Originariamente, le piante di cannabis si distinguevano tra ceppi puri di tipo Indica, Sativa e Ruderalis. Il panorama è profondamente cambiato con un’ampia varietà di genetiche, nate dall’ibridazione dei semi. Al giorno d’oggi, infatti, è molto difficile trovare strain che siano al 100% Indiche, Sative o Ruralis, poiché generalmente sono caratterizzate da una percentuale variabile di almeno due di questi tipi.
Il passo successivo in questo campo è stato quello di ovviare a due problemi fondamentali nella coltivazione delle piante di cannabis, operando sempre sui semi: il fatto che un seme regolare di marijuana produce una pianta femmina con solo circa il 50% delle probabilità e la poca resistenza della pianta, connessa alla lunghezza del periodo vegetativo e alla sua fotosensibilità. Sono nati, quindi, delle nuove specie di semi: quelli femminizzati, gli autofiorenti e quelli a crescita rapida, tutti facilmente reperibili su varie piattaforme, come ad esempio lo shop on line di Sensoryseeds.it.
I semi femminizzati
La probabilità che metà delle piante di una coltura di marijuana fossero piante maschio o ermafrodita in passato portava i coltivatori a intraprendere due vie alternative: o raddoppiare il numero e, di conseguenza, anche lo spazio adibito alla semina delle piante di cannabis oppure estirpare le piante maschio prima che queste impollinassero le piante femmina e, quindi, impedissero la nascita delle infiorescenze.
Attraverso manipolazioni genetiche si è arrivati a generare un tipo di seme, detto seme femminizzato, che innalza la probabilità che dal suo seme nascano piante femmine fino a circa il 99% dei casi. Inoltre, la pianta di cannabis che germinerà da questa tipologia oltre alle cime avrà quei fiori, tipici delle piante maschio, in grado di impollinare, ma, al contrario di quest’ultimi, porteranno solo il cromosoma X. Questo significa che le piante nate da semi femminizzati daranno vita solo ad altre piante femmina.
I semi autofiorenti
Dall’incrocio tra semi femminizzati e semi della varietà Ruderalis sono stati creati i semi autofiorenti. Dai semi femminizzati discende la caratteristica di questi di dar vita a piante femmine con l’alta probabilità indicata, mentre dal tipo di marijuana Ruralis prende la maggiore resistenza e rapidità di fioritura. I semi autofiorenti, infatti non necessitano del ciclo di 12 ore di luce e non dipendono dal fotoperiodo per fiorire, quindi possono essere coltivati anche all’esterno. A proposito di questi semi si dice, a ragione, che non dipendono dalle stagioni, ma dal semplice passare del tempo
Dal tipo genetico Ruderalis hanno anche ricevuto in eredità la rapidità di fioritura. Con un tempo di fioritura di massimo 10 settimane, competono a pieno diritto con l’ultimo dei tipi di semi tra cui scegliere, i semi a crescita rapida. Per queste caratteristiche, i semi autofiorenti sono particolarmente adatti per le colture outdoor e per coltivatori alle prime armi.
I semi a crescita rapida
Come anticipato un altro tipo di semi molto interessante è quello a crescita rapida. Nato dall’unione tra un seme femminizzato di Indica o Sativa, contiene in sé anche la genetica della Ruralis, ma può nascere anche da semi di piante autofiorenti sottoposti a determinati stress. Anche in questo caso, dunque, ci sarà l’alta probabilità di piante femmine e, inoltre, le piante non necessiteranno di cure particolarmente ostiche, in quanto sono estremamente resistenti.
Tuttavia, la caratteristica preponderante delle piante nate da un seme a crescita e quella che la rende molto appetibile sul mercato è l’estrema rapidità di germinazione, che supera anche quella dei semi autofiorenti. Difatti, le piante a crescita rapida saltano la fase vegetativa e quindi arrivano direttamente a fiorirura in 6-7 settimane.
Da queste descrizioni si intende bene come ormai l’utilizzo dei semi “normali” di cannabis sia estremamente marginale, alcune statistiche indicano una percentuale intorno al 10% dei semi utilizzati. Prevalentemente negli Stati Uniti, questo tipo di seme è adatto per i coltivatori esperti oppure per quei coltivatori che necessitano dei semi che produce la pianta maschio per espandere la coltivazione o per ibridazioni di qualche tipo.
Di ogni tipologia di seme, sono presenti moltissime specie distinte di piante di marijuana e talvolta, nei growshop e negli shop online, è possibile scegliere tra diverse tipologie di seme, per esempio femminizzato e autofiorente, per una medesima specie.
Il livello di THC e le dimensioni
Un altro criterio che permette di distinguere tra i diversi tipi di semi di cannabis è il livello di concentrazione di THC delle infiorescenze, nonché la struttura della pianta, che variano a seconda del seme.
In primo luogo, occorre sottolineare che la varietà Ruderalis è quella con il minor livello di THC e spesso viene incrociata con varietà più potenti, come la Indica. Quest’ultima è una pianta bassa e frondosa, con infiorescenze resinose. Al contrario, le Sative sono alte e sottili e impiegano più tempo a germogliare.
Questi dati sono molto importanti, anche per poter valutare l’effettiva disponibilità di spazi per ospitare piante di ognuno di questi tipi.
La conservazione del seme
A prescindere dalle diversità di resistenza della pianta e quindi di metodi di coltivazioni consigliabili per ognuna, è molto rilevante prestare attenzione alla conservazione del seme di cannabis. Esso è infatti estremamente sensibile, in particolare due aspetti devono essere tenuti sotto controllo per non impedire la germogliazione: la temperatura e l’umidità.
Sbalzi di temperatura e di umidità possono essere fatali per il seme di cannabis, che per poter dar vita alla pianta ha bisogno di un tasso di umidità intorno al 9% e di temperatura, anche bassisima, ma stabile. Da molti è pertanto consigliato di tenere i semi in frigorifero, evitando di aprirlo troppo spesso per non alterare la condizione termica a cui il seme è stato abituato. In aggiunta, c’è anche chi ritiene che sia necessario riporre il seme in un contenitore sigillato, magari immergendo i semi nel riso, alimento in grado di assorbire l’umidità in eccesso.
Seguendo le appropriate istruzioni per la conservazione si innalzeranno esponenzialmente le possibilità che effettivamente la pianta possa nascere, evitando che il seme muoia e senza germinazioni precoci che portano ad un depotenziamento della forza del seme per dar vita alla pianta. Inoltre, un adeguato trattamento dei semi può permettere di conservarli per un tempo lunghissimo, fino anche a 5 anni.
In Italia?
In Italia, fino alla recentissima sentenza della Cassazione del 19 dicembre 2019, la coltivazione di cannabis era vietata. Adesso, i giudici della Corte hanno ammesso la possibilità di coltivarla, ma esclusivamente ad uso personale, presumibile in presenza di determinate condizioni.
Allo stato attuale, quindi, l’enorme varietà di semi che si possono comprare, ad esempio nello shop online di Sensoryseeds, sono semi da collezione. Solo il tempo potrà dirci se questa situazione potrà mutare, ma nel frattempo sarà possibile fare la collezione di tutta questa varietà di semi, nati a seguito di una lunga tradizione e frutto di studi ed esperimenti molto affascinanti.