L’arroccamento degli abitati sulle alture, avviatosi con il cosiddetto,” incastella-mento” tardo medioevale, era il risultato di molteplici fattori tra cui:
- Riparo dalle incursioni nemiche
- Distanziamento dalle zone paludose
Ragioni di difesa militare ma, oltre alla difesa militare, anche modalità di controllo della risorse offerte dalla natura.
Abitare in paese poteva far guadagnare in convenienza e funzionalità, in paese poi vi era la gran parte delle strutture di trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli e caseari.
Era qui che si concentravano tutte le attività che venivano dalla campagna e a tale logiche rispondevano anche, i minuscoli centri, come OPI.
L’antico arroccarsi dei paesi sui,”cucuzzoli ”, si attesta nell’interno del nostro Abruzzo, mentre nella zona collinare tende ad allentarsi.
Nei censimenti del 1861 e 1871 oltre 70% della popolazione Abruzzese risulta arroccata sulle alture, l’accrescimento demografico della montagna Abruzzese e anche di OPI, fino ai primi del 1900, dà inizio alla costruzione di alcuni Palazzi.
Era la piccola e media proprietà contadina e pastorale a dare nuova vitalità alla Economia della montagna Abruzzese.
Nelle zone di montagna i possedimenti erano costituiti da terreni demaniali e che in gran parte venivano dati al pascolo.
Nei centri maggiormente vocati al pascolo, come nel caso i Opi, gli armentari erano famiglie benestanti ad Opi come pure nei centri vicini, ed avevano naturalmente ruoli di primo piano, nell’ambito della vita civile, religiosa e politica.
Queste famiglie benestanti abitavano gli antichi palazzi e se non li avevano avuti in eredità, se li costruivano.
Li costruivano all’interno del centro abitato, possibilmente accanto alla chiesa, il tutto per indicare la loro altezza di rango, da dove controllavano le persone.
La maggior parte di questi “galantuomini” potevano anche fregiarsi di titoli come (Cavaliere, Commentatore) quanto semplicemente da quelli professionali
Avvocato, Dottore, se prete Don. addirittura Conte, Principe, ed altri titoli nobiliari.
Miglia di persone-pastori, braccianti, taglialegna o boscaioli, mulattieri, carbonai, fornaciai (coloro che lavoravano nelle fornaci di calce) erano costretti ad andare fuori del loro paese e molti, specialmente i pastori, trovavano lavoro proprio da queste famiglie, remunerati con una paga solo per poter campare.
Le altre famiglie, non potevano fregiarsi di tali titoli, loro erano costretti a fare i pastori alla loro dipendenze, per poter sbarcare il lunario o emigrare, come è avvenuto e (come avviene anche oggi) e la storia ce lo ricorda.
E per tornare al Palazzo che oggi ospita il museo, la famiglia Ursitti era una famiglia di benestanti, lo stesso palazzo lo conferma.
Ci troviamo in uno dei Palazzi Ursitti, in via Torre angolo scalinata di “Z ’ Adelina”, arco a tutto sesto, non presenta data nel portone d’ingresso ma, all’interno dell’atrio dove sono state riportate le date di inizio costruzione: anno 1881, e di ultimazione anno 1888 o anno in cui venne riattato causa terremoto.
E’ anche opportuno ricordare che in questo palazzo, hanno abitato personaggi come Don Domenico e Don Alessandro, ma anche altri meno conosciuti dalle generazioni odierne.
Tra l’altro Don Alessandro oltre ad essere amico di Papa Pio XII è stato uno degli artefici per la nascita del Parco Nazionale e mi fermo qui.