La Marsica fa parte di quello che un tempo veniva indicato come Abruzzo Ultra o Ulteriore, un’unità amministrativa inclusa prima nel Regno di Sicilia e poi nel Regno di Napoli. Un territorio ripartito nel lontano 1273 da re Carlo I d’Angiò (il vincitore della Battaglia dei Piani Palentini, per intenderci) il quale, attraverso il Diploma di Alife, stabilì la suddivisione del Giustizierato d’Abruzzo, creato in precedenza dall’Imperatore Federico II, in due distretti amministrativi, l'”Aprutium ultra flumen Piscariae” e l'”Apriutium citra flumen Piscariae“, ossia l’Abruzzo al di là del fiume Aterno-Pescara (Ulteriore) e l’Abruzzo al di qua del fiume Aterno-Pescara (Citeriore). La Marsica, ovviamente, era ed è al di là, ossia oltre, “Ultre”.
Ed è esattamente così che viene definita la nostra terra in questa antica e splendida cartina del 1613, raccolta nella Sezione Manoscritti e Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli (ms. XII.D.100), anche in versione digitale disponibile nell’Archivio online. Gli autori della preziosa opera cartografica sono Mario Cartaro (1540-1620), noto incisore, disegnatore e cartografo del viterbese attivo a Roma e a Napoli; e Nicola Antonio Stigliola (1546-1623), erudito e scienziato di Nola, laureato presso la prestigiosa scuola medica di Salerno.
Nel dettaglio che riguarda il nostro territorio possiamo notare, fin da subito, la presenza del grande Lago Fucino che, al tempo, veniva solitamente definito Lago di Celano. Attorno alla grande presenza azzurra dell’antico lago, i centri marsicani che anche oggi conosciamo: Avezzano, Luco, Trasacco, Ortucchio, Venere, Pescina, Collarmele, Cerchio, Aielli, Celano, Paterno, Cappelle, Magliano, Scurcola, Tagliacozzo, Corcumello, San Donato e così via. I nomi riportati, a volte, non rispettano la grafia attuale: Avezzano è Avezano, Cerchio è Chirchio, Scurcola è Scurzola, Collarmele è Collearmele, Aielli è Aiello, Ortucchio è Ortuccio.
La cartina del Regno di Napoli di cui stiamo parlando è migliore di qualsiasi altra carta realizzata prima di allora. Gli autori, oltre a rilevazioni fisiche degli spazi, hanno studiato accuratamente il ricco materiale manoscritto posseduto dal Regno napoletano, le reti idrografiche sono perfezionate e i centri abitati sono individuati con una precisione mai vista prima. Anche per questo il documento messo a punto da Cartaro e Stigliola è un autentico monumento cartografico. A noi, che lo ammiriamo a distanza più di 400 anni dalla sua realizzazione, non può che generare stupore e grande ammirazione.