Lavandeto.
Una stanza dipinta tra vetuste faggete
nella valle imbottita d’azzurro
A sopire l’inconscio nel sogno
Che danza sui vespri afflitti d’ombre.
Tra girasoli e lavanda
Tra elicriso ed api dall’irto
Pungiglione fatto apposta
A guardia sulla soglia del campo
I monti palpitano all’orizzonte
Tra nubi in fuga brillanti riverberi.
Sull’arcano del giorno posato
Nella parabola del breve spazio serra
Ogni fiore giallo col suo cuore si volge
Eternamente ad est dove spunta il sole.
Astratta gioia impenetrabile allo sguardo si fa
Ardente slancio sul dolce liuto di brezza.
Meraviglia e stupore di essenze così immense
Da farne tesoro inviolabile invitano all’oblio.
Separato da un mondo dai perduti beni
Seguo delle corolle il ciclo orientale sulla reggia
Evanescente dell’anima mia silente.
C’è un prato in ognuno di noi dove ogni impeto
D’uccello, ogni tremolante ronzio, ogni respiro
Di foglia o battito d’ali s’inarca in duplicato divino!
Quando il viola dei cespugli s’accende al tramonto
Superbo di stillante rugiada è giunta l’ora di sostare
Tra le crepe dell’ordinato giardino
a leggere inediti romanzi d’amore.