Avezzano – Anche quest’anno le strade di Avezzano si sono riempite di bambini, ragazzi, donne e uomini per dire sì alla Pace e no alla guerra. L’oramai tradizionale Festa della Pace è giunta ieri alla sua XXVI edizione. Tra i promotori dell’evento vi è la Tavola della Pace, composta dall’Azione Cattolica diocesana, dall’Agesci, dalla Rindertimi, dalla Fondazione Migrantes, dalla Fondazione Missio, dalla Caritas Diocesana di Avezzano, dall’ Ufficio per la Pastorale Familiare, dalla Pastorale Giovanile e dalla Pastorale sociale e del lavoro.
Accendiamo la Pace. La manifestazione svoltasi era intitolata “Accendiamo la Pace”. L’ idea della fiaccolata ha tratto spunto, infatti, dalle parole di Papa Francesco, il quale paragona spesso la guerra al buio e la pace alla luce.
La fiaccolata è partita da Piazza Beato Zefferino ed è terminata a Piazza Risorgimento, dove una famiglia di migranti residenti ad Avezzano hanno acceso un braciere, a significare che ognuno di noi è portatore della luce della Pace ma che insieme si realizza un luce più grande.
Fratellanza umana. Durante la fiaccolata sono riecheggiate le parole del documento sulla “Fratellanza umana per la Pace mondiale e la convivenza comune”, firmato da Papa Francesco e dall’ Imam di Al-Azhar Ahamand al-Tayyeb in occasione del Viaggio Apostolico del Pontefice negli Emirati Arabi Uniti. Simbolo «dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra nord e sud e tra tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano», esso rappresenta una pietra miliare nei rapporti tra islam e cattolicesimo, un invito alla riconciliazione e alla fratellanza al fine di raggiungere una pace universale.
Il documento è stato consegnato ai presenti da Padre Quirino, frate francescano, i quale li ha esortato dicendo: “Anche quando non siamo d’accordo, non finiamo di essere fratelli: iniziamo a considerarci fratelli!”
Per la Tavola della Pace ha parlato la Presidente dell’Azione Cattolica diocesana, Donatella Masci, la quale ha spiegato: “ Sollecitati dal documento sulla “Fratellanza umana per la Pace mondiale e la convivenza comune”, la Tavola della Pace si impegna a far sì che questo documento divenga oggetto di ricerca e di riflessione in tutte le scuole, nelle università e negli istituti di educazione e di formazione. A tal fine, in questo nuovo anno, la Tavola della Pace si impegna a consegnare e a far conoscere questo documento sulla fratellanza a tutte le scuole e a tutti i Comuni della Marsica al fine di contribuire a creare nuove generazioni che portino il Bene e la Pace, e difendano ovunque il diritto degli oppressi e degli ultimi”
Il responsabile della Pastorale giovanile, Don Antonio Allegritti, ha aggiunto: “Siamo qui per essere un segno, per dire nel nostro piccolo che un altro mondo, una fraternità diversa, è possibile.
Ed è bello vedere che qui ci sono tanti ragazzi. Siamo qui anche per dare a tanti ragazzi la possibilità di sognare la Pace e di impegnarsi per essa”.
Rivolgendosi agli adulti ha aggiunto: “Un segno ha senso, però, soltanto se è eloquente. È bene che torniamo a casa facendo un esame di coscienza. Papa Francesco dice che c’è una Terza Guerra Mondiale a pezzi, e ognuno di noi sta facendo un pezzo di quella Guerra Mondiale: chi con il vicino, chi con il fratello, chi con il nemico. Stiamo tutti, purtroppo, costruendo a pezzi questa piccola, ma in realtà grande, Terza Guerra Mondiale”.
In seguito, ha fatto riflettere dicendo: “Stare qui è facile e anche deresponsabilizzante. È un rischio, perché veniamo qui, battiamo le mani alla Pace ma poi non costruiamo veramente la Pace. Il rischio è quello di delegare ad altri, anche di delegare alle Marce della Pace, la Pace che dovremmo costruire noi.
In ultimo, ha lanciato una provocazione: “È bello vedere tanti ragazzi, e tutti da bambini abbiamo sognato la Pace. Vi chiedo di fare soltanto questo piccolo esercizio: se il bambino che siamo stati guardasse l’uomo che siamo, se quel bambino che sognava la Pace guardasse noi oggi, ci riconoscerebbe?”
I progetti finanziati. Al termine dell’evento sono stati consegnati i fondi raccolti da ciascuna parrocchia per supportare l’iniziativa dell’Azione Cattolica Nazionale, sostenendo i progetti promossi da Missione Shahbaz Bhatti Onlus e L’Africa chiama, organizzazioni che operano in contesti difficili e molto complessi come il Punjab e il Kenya.
I progetti scelti dall’ Azione Cattolica per l’iniziativa di Pace di quest’anno sono entrambi volti a supportare persone e famiglie in difficoltà a causa di contesti sociali ed economici caratterizzati da grande povertà e fortissime difficoltà sociali. Le due associazioni alle quali sono stati destinati gli aiuti raccolti con questa iniziativa operano in Pakistan e in Africa, luoghi nei quali spesso la garanzia di livelli anche minimi di sussistenza economica, istruzione, tutela dei diritti, sono pregiudicati da condizioni economiche e sociali difficilissime.
