Il perdono.
Come un fiume che rapido si perde nella
Vastità azzurra del misterioso mare
Come la luna che vince le ombre della notte
Nel sorriso di luce sull’aria tornata chiara
Come l’eco di un canto di capinera ebbro
D’umida fragranza sotto le stelle del bosco sacro
La mia anima liberata dalle sbarre della
Dolorosa prigionia trova dolce la pace.
Oh Scandaloso stupore di un Dio bambino
Innamorato dell’umana fragilità!
Il creatore del mondo è senza dimora
Se non può abitare nel mio cuore.
Tra le giunture della stoppia solo
La speranza scorge spighe di grano
Dall’albane mietiture senza malerbe.
Salmi ardenti sulle labbra si fanno messaggi
Immortali d’abbracci fra l’eterno e l’effimero.
Mi sento come un fiore appena sbocciato
Che fiducioso si affida al vento piumato
Appoggiato tra ali stinte di farfalle e petali sgualciti.
A questo nulla che nel suo nome si fa tutto
La “pietas” benevola di vita nuova
Dà barlumi infiniti a vincere la notte.