Una ricerca dell’Università di Teramo trova biomarkers nel Liri, indicatori di alterazioni genetiche degli esemplari maschi della trota Fario

Valle Roveto – Gli episodi di inquinamento del fiume Liri, in questi ultimi tempi, hanno trovato nuovamente spazio sui media in relazione agli sversamenti indiscriminati che continuano a minacciare l’ecosistema dell’intero bacino fluviale. Le associazioni ambientaliste non hanno mancato di far sentire la loro voce denunciando più volte fatti e circostanze di ordinario scempio della natura.

Le immagini che documentano i disastri ambientali, suscitano giustamente molta indignazione ma spesso non rendono giustizia delle minacce potenzialmente più pericolose che si celano dietro a ciò che non appare alla vista. Più insidiose delle schiume bianche e maleodoranti che galleggiano a pelo d’acqua, sono certe sostanze chimiche, incolori e inodori che avvelenano lentamente il fiume distruggendo tutto.

Proprio sugli accertamenti della presenza di sostanze chimiche nel Liri, il presidente del WWF Abruzzo Montano, Antonello Santilli, aveva lamentato lo scarso valore dei controlli dell’Arta effettuati a valle di Balsorano, dove per il Presidente, l’acqua ormai riossigenata, mostrerebbe livelli delle sostanze inquinanti già rientrati nei limiti dei parametri fissati per legge.

«Le nostre denunce.» disse Antonello Santilli «Riguardano tratti di fiume più a monte. Stiamo parlando di Morino, Civitella Roveto, Canistro e ancora più su, dove, a quanto mi risulta, non c’è uno storico dei rilevamenti effettuati.» E invece TerreMarsicane è riuscita a trovare anche i dati che cercava il WWF.

Dati messi a disposizione dal dott. Angelo Bisegna, medico veterinario, libero professionista di Capistrello, autore di una interessantissima ricerca scientifica, fonte della sua tesi di laurea nel 2016, dal titolo, Valutazione eco-tossicologica di un ambiente fluviale. Il fiume Liri. Un lavoro rigoroso e articolato, premiato dai Lions di Giulianova come migliore tesi universitaria in veterinaria dell’Università UNIRE di Teramo nell’anno accademico 2016/17 – “Premio Luigi FALINI”.

Il dott. Bisegna ci racconta della ricerca, svolta sotto l’egida della Dott.ssa Monia PERUGINI, con la collaborazione della Divisione di Tossicologia dell’Università di Teramo che da anni si occupa di tossicologia ambientale e di programmi di bio-monitoraggio su acque costiere, fluviali e di falda. Bisegna ci dice che la valutazione eco-tossicologica del fiume Liri riguarda il tratto che va dalla sua sorgente fino allo sbarramento La Presa, fra i comuni di Canistro e Civitella Roveto.

Come nasce l’idea di questa ricerca sul Liri?

Sono da sempre innamorato del “mio” fiume e volevo dare un contributo concreto, sul piano scientifico, a una migliore conoscenza del nostro patrimonio naturalistico. Ringrazio la dott.ssa Perugini e tutta l’equipe della divisione di Tossicologia dell’Università di Teramo per aver creduto nella fattibilità del mio progetto supportandolo con risorse e professionalità, valutandone l’originalità e le potenzialità in termini di ricerca.

Da cosa si capisce se un fiume gode di buona salute oppure no?

La classificazione dello stato di salute è basata sullo studio chimico-fisico delle acque, sulla valutazione dei presumibili fattori di rischio ambientale di origine antropica insistenti nell’area oggetto di studio e sulla individuazione di biomarkers e bioindicatori, “memoria storica” del fiume. Per una valutazione più particolareggiata, il tratto fluviale oggetto dello studio, è stato diviso in Cinque Transetti (tratti di fiume)

