Pescina – Ormai le news sul Coronavirus stanno divorando qualsiasi altra notizia, tuttavia la pandemia informativa è di gran lunga preferibile a quella sanitaria visto che la Marsica lamenta, non da oggi, un’allarmante deficit di strutture sanitarie a presidio di un territorio vasto e articolato. La chiusura dei punti di primo intervento, per esempio, rappresenta un assoluto controsenso rispetto all’esigenza contingente di questi giorni.
I sindaci di Tagliacozzo e di Pescina, da che è iniziato a montare il timore della diffusione incontrollata del Coronavirus, hanno ripetutamente sollecitato la Regione Abruzzo a riconsiderare il fermo dei Punti di Primo Intervento. Certo, non avrebbero mai potuto immaginare che proprio uno dei medici del PPI di Pescina, sarebbe diventato suo malgrado, veicolo inconsapevole del virus.
Il dottor D’Amore è uno di quei medici che da anni non saltano un turno, neanche con la febbre, perché sa che il mancato rispetto dei parametri minimi di personale previsto, porterebbe la regione a chiudere in maniera definitiva il PPI. La positività di D’Amore al coronavirus ha comportato la chiusura contemporanea delle due strutture, Pescina e Tagliacozzo, dove il medico aveva prestato servizio nei giorni scorsi, e la quarantena del personale sanitario e non, entrato in contatto con lui.
In questo contesto di forte criticità il sindaco di San Benedetto dei Marsi, Quirino D’Orazio, ha annunciato che non può passare sotto silenzio il rientro sul posto di lavoro del personale sanitario in quarantena, che secondo lui, riprenderà servizio il prossimo 22 marzo, riaprendo di fatto il servizio 118 medicalizzato.
Il Sindaco ha parlato di una disposizione ufficiale della Asl 1 Avezzano – Sulmona – L’Aquila, con la quale si dispongono nuovi posti letto per la struttura, e ulteriore personale medico in aggiunta a quello già in servizio. A suo dire, la comunicazione sarebbe arrivata dopo aver interessato il Presidente della Regione, l’Assessore alla Sanità, i consiglieri regionali, e dopo aver informato per conoscenza, il Direttore Generale, il Direttore Sanitario e Amministrativo della Asl, oltre che il sindaco di Pescina.
Secondo D’Orazio i nuovi posti letto consentirebbero il ricovero di pazienti provenienti da Avezzano, alleggerendo il carico sostenuto dal reparto di medicina dell’ospedale del capoluogo marsicano. Questo eviterebbe la chiusura del PPI di Pescina e di Tagliacozzo. In effetti in questo momento, Avezzano è l’unico presidio, su tutto il comprensorio marsicano, a fronteggiare l’emergenza, con un organico fortemente rimaneggiato, per via della quarantena imposta a chiunque sia entrato in contatto col medico.
Dopo la ridda di voci, di repliche e smentite che si sono rincorse fra social e media, la notevole asimmetria informativa che si è ingenerata ha indotto TerreMarsicane a fare il punto con Stefano Iulianella, sindaco di Pescina, dove è ubicato il PPI che ha suscitato l’interesse del sindaco di San Benedetto dei Marsi Quirino D’Orazio.
Sindaco il 118 torna operativo il 22 marzo?
Non ho comunicazioni formali in merito, ma credo che il 21 terminino tutte le quarantene imposte dalla ASL e quindi il 22, dovrebbe ripartire il servizio, se tutto va come deve andare, perché non ho ricevuto nessuna comunicazione formale, ne credo la Asl possa farla, non conoscendo gli esiti della quarantena. Parliamo di un’ambulanza medicalizzata con medico a bordo. Attualmente il servizio è coperto dalla Croce Rossa con due autisti volontari, a cui va il mio ringraziamento, ma senza medico a bordo. Materialmente trasportano i pazienti in ambulanza verso Avezzano.
Qual è la situazione del Punto di Primo Intervento?
