Nella nostra Celano antica, all’interno della città fortificata sul monte Tino vivevano, intorno al 1200, circa 2000 persone (molte per l’epoca). Nella metà del 1100 era stata edificata la torre sul Telle, escrescenza rocciosa, che, come un baluardo nell’antico Borgo, si specchiava sulle acque del Fucino.
Da tale Torre partivano due muraglioni che scendevano in modo piramidale verso il piano con torrette rompitratta a spuntone, fino alla sorgente dei SS. Martiri, presso la quale esisteva la chiesa di San Giovanni Caput Aquae (ora Madonna delle Grazie). A quel tempo all’interno del centro fortificato esistevano altre due chiese: una dedicata a San Bartolomeo e l’altra a Sant’Agata.
Agata è stata una delle martiri più venerate dell’antichità cristiana, fu messa a morte durante la persecuzione di Decio (249-251) a Catania, per non avere mai tradito la professione della sua fede cristiana. La Cattedrale di Catania è consacrata a Sant’Agata che è anche la Santa Protettrice della Città Siciliana. La sua biografia scritta menziona interrogatori, torture, una resistenza perseverante e la vittoria di una fede incrollabile, che nell’insieme sono uno dei primi esempi in assoluto della letteratura agiografica nel corso della storia della Chiesa.
A Celano, l’antico culto di Sant’Agata è confermato oltre dai registri storici esistenti, anche dall’esistenza della Vrotta Sant’Agata (Grotta di Sant’Agata) , un’insenatura a mò di grotta posta appena sopra lo sperone roccioso dove esisteva l’antica torre, il cui nome è stato tramandato per tradizione orale per quasi 800 anni, fino ai nostri giorni. Eppure l’amata Santa sembra essere stata dimenticata dopo la distruzione dell’antica Celano. infatti non esistono chiese o opere dedicate a Lei nella Celano riedificata dopo il ritorno dei deportati Celanesi, né tantomeno ci sono culti a Lei dedicati nelle chiese odierne. A mio parere i Celanesi non l’hanno affatto dimenticata, ma semplicemente non potettero tornare per continuare quel culto qui a Celano, ma hanno continuato a mantenerlo vivo a Malta e ci sono le prove evidenziate in un altro mio articolo.
Per quanti non fossero convinti di queste mie affermazioni, posso soltanto dire che una contea ed un paese da riedificare, non potevano sopravvivere senza la presenza fisica di abitanti, senza sudditi che versassero tasse e che lavorassero per il nobile di turno. Quindi furono portati dai luoghi vicini altri abitanti per ricostruire il paese sul colle san Flaviano (i quali onorando altri santi non hanno continuato il culto di Sant’Agata partito insieme agli esuli), rispettando così il patto con l’Imperatore. Il nuovo insediamento prese il nome di Cesarea (fino alla morte di Federico II) poiché la vecchia contea era stata “rea” verso “Cesare”.
Ma d’altronde, come poteva essere che un intero popolo, ritornato dall’esilio non avesse riedificato opere dedicandole ai propri Santi?
La questione degli esuli Celanesi coincide con un periodo storico in cui ci sono numerose espulsioni di gruppi musulmani dalle terre Italiane, e soprattutto da Malta. Nelle cronache Maltesi del 1224 si racconta di un mezzo di trasporto arrivato dalla Sicilia che aveva condotto dei ribelli italiani provenienti da Celano in Abruzzi.Questa espulsione come motivazione aveva quella di reintrodurre popolazioni cristiane per aumentarne il numero in una terra con alto tasso di musulmani.
Riccardo di San Germano ha riferito, nella sua Chronica prior, che “ nel maggio 1224 Enrico de Morra, agendo su ordine di Federico II, ha inviato i ribelli da Celano alla Sicilia con le loro mogli e figli ”, e che nel 1227 Federico II li aveva liberati. In questa opera non viene menzionata Malta. Nella Chronaca Maiora, più completa, l’autore afferma che, per ordine dell’Imperatore, i Celanesi erano stati trasferiti da Enrico de Morra in Sicilia nel Maggio del 1224 e poi inviati a Malta: ” Henricus de Morra iussu Imperiali Celanenses dispersos reuoca u i q u e , ut annuncio propria redeant , etred e untes Capitet in Siciliam mittit, quos apud Maltam dirigit Imperator “. Quindi gli esuli Celanesi che si trovavano tutti a Malta non potettero essere liberati in quanto l’ordine era solo per quelli di Sicilia, ed in Sicilia esuli Celanesi non ve ne erano perchè furono tutti trasferiti a Malta.
Seguendo le orme dei nostri avi, qualche anno fa, sono arrivato a Malta e precisamente al villaggio ormai distrutto di Hal Millieri, a mio parere vero luogo di permanenza dei nostri antenati esuli in terra di Malta, e alla sua Cappella dell’Annunciazione. Questa cappella potrebbe essere stata ricostruita sui ruderi di un’antica chiesa edificata dagli esuli Celanesi. Adagiata tra i borghi medievali di Crendi, Saphi, Bobakra e Zuris, la mappa indica il paese di Hal Millieri come Meleri. C’è una credenza popolare secondo la quale il nome Meleri derivi da Milliar, – Mille Rei, il che significa un migliaio di esuli “Rei” (probabilmente riferito ai Celanesi esiliati poiché “rei” di essersi opposti al “Cesare” – imperatore Federico II). Tutto ciò che rimane della frazione di Casal Millieri è la cappella dell’Annunciazione della Vergine e la vicina cappella di San Giovanni Evangelista.
Gli archeologi hanno certificato che i dipinti presenti nella Cappella odierna, furono fatti copiare da precedenti dipinti esistenti nella precedente chiesa, quella costruita all’inizio del XIII secolo, e da qui possiamo affermare che la dedizione ai santi venerati in terra natia sia rimasta solida .
Infatti la dedizione dei Celanesi a San Giorgio e Sant’Agata è nota ed attestata. L’affresco di San Giorgio, risalente al XII secolo, è ancora visibile sulle pendici del Monte San Vittorino. Dal Corsignani (“Reggia marsicana”, 1738) sappiamo dell’esistenza di una Chiesa dedicata a Sant’Agata sita nell’antico centro della Celano medioevale distrutta da Federico II.
Ciò avvalora l’ipotesi che il centro di Hal Millieri potrebbe essere stato abitato dai “mille rei” che vollero ritrarre i Santi protettori, portati dalla terra natia, anche nei luoghi di culto del loro esilio.