Il dottor Bisegna prosegue illustrando il Transetto come metodo utilizzato per ottenere un quadro qualitativo e quantitativo delle specie presenti nei cinque tratti di fiume, dove sono stati effettuati tre campionamenti puntiformi a cadenza mensile. In ciascun punto di monitoraggio è stato misurato PH, temperatura, alcalinità ed ossigeno disciolto. Sono stati prelevati campioni di acqua per la quantificazione di ammoniaca, nitriti, nitrati e fosfati, prelevate le trote Fario, ed infine, effettuato l’indice biotico esteso. I cinque tratti sono:

TRANSETTO I°: Tratto fluviale che va dalla sorgente al depuratore del comune di Cappadocia, caratterizzato da vegetazione ripale, formata da grandi prati montani alternati a zone in cui alberi e spini coprono quasi in toto le sponde. La pressione antropica è scarsa ma numerosi capi di bestiame (bovini, ovini ed equini) sono perennemente al pascolo.

TRANSETTO II°: Dal depuratore del comune di Cappadocia fino al depuratore del comune di Castellafiume. Questo tratto mantiene per la prima metà una conformazione simile al ricevendo da destra le acque del torrente Capo Rio, mentre nella parte terminale, la sponda sinistra, costeggia il paese, e sulla sponda destra si alternano tratti boscosi a prati.

TRANSETTO III°: Dallo scarico del depuratore di Castellafiume a quello del comune di Capistrello. Circa tre quarti delle sponde sono ricoperte da una zona fortemente boscosa, per nulla antropizzata, a differenza del passato, come testimoniano i resti di casali e mulini. Solo nella parte terminale, all’altezza della stazione ferroviaria di Cupone, il fiume si scopre e compare la parte antica del paese di Capistrello. Sul lato destro riceve le acque dei torrenti Rio Sonno e Tassi oltre a ruscelli stagionali.

TRANSETTO IV°: Dal depuratore del comune di Capistrello allo scarico di quello del comune di Canistro. Questo tratto è caratterizzato dalla presenza dello sbocco dell’Emissario Claudio/Torlonia, delle acque del torrente Rianza, dallo scarico del depuratore della frazione di Pescocanale, dalla reimmissione delle acque captate in sorgente e usate nella centrale idroelettrica di Canistro, e da quelle del torrente Rio Sparto. Le sponde attraversano strette gole in pietra calcarea coperte da ricca vegetazione alberata. Nella parte finale il fiume segna il confine tra la parte antropizzata, la sponda destra, e quella allo stato naturale, a sinistra.

TRANSETTO V°. È l’ultimo tratto oggetto di studio. Va dal depuratore del comune di Canistro alla diga. Rilevanti in questo tratto sono la presenza sulla sponda destra dello stabilimento di imbottigliamento dell’acqua minerale Santa Croce e del relativo scarico industriale e, sulla sponda sinistra, lo sbocco della galleria della Burgo che adduce le acque provenienti dalla piana del Fucino.

Com’è la qualità dell’acqua che ha trovato nei 5 tratti in cui ha suddiviso il fiume?

È importante precisare che questa fase dello studio non è stata mai eseguita dopo periodi di forti piogge che, aumentando la portata del fiume, favoriscono l’effetto diluizione e modificano la comunità dei macro-invertebrati per dilavamento a causa della forte corrente, alterando così il substrato sul quale vivono. I risultati relativi ai parametri chimico-fisico in funzione del transetto di provenienza, considerando la media dei tre prelievi effettuati, hanno evidenziato modifiche della concentrazione dei parametri valutati.

Che sostanze sono state rilevate?

In particolare, nel transetto IV° e (dal depuratore di Capistrello alla diga di Canistro) si evidenzia la concentrazione di fosfati, nitrati, nitriti ed ammoniaca e le modifiche relative alla concentrazione di O2. Particolarmente interessante è stata anche la presenza dei fosfati nel transetto (dalla sorgente del Liri al depuratore di Cappadocia) Questo dato, vista l’ubicazione della sorgente e l’assenza di terreni agricoli nelle vicinanze, è sembrato alquanto anomalo.

E sugli altri tratti?

