Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, Anno 1915, Venerdì 20 agosto, Numero 207. Alla pagina 4941 viene pubblicato un lunghissimo elenco di nomi. Sono quelli degli orfani del terremoto della Marsica. La premessa è chiara: “Elenco alfabetico dei minorenni orfani, abbandonati o presunti tali, con la indicazione del cognome, nome, età, paternità e maternità, del luogo di provenienza e di ricovero, alla data del 28 giugno 1915“. Ci sono, in tutto ben 2008 nominativi. Bambini e ragazzini di ogni età, provenienti da tutti quei centri marsicani che il terremoto del 13 gennaio del 1915 aveva inesorabilmente distrutto o danneggiato. Sotto la letterata “T” si possono leggere due nominativi particolarmente cari ai pescinesi e ai marsicani in generale:
- Tranquilli Romolo, di anni 10, fu Paolo e fu Marianna Delliquadri, da Pescina a Roma – Salesiani, Via Marsala.
- Tranquilli Secondo, di anni 15, id., a Chieti – Seminario regionale.
Stiamo parlando, ovviamente, di Ignazio Silone e di suo fratello minore, Romolo. I due fratelli Tranquilli figurano in questa tragica e commovente lista di giovanissimi rimasti soli dopo la terribile scossa di quella fredda mattina di gennaio, ragazzini a cui l’Opera nazionale di patronato “Regina Elena” per gli orfani del terremoto, sotto l’alta presidenza di S. M. la Regina, sta cercando di dare una sistemazione. Il padre, Paolo Tranquilli, era già morto nel 1911 lasciando la famiglia nelle mani del primogenito Domenico. A Pescina, il paese in cui viveva la famiglia Tranquilli, il terremoto causò la morte di circa 4000 persone, tra di esse anche quella della madre di Romolo e Secondo.
La storica Gazzetta Ufficiale del 1915, dunque, sta ad attestare non solo un trasferimento per Romolo e Secondo in luoghi che non hanno mai visto ma anche una dolorosa separazione. Ignazio Silone è costretto a recarsi a Chieti, presso il Seminario. Ma le disgrazie, in quel lontano anno 1915, sembrano non voler finire. Dopo il terremoto, infatti, l’Italia partecipa alla Prima Guerra Mondiale. Qualche mese dopo il sisma, Secondo Tranquilli, di ritorno dal Seminario di Chieti, requisito dal governo per tramutarlo in ospedale militare, scrive a suo fratello Romolo: «Ahimè! son tornato a Pescina, ho rivisto con le lagrime agli occhi le macerie; sono ripassato tra le misere capanne, coperte alcune da pochi cenci come i primi giorni, dove vive con un’indistinzione orribile di sesso, età e condizione la gente povera. Ho rivisto anche la nostra casa dove vidi, con gli occhi esausti di piangere, estrarre la nostra madre, cerea, disfatta. Ora il suo cadavere è seppellito eppure anche là mi pare uscisse una voce. Forse l’ombra di nostra madre ora abita quelle macerie inconscia della nostra sorte pare che ci chiami a stringerci nel suo seno. Ho rivisto il luogo dove tu fortunatamente fosti scavato. Ho rivisto tutto…».
Scrive il bravissimo autore marsicano Renzo Paris nel libro “Il fenicottero. Vita segreta di Ignazio Silone“, edito da Elliot nel 2014, commentando la lettera del giovanissimo Silone a suo fratello: “Senza aiuti materiali e morali, Secondino guardava, attratto, l’abisso e chiedeva sostegno al fratello minore, l’unico che avrebbe potuto aiutarlo. Aveva rivisto le macerie di Pescina, il luogo dove era morta la madre di cui sentiva ancora la voce, il luogo dove fu scavato il fratello, ma soprattutto viveva i patimenti della povera gente, la morte per fame, le malattie. Lo conoscevamo come un ragazzo vagabondo e pazzerello, un capobanda ironico e astuto, e lo ritroviamo umile e spaventatissimo a scrivere una lettera di richiesta d’aiuto a suo fratello minore. Nella Marsica il maggiore deve essere rispettato dai fratelli minori, è una specie di vice-padre, comanda. E qui invece Secondino era stato scoronato. Dinanzi alla morte per fame non c’erano più umiliazioni“.