Valle Roveto – «Il problema del covid-19 ci ha bloccato, ma adesso siamo pronti a ripartire con gli altri sindaci per mettere mano al problema.» Esordisce così il sindaco di San Vincenzo Valle Roveto, Giulio Lancia, interpellato da TerreMarsicane sugli sversamenti che in questi giorni hanno interessato il fiume Liri.
«Un paio di anni fa partecipai a Sora a un incontro organizzato sul versante laziale del nostro fiume, il cui tema era proprio l’inquinamento. Ora vorrei riannodare i fili della questione, e con gli altri sindaci, mettere giù iniziative concrete. Sulla mia scrivania c’è una missiva della Guardia Forestale che mi esorta a mettere in campo delle iniziative, perché effettivamente il problema esiste. Ora che la situazione pandemica si sta attenuando me ne farò carico. Abbiamo diversi dipendenti che lavorano in smart working con orari diversificati, gli uffici non sono a pieno organico, ma già dalla prossima settimana saremo più operativi.»
Qual è la sua idea sui contratti di fiume? Uno strumento che dovrebbe favorire azioni incentrate sulla tutela dell’ambiente ma che poi, di fronte alla ricorrente minaccia dell’inquinamento dei bacini fluviali, rischia di rimanere solo una bella dichiarazione di principio.
«I contratti di fiume hanno prerogative particolari, nel senso che rappresentano un momento di condivisione di specifici argomenti, da parte dei comuni, alternativo alla vecchia comunità montana. Sono senza dubbio un motivo che sollecita i comuni a muoversi in maniera sincrona su determinati temi. Le azioni sulla difesa ambientale vanno in parallelo con quelle che sono le direttive dei contratti di fiume, strumenti pensati senza dubbio per la salvaguardia ambientale dell’ecosistema fiume. Oggi bisogna intervenire con misure puntuali, dirette a contenere e risolvere il problema, soprattutto per mitigare la situazione a monte del nostro comune.»
Il consigliere del comune di Canistro, Angelo Mariani, auspica che intorno a questo tavolo ci siano anche i referenti dell’Arta e del Consorzio di Bonifica. Cosa ne pensa?
«Sono d’accordo, ma prima è necessario che ci si veda fra noi sindaci. Certamente non potevamo farlo nei mesi scorsi in streaming.» Il sindaco Lancia, non ne fa menzione ma la Valle Roveto vive non poche criticità in merito alla copertura del segnale internet che il lockdown, ha ulteriormente messo in evidenza. Il problema era stato riportato all’attenzione dell’opinione pubblica, qualche tempo fa, dal sindaco di Capistrello, Ciciotti, portavoce per la Marsica Ovest su questa tematica.
«Su certe questioni è necessario confrontarsi in presenza fisica. Consideri che è già difficile mettere insieme tre persone per fare il punto sulla situazione. Comunque mi farò carico di convocare questa riunione di amministratori. Chiederò di intervenire anche alle Guardie Forestali che hanno stilato il rapporto sulle criticità delle acque del fiume e che sapranno illustrarci le ragioni di queste criticità. In forza di ciò potremo esortare la Regione, sollecitandola ad intervenire sulla rimozione delle cause alla base di queste problematiche.»
La conseguenza di questa riunione sarà un documento che verrà sottoposto all’attenzione della Regione?
«Sarà innanzitutto un documento col quale prenderemo atto, non solo formalmente, della situazione, perché non tutti la conoscono. Non escludo che a valle di ciò, si possa dire alla Regione, guardate che noi siamo parzialmente vittime di una situazione della quale ci stiamo facendo carico sul piano ambientale e ecologico. Le intenzioni di noi amministratori, in prima linea sui territori, sono assolutamente propositive perché se si assumono determinate iniziative poi bisogna anche crederci. Personalmente sono stato fautore di un accordo con i comuni del versante laziale dei Monti Simbruini, con i quali sarebbe utile dialogare, ma fra la pandemia e il rinnovo dei consigli comunali, che in quei comuni hanno determinato diversi avvicendamenti nelle amministrazioni, occorrerà prima ricostruire la rete dei rapporti.»
Lei pensa che la questione della depurazione delle acque, dal Fucino alla Valle Roveto, sia gestibile in maniera coordinata?
«Qui parliamo di consorzi che agiscono come società in House con i comuni. È importante in tal senso coinvolgere nella discussione Avezzano, che deve essere parte attiva in questo ragionamento. È necessario partire dalle difficoltà dei comuni fuori dalla Valle Roveto per intervenire con le opportune contromisure, altrimenti tutto si riduce a semplice atto di denuncia, che forse aiuta a individuare degli pseudo responsabili, ma non risolve il problema, col rischio di ritrovarsi poi in un vicolo cieco.»
Sta parlando di particolari responsabilità?
«Un amministratore deve certamente individuare le responsabilità, ma deve farlo prima di tutto, per circoscrivere il problema, in modo da intervenire in maniera risolutiva. Ovviamente il tavolo di confronto a cui penso, deve essere un tavolo propositivo, perché di tavoli fatti per parlarsi addosso ce ne sono fin troppi e non sono quelli che servono a noi, che invece, siamo consapevoli dell’importanza di preservare l’ambiente per noi e per il futuro dei nostri figli.»
Come è messo il bacino fluviale del Liri in Valle Roveto?
«Nel rapporto che ho ricevuto dalla forestale sono già ben individuate le criticità da considerare. Ovviamente questo non va fatto con spirito accusatorio o ritorsivo ma col buon senso che ci induce a trovare soluzioni. La relazione della Forestale, analizza la problematica sia dal punto di vista degli interventi da mettere in campo in maniera mirata, sia in termini più generali che impattano sulle scelte strategiche dell’intero territorio.»
Insomma, un problema in più, come se i sindaci non ne avessero già abbastanza.
«Di problemi ne abbiamo tanti, e abbiamo anche un ampio ventaglio di situazioni che ci investono, prima fra tutte l’emergenza del Covid-19, che ha fatto emergere situazioni di disagio economico che mai avrei immaginato. Noi sindaci ci troviamo nella condizione di dover gestire le priorità. Oggi dobbiamo garantire a quelli che più di altri stanno pagando questa emergenza sanitaria, un piatto sulla tavola. Il rischio è che per recuperare due mesi di chiusura delle attività, ci vogliano dieci anni.»
Come se ne esce?
«Questa è un’occasione per trasformare il problema ambientale in una grande opportunità di investimento, potendo contare sulle risorse in arrivo dall’Unione Europea. Territori come il nostro potrebbero veramente fare un grande salto di qualità. Per questo è necessario stare sul pezzo e lavorare tutti in sinergia per dirigere su queste aree le risorse che servono a rilanciare lo sviluppo.»