Nel tratto fluviale identificato come transetto II° (dal depuratore di Cappadocia a quello di Castellafiume) è presente, in località Canapine, una stazione di monitoraggio dell’ARTA Abruzzo e questo ci ha permesso di effettuare un confronto tra tutti i parametri chimici da noi rilevati e quelli forniti dall’ARTA nel corso dell’anno 2016. Dal confronto effettuato, le concentrazioni riscontrate nei nostri campionamenti erano in linea con quelle riportate dall’ARTA. Quindi non è emersa alcuna differenza statisticamente significativa.

Dal punto di vista dell’inquinamento cosa vuol dire?

La presenza o meno dei vari gruppi di Sentinella, – stiamo parlando di macro-invertebrati – ha fornito indicazioni utili a classificare i tratti analizzati. In particolare, le acque del Transetto e II° sono risultate appartenenti ad una classe di qualità II^, che indica un ambiente con moderati sintomi di alterazione o di inquinamento. Mentre l’assenza della specie Sentinella, Efemerotteri, Coleotteri e Tricotteri associata all’abbondante presenza di Ditteri, Tricoteri, Gasteropodi e Bivalvi, ha portato a classificare i tre transetti successivi in classe III^ indicando un ambiente inquinato o comunque alterato. In particolare, nel transetto va segnalata l’ampia presenza della famiglia Chironomidae, capace di sopravvivere in ambienti fortemente inquinati.

E cosa ci dice della fauna ittica?

Un ulteriore studio ha interessato la regina del fiume, la trota Fario. Attraverso la valutazione dell’indice di accrescimento degli esemplari presenti nei vari transetti, abbiamo potuto valutare la capacità biogenetica del fiume, cioè la capacità ittiogenica, intesa come la quantità massima di pesci che il corso d’acqua può sostenere e produrre, fornendo loro una quantità di cibo sufficiente allo sviluppo e alla crescita.

Come stanno le trote del Liri?

Gli esemplari presenti sono classificabili da molto scarsi a eccellenti. Il range è in funzione del transetto di provenienza. In sede di laboratorio l’attività è stata incentrata sullo studio anatomopatologico delle trote prelevate. Così facendo, abbiamo determinato la presenza di Vitellogenina, quale biomarker di esposizione a eventuali xenoestrogeni presenti nel tratto di fiume analizzato.

Cos’è la Vitellogenina?

La Vitellogellina è un ormone prodotto e stoccato nel fegato che attraverso la circolazione sanguigna, viene sequestrato dagli ovociti in fase di accrescimento presenti nell’ovaio. Fisiologicamente la Vitellogenina è una proteina dell’uovo, specifica delle femmine. In condizioni naturali e in un ambiente non inquinato, dovrebbe avere valori molto più alti nei soggetti di sesso femminile.

E invece?

Le analisi hanno invece evidenziato che tale valore, in una percentuale importante degli esemplari maschi, è addirittura superiore alla concentrazione presente in soggetti femminili. Questo indica un processo in atto, di femminilizzazione dei maschi, dovuto alla presenza di sostanze ad azione estrogenica (xenobiotici) nelle acque del fiume, provenienti presumibilmente da scarichi di agricoltura intensiva.

Questo è un dato molto preoccupante!

Ovviamente! Questo fenomeno interferisce sulla sfera riproduttiva. Bisogna sottolineare che dall’esame anatomopatologico, su alcune trote abbiamo rilevato anche la presenza di erbicidi, funghicidi, DDE e DDD, ovvero, derivati del DDT.

Addirittura! Avete rilevato derivati del DDT!

Già! Se il problema legato ai valori dei fosfati, dell’ammoniaca, dei nitrati e nitriti, è un problema del breve periodo, quindi risolvibile, quello degli altri composti invece, dovrebbe far riflettere. Il DDT è stato bandito negli anni ’70 ma la nostra ricerca (Università di Teramo) dice che, ancora oggi, a distanza di 50 anni, troviamo i suoi derivati nel fiume.

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