotazioni: Sabina è attuale ancora oggi con l’esempio del suo grande coraggio e della sua infinita forza di volontà. Inoltre è fondamentale l’incontro che Sabina ha avuto con Augusto Romagnoli avvenuto il 28 gennaio del 1927, quando aveva dieci anni. Da lui apprese il metodo Malossi che l’ha aiutata molto nel comunicare con il mondo che la circondava.

Concludo: Sabina “miracolo di volontà” (come ha scritto Romagnoli) rimane un grande esempio per tutti noi e un esempio da imitare.  (M.T.)

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