La situazione del PPI è più complicata. C’è una nota scritta e firmata dal Direttore Generale dottor Testa, dal Direttore Sanitario dott.ssa Santini e dal Direttore Amministrativo dott. Di Rocco, con la quale mi si comunica che dal 10 marzo, le attività del PPI, sono temporaneamente sospese fino al termine dell’emergenza. Nella nota si specifica inoltre, che al termine della quarantena, il personale sarà trasferito ad Avezzano.
Il termine dell’emergenza quindi, non è quello della quarantena. È un termine che potrebbe essere dilazionato di qualche mese. A questa nota del 9 marzo ho risposto la mattina successiva chiedendo di riconsiderare la scelta della chiusura in quanto il PPI insiste su un territorio che proprio in questo momento richiederebbe più presidio, soprattutto in considerazione del fatto che il primo caso conclamato di coronavirus è stato accertato proprio qui a Pescina, dove potrebbero essercene altri. A questa nota non ho avuto risposta.
Quali sono le indicazioni della ASL?
Sono in contatto giornaliero con loro. Dalla ASL ho ricevuto un’ulteriore nota, quella del dott. Tacconella, responsabile della medicina del territorio, con la quale invita tutti i medici di base a dimettere i pazienti ricoverati nell’ospedale di comunità. La nota invita i medici a valutare bene e a ponderare ulteriori ricoveri. Stamattina ho visitato la struttura di comunità e nei 15 posti disponibili non c’è un malato. Il personale mi ha riferito che qualcuno è stato impropriamente mandato a casa senza valutare se al domicilio ci siano le condizioni per curarsi in maniera adeguata. Mi sfugge la ratio di questo tipo di scelte.
La dottoressa De Santis, in uno scambio informale di mail, auspica, sulla base del DCPM del 9 marzo, una unità speciale di continuità assistenziale, questo non vuol dire che ci saranno posti in più come è stato scritto, non vuol dire che verranno pazienti da Avezzano come è stato scritto, significa semplicemente che un medico e la rete assistenziale, ovvero la guardia medica, verrà affiancata durante la giornata, quindi avremo un medico in più che si muoverà a chiamata, per supportare l’azione dei medici di base.
Com’è il quadro attuale?
Una responsabile del servizio igiene, mi ha riferito che la ASL vuole concentrare tutte le criticità legate all’epidemia sull’Aquila. Questo è il quadro generale a oggi. Al momento non c’è il 118 medicalizzato che dovrebbe tornare a funzionare il 22 marzo, non c’è il PPI che speriamo torni a funzionare al termine dell’emergenza. L’ospedale di comunità è vuoto, ma con la possibilità limitata di effettuare ricoveri. Per quanto riguarda l’hospice, il reparto dove sono ricoverati i malati terminali, oggi conta 3 persone su un piano, mentre l’altro piano è stato mantenuto per i casi di positività che verranno isolati.
Gli ambulatori sono stati tutti sospesi salvo le urgenze, con uno o più medici dedicati, il servizio delle vaccinazioni è funzionante solo per quelle obbligatorie, il laboratorio analisi funziona solo per le urgenze e per le esigenze dell’hospice. La radiologia di fatto non c’è più, è rimasta l’assistenza domiciliare integrata con notevole aumento delle prestazioni.
Medici, infermieri, Oss, cosa dicono?
Ho notato tanto sconforto da parte del personale ma anche tanta voglia di reagire e di darsi da fare. Il personale mi ha chiesto di voler restare a dare una mano qui a Pescina dove vive con la propria famiglia. Oggi ho predisposto un documento firmato anche dagli altri sindaci della marsica orientale, indirizzato al presidente Marsilio, e al direttore generale Testa.
Nel documento, pur esprimendo soddisfazione per come si sta gestendo l’emergenza in Abruzzo, grazie al grandissimo impegno di tutto il personale medico e paramedico, chiediamo però che il PPI torni ad essere funzionante, soprattutto in un momento così difficile in cui, il servizio sanitario va potenziato non ridotto.
Se c’è una cosa che si è capito in questi giorni di paure e ansie è che la salute pubblica e l’autonomia delle regioni sono temi antitetici.