San Benedetto dei Marsi – La nota trasmissione di Rai Tre, condotta dalla giornalista Federica Sciarelli, è tornata, nella puntata di ieri sera, ad occuparsi del caso di Collinzio D’Orazio, il cinquantenne scomparso da San Benedetto dei Marsi il 1 febbraio 2019 e ritrovato, esamine, nel fiume Giovenco 23 giorni dopo. Nel registro delle notizie di reato, per la sua morte, sono stati iscritti due giovani, gli ultimi a vederlo vivo. Questi hanno raccontato agli inquirenti di averlo notato in stato di ebrezza, la sera della scomparsa, vicino al bar del paese e di averlo riaccompagnato a casa dove, però, l’uomo si sarebbe rifiutato di scendere, per paura di una discussione con la madre, chiedendo di essere lasciato poco distante.
“Mio figlio, quella sera, stava per terra – ha raccontato la mamma, ospite in studio – stava male, non si reggeva in piedi. C’è un video. I due ragazzi lo hanno filmato, lo trascinavano e dicevano che avrebbero fatto il Collinzio show. Quando la mattina successiva sono andata a parlare con questi ragazzi perché non trovavo mio figlio, ho visto piangere Mirko”.
Nel corso della puntata di ieri, la giornalista ha ricostruito, intervistando anche l’avvocato di parte civile Luca Motta, un’altra triste vicenda che ha visto protagonista, nel 2013, uno degli indagati.
“Quello che succede nei nostri paesi – ha detto la Sciarelli – sembra sfuggire agli occhi di tanti. C’è una signora che si chiama Elide e che, insieme alle figlie, sporge denuncia contro alcuni giovani. Sta dormendo, è notte ed è nell’impossibilità di muoversi autonomamente”.
I fatti a cui la conduttrice fa riferimento sarebbero avvenuti l’11 agosto. Intorno all’una di notte, una famiglia sarebbe stata svegliata dagli schiamazzi di alcuni giovani. Una donna sarebbe uscita di casa e li avrebbe rimproverati perché quei rumori stavano disturbando il sonno del suo bambino. I giovani avrebbero reagito: “Zitta puttana marocchina, torna dentro altrimenti finisce male”. A quel punto sarebbe intervenuto il marito, ma anche lui sarebbe stato pesantemente insultato: “Negro, schiavo, figlio di puttana, vi ammazziamo tutti”. Poi l’incendio ad un’ auto propagatosi anche all’esterno di alcune abitazioni, tra cui quella della signora Elide, disabile, e il tentativo di investire, proprio da parte di uno degli indagati nella scomparsa di D’Orazio, il proprietario della macchina.
“Nonostante la gravità dei fatti – ha spiegato l’avvocato Luca Motta – c’è il rischio che si arrivi alla prescrizione dal momento che sono passati sette anni e ancora non è stata emessa la sentenza di primo grado”.