Progetto “Aggiungi una pecora”. Il primo progetto, davvero originale, è chiamato “Aggiungi una pecora” ed avrà luogo in Pakistan, nel villaggio di Khushpur, nella regione del Punjab. Esso è promosso dall’associazione “Missione Shahbaz Bhatti Onlus, la quale si ispira all’operato di Shahbaz Bhatti, Ministro federale per le minoranze in Pakistan dal 2008 al 2011, che durante la sua vita ha operato per promuovere l’uguaglianza umana, la giustizia sociale e l’armonia interreligiosa.
In accordo con Anjum Nazir, il parroco del villaggio di Khushpur, è stata avviata un’iniziativa per dare gli “strumenti” affinché le famiglie possano liberarsi dalla miseria che mina la dignità delle persone.
Lo “strumento” è il dono di due pecore che innanzitutto permettono la sopravvivenza, ma poi diventano punto di partenza di un’attività economica di sussistenza.
Come segno di ringraziamento, la famiglia che riceve questo dono si impegna a restituire al parroco il primo agnello nato, che a sua volta sarà dono per un’altra famiglia in necessità, creando così una catena di solidarietà e di cooperazione.
Il fine ultimo sarà quello di formare pian piano un gregge e provvedere al sostentamento di molte famiglie povere. Si tratta di un investimento di circa 220,00 euro, necessari all’acquisto della coppia di pecore.
Per approfondire: www.missineshahbazbhatti.com/it/
Progetto “Special Children”. Il secondo progetto avrà luogo in Kenya ed è promosso dall’associazione “L’Africa chiama”. L’iniziativa è volta ad aiutare i cosiddetti “bambini di strada”.
Con il termine “bambini di strada si intende definire quei bambini per cui la strada costituisce il punto di riferimento ed ha un ruolo centrale nelle loro vite. Il concetto comprende anche la categoria di “bambini sulla strada”, cioè che vivono lì durante il giorno e la sera tornano a casa. Tale fenomeno si riscontra soprattutto nelle grandi città dei Paesi industrializzati, soprattutto a causa degli attuali fenomeni migratori. Generalmente avere dei dati precisi sul numero di bambini di strada costituisce una grande difficoltà, in quanto sono bambini che non hanno accesso a programmi e politiche statali e molti di loro nonpossiedono nemmeno un certificato di nascita.
Le cause principali che portano i minori a vivere lungo le strade affondano le loro radici nella povertà estrema, nella disgregazione familiare e nella violenza domestica. Spesso sono proprio i bambini che scelgono di allontanarsi da casa o nella speranza di un futuro diverso o semplicemente per scappare a situazioni familiari violente e abusanti.
La strada sembra poi essere l’unica scelta che questi bambini hanno quando rimangono orfani. Vivere in strada aumenta a gran misura la vulnerabilità dei minori, che diventano molto più facilmente vittime di violenza, abusi, sfruttamento e traffico minorile. Sono quindi bambini ai quali i diritti fondamentali sono negati, in particolare quello alla protezione a all’educazione, quello alla famiglia e all’assistenza sanitaria e sociale.
L’area progettuale è nella Circoscrizione di Roysambu. Qui è presente, inoltre, la baraccopoli di Soweto, che comprende le fasce più povere della popolazione in quest’area. La quasi totalità della popolazione svolge lavori non qualificati per cu i salari sono estremamente bassi e i sistemi di protezione sociale o sanitaria sono per lo più assenti.
Gli obiettivi del progetto sono:
- Contribuire ad assolvere ai bisogni primari, in particolare, cibo, salute e riparo;
- Avviare percorsi di reinserimento familiare;
- Favorire l’inserimento sociale e scolastico.
Il progetto segue un percorso di primo approccio in strada attraverso visite con cadenza settimanale, dove vengono identificate le dinamiche e le problematiche del bambino. Subito dopo il bambino viene raccolto e supportato nel centro, tramite attività ludiche ed educative. Per raggiungerli, diverse son le attività previste al centro per questi bambini. Ci sono infatti sessioni di educazione informale che mirano sia a sviluppare e ad accrescere le loro conoscenze, sia a sviluppare le cosiddette life skills, capacità personali e sociali da poter attuare in qualsiasi contesto. Vengono inoltre organizzati allenamenti di calcio e successivi tornei con le altre squadre presenti sul territorio. In questo modo si contribuisce non solo allo svolgimento di un’attività fisica sana ed adeguata, ma anche a potenziare lavoro di squadra e rispetto delle regole. Durante le giornate che trascorrono presso il centro, hanno inoltre accesso a due pasti. Il supporto nutrizionale viene svolto anche durante il fine settimana, offrendo il pranzo direttamente sul territorio di Githurai, dove molti di loro risiedono. Infine, è previsto anche un supporto sanitario.
Dopo la prima fase di riabilitazione e dopo la seconda di maggiore coinvolgimento della famiglia, si procede con l’inserimento scolastico del bambino presso strutture di partner locali.
Per approfondire: www.lafricachiama.org – www.facebook.com/callafricakenya
La Festa continua. La Festa della Pace continua oggi: l’appuntamento è alle ore 18:00 nella sala parrocchiale di Madonna del Passo di Avezzano per lo spettacolo teatrale “Etty Hillesum”: elogio dell’amore, a cura del Teatro stabile d’Abruzzo, che porta in scena la storia di una giovane donna ebrea olandese che desiderava fare la scrittrice ma è stata uccisa nel campo di Auschwitz.